Un tentativo di rivoluzione colorata in Iran?

08.01.2018
I grandi media occidentali hanno presentato al mondo le recenti proteste e manifestazioni di piazza in varie città dell’Iran come una rivolta contro il potere costituito e motivata dalla più nobile delle ragioni: la miseria. Il governo di Teheran in questi anni avrebbe fallito nel garantire una vita dignitosa alla popolazione, nel difendere soprattutto la parte più debole del popolo iraniano. I cittadini dell’Iran protesterebbero quindi perché esasperati. I governi occidentali hanno ammonito Teheran a non avere la mano pesante contro i dimostranti ed anche il presidente Trump ha twittato la sua opinione ed il suo monito nella maniera che gli è usuale. Sullo sfondo, il trattato sul nucleare, il JCPOA, che The Donald odia e dal quale vorrebbe ritirarsi alla prima occasione possibile. L’atteggiamento dei media occidentali è ipocrita: l’economia iraniana è più sana di quella greca, giusto per fare un esempio a noi vicino ed il governo di Teheran non è ancora sceso ai disgustosi livelli di quello di Tsipras, che ha tradito il proprio mandato sottomettendo la Grecia all’Europa delle banche e non solo. La Grecia ha visto manifestazioni ben più numerose e frequenti, migliaia e migliaia di cittadini esasperati e disperati a causa delle politiche neoliberiste abbracciate senza indugio da tutti gli ultimi governi ateniesi, eppure il governo di Syriza se ne è infischiato, confermando alla miseria quel popolo che lo aveva, al contrario, votato per essere difeso dalla perdita del lavoro, della casa, della dignità.  Sembra quindi che la Repubblica Islamica sia di fronte ad un copione già visto in precedenza in altre parti del mondo: un tentativo, cioè, di rivoluzione colorata ad opera di potenze straniere. Una sceneggiatura oramai fin troppo nota ma che, nel caso dell’Iran, come ci fa notare Ramin Mazaheri su The Saker [ http://thesaker.is/wsws-on-iran-protests-another-missed-chance-to-support-a-working-socialist-country/], potrebbe però non funzionare bene, essendo l’Iran una nazione molto unita e resa coesa dagli otto terribili anni di guerra con l’Iraq di Saddam Hussein. 
 
Il meccanismo comunque è sempre lo stesso: trovare qualcuno che diventi la vittima naturale e perfetta del governo malvagio di turno, qui una giovane donna arrestata mentre protesta contro l’obbligo di indossare il velo coranico. Elevare quel qualcuno a simbolo grafico su internet e farlo diventare virale. Associargli manifestazioni di piazza ad opera di poche decine di persone chiassose ma presentate dai media stranieri come una enorme folla arrabbiata. Da qui alle aggressioni contro la polizia e agli atti vandalici il passo è breve: di certo non è un problema per i registi occulti di simili eventi assoldare anche delinquenti che sparino su civili e poliziotti, per seminare il caos e forzare un governo a scelte sbagliate. Lo si è visto bene nei Balcani e negli Stati dell’ex blocco Sovietico, poi in Egitto, Tunisia, Libia, Siria ed infine Ucraina.
 
Nel tentativo quindi di fare chiarezza riguardo i fatti iraniani, ho posto alcune domande a Davood Abbasi della redazione di ParsToday.
 
D) Signor Abbasi, qual è la situazione economica attuale dell’Iran?
 
R) In base ai dati diffusi da più parti, compresi l’FMI e la Banca Mondiale, l’economia iraniana ha fatto registrare un segno positivo sia nel 2016 che nel 2017, con uno sviluppo sempre al di sopra del 4%. Bisogna anche notare, però, che il miglioramento della situazione economica interna sperato e promesso dal presidente Hassan Rohani, non si è avverato, almeno fino ad ora. La firma del JCPOA, l’accordo sul nucleare, il 24 luglio del 2015, aveva aperto spiragli di speranza per la fine delle sanzioni internazionali ed un boom economico e soprattutto il miglioramento delle condizioni di vita della gente. Questo boom non c’è stato, o c’è stato solo in alcuni settori. Chi lavora nel turismo o a contatto con l’estero ha avuto maggiori agevolazioni, ma ne ha risentito la produzione interna, anche perché la nazione si è aperta all’importazione. Su base annua, nel 2017, le importazioni iraniane sono aumentate e le esportazioni sono diminuite (anche se solo del 2%). All’inizio del 2018, sembra che quest’anno debba portare tanta inflazione e ciò crea insoddisfazione anche tra gli elettori del governo riformista. Ora c’è chi incolpa Rohani di essere un’incapace e di non aver saputo sfruttare l’allentamento delle sanzioni, c’è chi lo accusa di essere un traditore e di aver fatto concessioni all’Occidente senza ottenere nulla in cambio.  
 
D) L’accordo sul nucleare non doveva portare ad un miglioramento dell’economia della Repubblica Islamica oltre che ad una distensione delle sue relazioni con l’Occidente?
 
