USA: si è dimesso il consigliere per la sicurezza nazionale Flynn
Il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Michael Flynn, ha rassegnato spontaneamente le proprie dimissioni nel corso della notte. Nelle ultime ore era proseguito senza sosta il flusso di indiscrezioni provenienti dalla comunità d’intelligence e dal dipartimento di Giustizia Usa ai danni del consigliere, che violando una norma statunitense avrebbe discusso delle sanzioni alla Russa con l’ambasciatore di quel paese negli Usa, Sergei I. Kisljak, prima dell’insediamento dell’amministrazione Trump.
Stando alle ultime indiscrezioni, l’ex procuratore generale Usa facente funzioni, Sally Q. Yates – destituita dal presidente in carica per la sua opposizione alle politiche presidenziali in materia di immigrazione – avrebbe avvertito la Casa Bianca il mese scorso che Flynn aveva mentito in merito ai contenuti delle sue conversazioni con l’ambasciatore russo, e che dunque era potenzialmente “vulnerabile a ricatti” da parte del governo di Mosca.
Flynn, ricorda la stampa Usa, aveva assicurato al vicepresidente Mike Pence di non aver discusso delle sanzioni con l’ambasciatore russo, un’affermazione che sulla base delle indiscrezioni diffuse negli ultimi giorni appare ormai quasi certamente falsa. L’avvertimento di Yates – scrive la “Washington Post” – giungeva in realtà dagli ex direttori di Cia e intelligence nazionale, rispettivamente John Brennan e James R. Clapper, anch’essi protagonisti nei mesi scorsi di un’ostilità aperta con il presidente Usa in carica; secondo i due funzionari, Flynn “si era messo in una posizione compromettente” a causa delle sue conversazioni con l’ambasciatore russo; a loro parere, Pence aveva il diritto di sapere che Flynn gli aveva mentito.
Quel che è peggio, l’Fbi starebbe indagando se Flynn abbia ricevuto denaro dal governo russo durante un viaggio a Mosca nel 2015: se così fosse, il generale in congedo avrebbe violato una disposizione della Costituzione Usa che proibisce agli ex militare di ricevere denaro da governi stranieri senza l’espressa autorizzazione del Congresso. Il flusso di indiscrezioni anonime che dalle agenzie e dai ministeri del governo federale piovono sull’amministrazione presidenziale è incessante e senza precedenti, sottolinea il periodico “Time”.
L’amministrazione Trump è comprensibilmente in difficoltà, tanto che nelle ultime ore ha inviato messaggi sconnessi e contraddittori in merito al futuro del consigliere alla sicurezza nazionale. Il vicepresidente Pence si dice ormai convinto che Flynn gli abbia mentito. E il presidente Usa, Donald Trump, è impegnato a “valutare” il destino del generale, come annunciato ieri dal portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer: una formula che suonava già una come una mezza sfiducia, e che evidentemente ha spinto Flynn a fare per primo un passo indietro. Il presidente Trump, riferisce la “Washington Post”, ha già accettato le dimissioni di Flynn, ed ha provvisoriamente nominato al suo posto un altro ufficiale pluridecorato in congedo, il tenente generale dell’Esercito Keith Kellogg.