Le prospettive di politica estera dell’Iran alla luce del nuovo ordine mondiale

18.07.2023

Alla luce dei significativi sviluppi internazionali e regionali, una valutazione delle dinamiche di politica estera sotto l’attuale governo iraniano diventa necessaria per analizzare le prospettive emergenti nel sistema globale in evoluzione.

La convinzione del mondo occidentale della “fine della storia” contrasta con la realtà di un “inizio della storia” su scala globale. Il sistema internazionale non aderisce più a un ordine unipolare, poiché i contorni del mondo multipolare rimangono poco chiari.

Questo spostamento verso nuove organizzazioni e regolamentazioni avviene prevalentemente attraverso mezzi non militari e scontri civili, impiegando strumenti soft che fungono da tallone d’Achille per l’egemonia globale.

A differenza degli scontri militari, che favoriscono la coalizione e la costruzione del consenso, gli scontri con strumenti soft, come le sanzioni, favoriscono invece la divisione e la dispersione all’interno del sistema di egemonia globale.

In questo contesto, i governi di tutto il mondo cercano di esercitare la loro influenza e di assicurarsi una posizione di rilievo nel nuovo panorama internazionale. L’attuale governo iraniano si trova ad affrontare queste sfide in un contesto di rapida accelerazione degli sviluppi globali, superando il ritmo registrato nelle epoche precedenti.

Il governo iraniano ha raggiunto una pietra miliare significativa entrando con successo nell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai dopo anni di faticosi sforzi. Oltre a questo risultato, l’agenda di politica estera dell’Iran include la collaborazione con gli Stati membri dei BRICS, con l’obiettivo di diversificare l’accesso alle risorse internazionali e ai mezzi per soddisfare le esigenze economiche, monetarie e finanziarie. Diventando membro di questi importanti meccanismi politici, di sicurezza ed economici, l’Iran dimostra la sua ferma determinazione a svolgere un ruolo determinante nella creazione di strutture e meccanismi multilaterali.

La SCO comprende Stati membri che rappresentano circa il 40% della popolazione globale e possiedono il 20% del prodotto interno lordo mondiale. Questi Paesi sono impegnati in scambi commerciali che superano i 650 miliardi di dollari all’anno. Uno dei motivi principali che hanno spinto i Paesi ad aderire alla SCO è il desiderio di contrastare le politiche e le azioni unilaterali, in particolare quelle dell’Occidente, in particolare degli Stati Uniti.

Le sanzioni unilaterali, con le loro vaste ramificazioni globali e le violazioni dei diritti umani, hanno minato la fiducia nel meccanismo finanziario occidentale. Di conseguenza, i Paesi di tutto il mondo hanno adottato misure preventive e di ritorsione. Contrariamente alle aspettative occidentali, la globalizzazione ha avviato un processo di “autodistruzione”, spingendo a coordinare razionalmente gli sforzi comuni e le risposte collettive alle sfide e alle minacce regionali.

L’Iran, riconoscendo le mutevoli dinamiche dell’arena internazionale, è entrato strategicamente nella SCO con una volontà risoluta e ferma, allineandosi alla visione dell’organizzazione di “sviluppo progressivo e indipendente”. Questa mossa arriva mentre il potere si trasferisce gradualmente dall’Occidente all’Oriente, con l’America e l’Europa che sperimentano un declino nella loro capacità di controllare gli sviluppi internazionali. Nel frattempo, la Cina, la Russia, i membri dei BRICS e le influenti potenze regionali asiatiche hanno sfruttato queste opportunità e assunto ruoli più attivi negli affari globali.