R) È esattamente ciò che sarebbe successo ma bisogna probabilmente dare a Donald Trump tutto il demerito sulla questione. Ho assistito di persona, nel 2016, ad un allentamento delle tensioni senza precedenti tra Iran e Stati Uniti. Le autorità iraniane avevano persino ipotizzato la ripresa delle relazioni diplomatiche; Zarif e Kerry si incontravano regolarmente; stava vincendo la pace. Donald Trump ha fatto di tutto per sabotare l’accordo nucleare, per distogliere l’Europa da rispettarlo, mentre l’AIEA, l’agenzia internazionale per l’energia atomica, ha continuato a certificare il fatto che gli iraniani rispettano gli impegni assunti. Donald Trump è riuscito a scoraggiare le principali banche europee dalla collaborazione con l’Iran ed ecco che il boom economico non c’è stato. Purtroppo è uno scenario che si è già verificato in passato. Tra il 1997 ed il 2005, un altro presidente riformista iraniano, Seyyed Mohammad Khatami, tentò di avvicinarsi all’Occidente e investì il suo prestigio politico sulla pace, fermando il programma nucleare. Ma non fu premiato dall’Occidente che non solo non lo aiutò, ma operò chiusure e sanzioni ancora più dure contro l’Iran. E così nel 2005 il gioco per i conservatori fu facile: alle elezioni presidenziali, dissero che l’Occidente “non capiva le buone” e così venne eletto Mahmoud Ahmadinejad, che portò avanti una politica estera di totale chiusura verso l’Occidente. Oggi la storia si ripete: Rohani ha firmato l’accordo nucleare ma le sanzioni bancarie non sono state abolite e quindi l’economia non ha avuto la ripresa sperata. La gente comprende bene che la colpa è anche dell’Occidente e degli americani, ed è molto probabile che alle prossime elezioni, voti per il candidato conservatore.
 
D) Possiamo quindi dire che una parte dei manifestanti aveva delle valide ragioni per manifestare in piazza la propria preoccupazione per il futuro?
 
R)  Lo stesso ayatollah Ahmad Khatami, che venerdì 5 gennaio ha guidato la preghiera collettiva di Teheran, ha ricordato che la gente aveva pienamente il diritto a manifestare.
 
“Anche noi diciamo morte al carovita”, ha detto, facendo proprio uno degli slogan delle proteste inizialmente pacifiche. Rohani, probabilmente per venire rieletto, ha tenuto congelata l’inflazione in maniera artificiosa dal 2013 al 2018, ma per il nuovo anno aveva preventivato un aumento del 70% del prezzo della benzina, un incremento del 40% della luce e del gas ed altri aumenti che probabilmente avrebbero creato un’inflazione apocalittica in Iran. Dopo le proteste, il governo ha fatto passi indietro su tutti questi argomenti.
 
D) La ragazza arrestata il giorno prima dell’inizio degli scontri, mentre protestava contro l’obbligo di indossare il velo, è diventata qui in Occidente subito il simbolo della rivolta. Donna incompresa e forse sovrastimata o qualcosa d’altro?
 
R) A mio avviso una scena costruita ad arte da fomentatori pagati profumatamente dagli Usa. La foto a cui lei si riferisce è stata diffusa da Masih Alinejad, donna che da anni fa spola tra Londra e New York e con video e foto cerca di creare scontento tra gli iraniani; il settore propagandistico su cui lei lavora dagli Stati Uniti è la situazione della donna. In primis non credo che una persona finanziata dagli Stati Uniti, il cui governo è chiaramente antagonista del nostro paese, almeno con Trump, sia realmente interessata al benessere delle nostre donne. E in più, le azioni sponsorizzate dall’esterno sono solo dannose.  Le 17 deputate del parlamento iraniano, in questi mesi, stanno conducendo un lavoro storico. I media dovrebbero lodare invece il lavoro di queste deputate; per fare un esempio su tutti, loro porteranno a breve in Parlamento la legge che vieterà i matrimoni delle bambine. Loro stanno lavorando per permettere alle donne l’ingresso negli stadi di calcio. Loro stanno lavorando allo storico disegno legge che farà ereditare alle donne la stessa parte degli uomini. Le parlamentari iraniane, hanno fatto approvare anche la legge che permette alle donne di fare viaggi all’estero, senza dover avere per forza il permesso del marito. Questi sono veri cambiamenti, in rispetto della legge e delle istituzioni, che renderanno migliore la vita delle donne in Iran. Se vogliamo un Iran migliore per le donne, dovremmo sostenere le parlamentari iraniani, non una donna pagata dai nemici dell’Iran per metterlo in cattiva luce.
 
D) Durante gli scontri ci sono stati dei morti e numerosi atti di vandalismo, distruzioni di beni pubblici e perfino slogan contro la Guida Suprema della Repubblica. Siamo di fronte ad una sceneggiatura già vista e sperimentata in altre parti del mondo?
 
