Somalia: sale d'intensità la guerra clandestina condotta dagli USA

Lunedì, 17 Ottobre, 2016 - 16:15

Secondo quanto riferito dal "New York Times", l'amministrazione del presidente Usa Barack Obama ha intensificato la guerra clandestina condotta dagli Stati Uniti in Somalia nell'arco degli ultimi 12 mesi, impiegando nuclei delle forze speciali, attacchi aerei, contractor privati e alleati africani in una campagna sempre più vasta con l'obiettivo di eradicare i militanti islamisti dal Corno d'Africa. Nel silenzio delle autorità di Washington centinaia di militari si danno il cambio a rotazione presso basi militari provvisorie nel territorio somalo.

La campagna somala è il prototipo del tipo di guerra intrapreso dal presidente Barack Obama, e che questi lascerà in eredità al suo successore. Si tratta di un modello che gli Usa impiegano oggi in una varierà di teatri bellici - dal Medio Oriente al Nordafrica, dalla Siria alla Libia - a dispetto delle ripetute promesse del presidente di evitare gli "stivali sul terreno".

Funzionari Usa citati dal "New York Times" affermano che l'amministrazione ha silenziosamente ampliato l'autorità del presidente per l'uso della forza in Somalia, consentendo bombardamenti a protezione delle forze statunitensi e dell'Unione africana durante gli scontri con le milizie di al Shabab, un gruppo jihadista somalo affiliato ad al Qaeda. Nei rari riferimenti pubblici alla campagna, il Pentagono parla di "operazioni di autodifesa", anche se diversi analisti sostengono che tale narrativa sia divenuta "una profezia auto-avverante": in altre parole, i militari statunitensi fronteggiano la minaccia diretta di al Shabab proprio e solo perché sono stati schierati in Somalia.

Ad oggi, tra i 200 e i 300 militari delle forze speciali Usa, con in testa il Seal Team 6, sarebbero impegnati in Somalia a fianco delle forze dell'Unione africana, conducendo circa mezza dozzina di attacchi ogni mese con l'appoggio di droni d'attacco. Spesso alle operazioni seguono interrogatori di militanti preso strutture provvisorie clandestine, prima che i prigionieri vengano trasferiti nei penitenziari somali. Il Pentagono ha formalmente riconosciuto solo una minima parte di queste operazioni, ma le poche informazioni rese pubbliche, scrive il "New York Times", bastano a rendere la portata dell'escalation militare in corso nel paese.