Basta ideologie: è giunta l’ora di scegliere l’Imperium!
La Quarta Teoria Politica (4TP) è metafisica dell'Idea imperiale. Fondata sul principio di realtà, sul ripristino del Diritto naturale quale manifestazione dell'Ordine Divino nel mondo e delle sue naturali gerarchie, la 4TP si manifesta come glorificazione dell'Imperium. La realtà dell'Impero – che non è imperialismo – è il fine ultimo metapolitico e politico della 4TP.
Non si arriva all’Impero attraverso la Rivoluzione. La Rivoluzione è infernale, l’Imperium è solare. La Rivoluzione è figlia primogenita della Modernità ed è antitetica all’Impero perché è orizzontale, infernale e tenebrosa. L’Impero è figlio che discende dalla divina Paternità, dalla sacralità antica e medioevale, è verticale, edenico, solare. Rivoluzione e Impero si odiano perché partono da due principi inconciliabili.
La Rivoluzione è sovversione, sovvertire, subvertere: volgere sotto/rovesciare/ribaltare, e revolvere: rivolgere, rivoltare/girare in continuazione, un tornare indietro alla ribellione degli angeli decaduti. L’Impero è invece autorità, pace, stabilità, armonia, prosperità dei popoli – tranquillità nell’ordine, come direbbe papa Pio XII –, da Imperium e imperare: ossia comandare per grazia di Dio (diritto divino) e volontà del Popolo (diritto naturale), unito a un forte impegno nella guerra contro il Male e i suoi sodali.
Per fare l’Impero non si passa attraverso la Rivoluzione, anche se conservatrice. L’Impero non è Rivoluzione ma è Rivelazione, la Divina Rivelazione (Apokàlypsis). Perché se, come affermava De Maistre: “la Contro-Rivoluzione non è una rivoluzione di segno contrario, ma il contrario della Rivoluzione”, la Rivelazione è la morte della Rivoluzione e il trionfo dell’Imperium. Lucifero è l’affermazione della Rivoluzione, il “Non serviam!” diabolico che poi s’incarna nella Storia umana. L’Arcangelo Michele è il principio del trionfo nei Cieli della Rivelazione, il “Quis ut Deus!” che schiaccia Lucifero e che prepara il ritorno in terra dell’Ordine Divino dell’Imperium, e alla fine dei tempi la venuta del Re, il Christus Rex venturus: non più dunque controrivoluzionari che combattono rivoluzionari, bianchi che combattono rossi, bensì i profeti della Rivelazione ossia i Soggetti Radicali che combattono la Rivoluzione.
La Rivoluzione è precipitare nel divenire, nel panta rei, dove tutto scorre nel perenne mutamento che fila verso la morte dell’anima e dei popoli, nel rimestarsi nel fango e nel liquame dell’ormai mortifera società liquida postmoderna. La Rivelazione è l’apertura all’Essere, è l’Evento (Ereignis) con cui il filosofo Martin Heidegger attesta che la contemplazione dell’essere verso l’Essere che avviene nell’Esser-ci (Dasein) è l’inizio della nuova filosofia; una filosofia che corre verso l’Imperium che è vita dell’anima e dei popoli ed è il ritorno del Sacro, della Religio, in cui Dio e l’uomo tornano a camminare insieme fianco a fianco, e i popoli nella diversità multipolare dei Credo e delle fedi rinnovano la loro alleanza col Divino.
Popoli indoeuropei e caucasici come quello della Cecenia, ci siano d’esempio nella perfetta integrazione tra fede, etnia, vocazione guerriera e appartenenza alla Federazione Russa da loro vissuta e sentita come appartenenza a un grande Impero. Non si può più essere comunisti o fascisti o liberali ed essere contemporaneamente Imperiali. Nessuno vieta di venerare e commemorare i propri caduti, fregandosene altamente di ogni antifascismo e anticomunismo nostrani. Inoltre, come afferma Aleksandr Dugin, è necessario mantenere vivi di comunismo e fascismo – una volta de-ideologizzati – gli aspetti sociali, corporativi e anticapitalisti, così come del liberalismo bisogna preservare il fondamento della libertà individuale: queste sono tutte aspirazioni e fondamenti naturali che nel corso degli secoli hanno permessi ai popoli di contrastare tramite un’azione spesso perdente prima l’assolutismo monarchico coi suoi egoismi di casta, e poi il capitalismo economico della borghesia che ha devastato il mondo e distrutto i popoli trasformandoli prima in masse anonime ed in individui monadi, ed ora in “dividui” atomizzati senza più legami sociali duraturi.