R) Un tentativo di rivoluzione colorata. Probabilmente i servizi segreti dei Paesi ostili all’Iran, sono riusciti a far filtrare tra i manifestanti persone da loro assoldate, terroristi o comuni criminali che hanno creato danni, violenze ed hanno anche ucciso persone: 1 poliziotto iraniano e 3 agenti dell’intelligence sono tra i morti; i primi due morti, quelli di Dorud, sono stati uccisi da un criminale comune arrestato mentre tentava di raggiungere Teheran. La cosa strana è che, casualmente, il video che ritraeva quei due morti è stato diffuso per la prima volta dalla BBC dicendo che era stata la polizia iraniana ad ucciderli. Dorud è una cittadina sperduta dell’ovest dell’Iran e voglio sottolineare che è interessante che guarda caso, la BBC, sia così attenta agli sviluppi di questa cittadina. Un altro manifestante è stato ucciso da ignoti nella periferia di Isfahan. Tra l’altro, la presenza di oltre 20 morti in 4-5 giorni era chiaramente un qualcosa di anomalo. Le forze dell’ordine dell’Iran sono sicuramente le migliori della regione. L’Iran è dotato di polizia ed esercito responsabili; hanno affrontato la minaccia dell’ISIS con diligenza, tanto che tra gli oltre 200 attentati programmati in Iran, solo quello del 7 giugno scorso è stato attuato. Le forze iraniane sono quelle che hanno sconfitto l’ISIS in Iraq e Siria. Vedendo come operano giornalmente, era chiaro che non potevano aver ucciso 20 persone che manifestavano pacificamente nel giro di 4 giorni. Nelle prossime ore sapremo molto di più ma i media occidentali saranno coordinati nel non diffondere le notizie, per non far passare la realtà, ossia il fatto che i disordini in Iran sono stati un tentativo, da parte degli USA, di far degenerare nelle violenze una protesta legittima sulle questioni economiche.
 
D) Se c’è una regia occulta per quanto appena capitato, chi ne sono i registi?
 
R) Il regista è sicuramente l’intelligence statunitense. E non sarebbe la prima volta. Coinvolgimenti USA in disordini in Iran ci sono stati anche nel 2009, nel 1999 e come è ben noto, nel golpe del 1953, quando la CIA fece crollare il governo del laico Mohammad Mosaddeq facendo tornare al potere l’ultimo Scià e despota, Mohammad Reza Pahlavi. Anche nel 1979, tra l’altro, ci fu un tentativo di golpe che venne neutralizzato dagli studenti di Teheran che occuparono l’ambasciata USA a Teheran. Con il film Argo [https://it.wikipedia.org/wiki/Argo_(film)], Hollywood ha cercato di falsificare un po’ la verità su quella vicenda, che è stata e rimane una delle sconfitte più amare per gli Usa, un po’ nell’intera storia della loro politica estera.
 
D) Dovunque il liberismo sia applicato, esso produce fame e miseria. A suo avviso quali sono le misure economiche da intraprendere per evitare che si verifichi una simile situazione anche in Iran?
 
R) Se potessi parlare al presidente Rohani, lo inviterei a investire di più sulla produzione interna iraniana. Confido a lei, per la prima volta, in questa intervista, che pur essendo stato uno dei principali studiosi ad aver lavorato sul programma dell’invio dell’uomo nello spazio nel mio Paese, il presidente Rohani, dalla sua elezione, ha totalmente bloccato questo programma, costringendo ricercatori, scienziati ed esperti spaziali iraniani a inventarsi una nuova professione o a migrare all’estero. Lo stesso vale per molti altri settori: tante cose non si producono più perché ora si possono importare. La politica attuata dal presidente Rohani non renderà “grande” l’Iran perché non valorizza la produzione interna.
 
D) Più in generale, che cosa si deve fare per evitare una rivoluzione colorata nella Repubblica Islamica dell’Iran?
 
R) Occuparsi delle richieste economiche della gente, avere una politica economica intelligente. Praticare l’economia della resistenza, come dice la guida suprema l’ayatollah Khamenei. Oggi la battaglia dell’Iran, non è più quella militare, ma quella dell’economia. L’Iran sarà sempre più forte se avrà un’economia fiorente, se riuscirà a creare sempre maggiore benessere al suo interno. In più, con la volontà della gente e delle istituzioni, bisogna lottare contro fenomeni come la corruzione, che danneggiano parecchio la reputazione dello Stato. Il problema più grande, poi, è la mancanza di una classe dirigenziale preparata ed al passo coi tempi. I manager iraniani devono imparare molto dal mondo, rendersi sempre più efficienti. Ciò si realizzerà soprattutto se il sistema islamico procederà a ringiovanire la classe politica e dirigenziale, un processo che è iniziato ma che è ancora troppo lento.
 
Costantino Ceoldo - Pravdafreelance