Il governo iraniano ha dato priorità alla cooperazione a lungo termine con la Cina, che ha portato all’attuazione di accordi strategici tra le due nazioni. Questa collaborazione ha portato a un notevole incremento delle relazioni economiche bilaterali, con un impatto positivo sulla crescita del PIL e sulla bilancia commerciale dell’Iran. Inoltre, gli impegni politici con la Cina si sono estesi a vari settori, consentendo all’Iran di stabilire una presenza significativa sulla scena globale. Anche la cooperazione in materia di difesa è fiorita, come dimostrano le esercitazioni militari congiunte tra Iran, Russia e Cina, che evidenziano l’impegno a salvaguardare la pace regionale e internazionale.

La relazione Russia-Iran riveste un’importanza cruciale nel plasmare i futuri sviluppi internazionali, con legami istituzionalizzati e strategici tra le due nazioni.

Il conflitto tra Russia e Ucraina, una crisi con ramificazioni globali, è una preoccupazione costante che aspiriamo a vedere risolta rapidamente, con la cessazione degli interventi dell’Occidente. A prescindere da questo conflitto, la Russia possiede la capacità di assumere un ruolo rinnovato nei prossimi sviluppi internazionali e nell’ordine multipolare globale.

Il governo iraniano ha posto un’enfasi significativa sull’approfondimento delle interazioni con la Russia, cercando di stabilire la via di transito Nord-Sud come un punto importante dell’agenda nelle discussioni di politica estera. Il commercio e gli investimenti bilaterali sono aumentati notevolmente, favorendo una maggiore cooperazione internazionale. Anche la collaborazione in materia di difesa è progredita, rafforzando le capacità di difesa e la capacità di deterrenza dell’Iran. La Russia svolge un ruolo centrale nell’energia nucleare pacifica, in particolare nella costruzione di centrali nucleari in Iran, rafforzando ulteriormente la cooperazione in questo settore.

A livello regionale, gli sviluppi hanno offerto un’opportunità di interazione e cooperazione tra i Paesi della regione. Il governo iraniano abbraccia una strategia di buon vicinato per rafforzare le relazioni, promuovere la pace, contrastare l’estremismo e le interferenze straniere e resistere alla coercizione, alle richieste eccessive e alle pressioni indebite. L’Iran ha pagato a caro prezzo e sopportato sacrifici, esemplificati dall’assassinio del generale Qassem Soleimani, che ha svolto un ruolo centrale nel contrastare l’estremismo del gruppo terroristico Daesh. Il suo assassinio, per mano delle potenze egemoniche e degli Stati Uniti, rimane un crimine imperdonabile.

Dopo diversi anni di diligenti negoziati, la Repubblica Islamica dell’Iran e il Regno dell’Arabia Saudita sono giunti a una conclusione. Il coinvolgimento della Cina nella finalizzazione degli accordi bilaterali ha portato alla ripresa delle relazioni politiche tra i due Paesi. Questa mossa strategica pone le basi per ulteriori sviluppi regionali, rafforzando la loro statura politica nella regione. Si prevede che le conseguenze positive di questo accordo andranno a beneficio di entrambe le nazioni, contribuendo alla prosperità, alla pace e alla stabilità della regione.

Il governo iraniano in carica è sempre stato consapevole delle minacce poste dal regime sionista di Israele e ha affrontato e prevenuto attivamente le sue attività terroristiche, le sue tattiche di tensione e le sue politiche disumane. Man mano che l’ordine mondiale emergente prende forma, si prevede che la capacità del regime sionista di turbare l’ordine e la sicurezza regionale diminuirà in modo significativo. Il riconoscimento da parte delle Nazioni Unite del “Giorno della Nakba” come evento significativo nella storia dell’organizzazione riflette la risposta della comunità internazionale ai crimini commessi da questo regime. La “teoria della resistenza” emerge come una strategia efficace per promuovere la stabilità e la pace nella regione e l’Iran rimane impegnato a contrastare con la massima serietà le ostilità propagandate dal regime sionista.