Ma di fronte all’ultima ora della Storia, davanti alla liquefazione totale delle società, della politica e dell’essere umano provocata dall’era Postmoderna, che ha segnato il crollo di queste ideologie e la definitiva appropriazione satanica dello spazio umano, voler continuare ad essere “reducisti” e “nostalgici” significa far parte del gioco globalista e appartenere de facto al regno del Male, come ci viene dimostrato dal presunto neonazismo ucraino, creato sfruttato abilmente dal totalitarismo liberale come già avvenne con l’ISIS. L’ascesi verticale e aristocratica di ordine metafisico e metapolitico che ci addita tra gli altri e in modo più significativo Julius Evola, non è solo una battaglia dello spirito, una sottomissione dell’ego al Sé per liberare l’anima attraverso la meditazione e la lotta contro i vizi capitali, ma è soprattutto una guerra della mente.
Questa guerra della mente va da noi vissuta in modo feroce e senza sconti, per togliere tutto ciò che di reducistico e di nostalgico permane in noi, non solo dal punto di vista affettivo, ma soprattutto a livello intellettuale, lì dove l’errore è manifesto e non permette un transito in continuità ideale da fascismo e comunismo verso l’Idea imperiale. Studiando a fondo la Quarta Teoria Politica, attraverso la ricca panoramica culturale duginiana di supporto che spazia dal Multipolarismo, alla fondamentale Etnosociologia, alla Politica Æterna, all’insostituibile Noomachia e alla trattazione metafisica, teologica e angelologica dell’Anticristo, avremo una panoramica completa e saremo gradualmente coscienti di ciò che ancora ostacola la nostra piena appartenenza all’Idea imperiale, che è data soprattutto dai seguenti elementi: materialismo, ateismo, razzismo, etnocentrismo, imperialismo.
Concludiamo a tal proposito e per rimanere in tema con un pensiero di Aleksandr Dugin, apparso il 16 aprile 2024 sul suo Canale russo di Telegram, a seguito di un attacco dei servizi di intelligence ucraino e inglese nei confronti della Scuola Politica Superiore Ivan Ilyn da lui diretta presso la Facoltà di Filosofia dell’Università statale di Scienze umane di Mosca. I servizi segreti coinvolti, sono riusciti tramite canali internet e agenti interni alla Russia a creare una PsyOp, mobilitando diversi studenti universitari di tendenza neocomunista, i quali hanno inscenato una protesta molto ben organizzata, affermando che il grande filosofo Ilyn era collaboratore dei tedeschi durante la Seconda Guerra mondiale – mentre da essi venne solo perseguitato – e che quindi tale Scuola deve essere chiusa. Questo, rappresenta un attacco diretto all’insegnamento e al pensiero eurasiatista, imperiale e tradizionale russo del Prof. Dugin, che così replica:
«(…) Abbiamo ancora molti oggetti che portano il nome di Lenin e di altri bolscevichi. Questo fa parte della nostra storia russa. Ma nella nostra storia c’erano altre autorità, pensatori e grandi personaggi pubblici: sostenitori dell’Impero, dell’Ortodossia, della monarchia e delle tradizioni popolari. A nessuno dovrebbe essere permesso di diffamare la loro benedetta memoria. E hanno prevalso per lunghi secoli, non solo per pochi decenni molto particolari, con risultati molto problematici.
I bolscevichi iniziarono con il tradimento della Patria e la distruzione dello Stato e finirono con la stessa cosa. Tra l’inizio e la fine ci fu un’ascesa incredibile, legata alle imprese del nostro popolo, ma anche a enormi sacrifici. Tutti gli sviluppi della dialettica storica devono essere trattati con cura e sensibilità. E naturalmente esiste ancora una propensione acritica verso il bolscevismo, inerziale, il quale è scomparso da tempo dalla politica e dall’ideologia. È come un dolore fantasma, una nostalgia acuta ma impotente.
Penso che oggi la definizione data dal grande poeta russo Nikolaev Gumilyov della sua posizione sia molto più attuale: “Sono tradizionalista, monarchico, imperialista e panslavista. Ho un carattere russo, formato dall’Ortodossia”. Ivan Ilyn avrebbe potuto dire la stessa cosa di sé stesso.
E posso dire lo stesso di me stesso – vorrei solo chiarire che non sono un “imperialista”, ma un “sostenitore dell’Impero”, e non tanto un “panslavista” quanto un “eurasiatista” –.
Ma Gumilyov è meraviglioso, sincero, aperto, brillante e… brutalmente colpito durante il Terrore Rosso. Sarebbe meglio se la sinistra non ci ricordasse tutto questo... Diventerà più caro».
Basta quindi con le ideologie, con i reducismi, con i nostalgismi: è finalmente giunta l’ora di scegliere l’Imperium. E Julius Evola, al dire di Aleksandr Dugin, è la Stella del mattino di questo nuovo Imperium, dall’Iberia alla Siberia, da Lisbona a Vladivostok, da Roma a Mosca, dalla Santa Patria Italia alla Santa Madre Russia: sarà l’Impero dell’Aquila bicefala, dell’Aquila imperiale, sarà l’Impero d’Europa, sarà l’Impero d’Eurasia!
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IL BARDO DI DASHA/Бард Даши
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