L’Iran mantiene un approccio equilibrato, non allineandosi esclusivamente con l’Oriente o l’Occidente, ma rafforzando attivamente le relazioni con l’Oriente. Allo stesso tempo, l’Iran sostiene gli impegni con l’Occidente, in particolare con l’Europa, sulla base di principi, valori e norme internazionali. Tuttavia, alcuni Paesi europei hanno recentemente interrotto le relazioni bilaterali, adducendo presunte violazioni dei diritti umani e il coinvolgimento dell’Iran nel conflitto in Ucraina. Tali interruzioni sono dannose per i loro interessi, poiché questi Paesi hanno il potenziale per svolgere un ruolo costruttivo nel nuovo ordine mondiale. Il governo iraniano cerca un dialogo equo e un’interazione costruttiva per affrontare le differenze e coltivare le relazioni reciproche. Tuttavia, l’Iran è risoluto nel difendere i propri interessi nazionali e la propria sicurezza di fronte alle minacce di altre nazioni.

Gli Stati Uniti, che stanno vivendo un declino della loro influenza nell’arena internazionale, mantengono una strategia ambigua e perplessa nei confronti dell’Iran; una politica a due punte di “deterrenza e diplomazia”.

Pur sottolineando le minacce dell’Iran e la minaccia rappresentata da Daesh, l’organizzazione efficacemente neutralizzata dagli sforzi dell’Iran, la politica statunitense di massima pressione e di sanzioni complete contraddice l’enfasi professata sulla diplomazia. Di conseguenza, la condotta americana nei confronti dell’Iran può essere caratterizzata come ostile e conflittuale.

Tuttavia, l’Iran adotta un approccio opposto alla posizione antagonista degli Stati Uniti, concentrandosi sul rafforzamento della resilienza economica, mitigando l’impatto delle sanzioni con la massima forza. Il Paese dà priorità al mantenimento e all’espansione del suo programma nucleare pacifico. L’Iran sostiene i meccanismi diplomatici per raggiungere gli obiettivi di politica estera, considerando un ritorno degli Stati Uniti al Piano d’azione congiunto globale (JCPOA) come una prova per affrontare i danni che ha inflitto. È evidente che il comportamento unilaterale ed egemonico esibito dagli Stati Uniti non sarà ben accolto nella traiettoria globale emergente e nel nuovo ordine mondiale. Un ulteriore declino degli Stati Uniti è una prognosi plausibile se non viene corretto.

Per salvaguardare gli interessi nazionali e realizzare gli obiettivi di politica estera, l’Iran utilizza efficacemente le sue diverse capacità, in particolare gli iraniani espatriati. Questo segmento di iraniani, composto da intellettuali ed élite, svolge un ruolo significativo. La Repubblica islamica riconosce l’importanza di servire gli espatriati iraniani, accogliendo con favore il loro impegno costruttivo, la loro partecipazione e la loro cooperazione nello sviluppo e nel progresso del Paese.

La Repubblica islamica dell’Iran, guidata dagli insegnamenti del defunto fondatore della Repubblica islamica, l’ayatollah Rouhollah Khomeini, e dell’ayatollah Khamenei, lavora attivamente per salvaguardare gli interessi nazionali e la sicurezza nel complesso panorama internazionale. L’apparato diplomatico accoglie con favore l’impegno delle élite nazionali, cercando il loro contributo e le loro prospettive di discernimento per definire gli obiettivi di politica estera attraverso un quadro basato sul consenso. Si sottolinea che le dispute politiche interne devono rimanere separate dalle questioni di politica estera e di diplomazia.

Attualmente, il Ministero degli Affari Esteri sta organizzando un incontro di ambasciatori e capi delle missioni estere, durante il quale si terranno discussioni esaustive sugli sviluppi globali e sulle loro implicazioni per la politica estera e la diplomazia. Le intuizioni e le prospettive dell’élite politica del Paese, provenienti da contesti diversi, sono apprezzate e scambiate, arricchendo il discorso sugli sforzi diplomatici.

Fonte: ipis.ir