Gli USA ricollocano in Tunisia 108 milioni di aiuti destinati all'Egitto per rappresaglia

Martedì, 18 Ottobre, 2016 - 21:00

Le divergenze dell'Egitto con alcuni attori internazionali sul dossier regionale della Siria potrebbe essere una delle cause che ha portato Washington a ricollocare alcuni aiuti destinati al Cairo ad altri paesi della regione.

Gli Usa hanno deciso infatti di reindirizzare circa 108 milioni di aiuti destinati a progetti di assistenza ad altri paesi, a causa dei ritardi burocratici egiziani che hanno impedito la realizzazioni di alcuni dei progetti previsti. E' questo quanto ha affermato un funzionario del Dipartimento di Stato Usa contattato dal sito informativo "Al Monitor".

Complessivamente negli ultimi anni l'Egitto ha chiesto agli Usa circa 150 milioni di aiuti umanitari, pertanto il taglio previsto riguarda circa i due-terzi del totale. Rispetto agli aiuti alla Difesa che Washington destina all'Egitto, pari a circa 1,3 miliardi di dollari all'anno - rimasti intoccati - la ricollocazione di questa somma appare marginale. La decisione sarebbe maturata in seguito al rifiuto da parte della autorita' egiziane di lavorare con le organizzazioni non governative statunitensi. Inoltre, la Camera dei rappresentanti avrebbe chiesto, alla fine dell'estate, di dirottare i fondi alla Tunisia per finanziare la transizione democratica del paese.

Nonostante si tratti di una cifra "bassa" rispetto ai fondi destinati alla Difesa dell'Egitto, questo taglio contribuira' certamente a mettere ancora più in difficolta' le finanze dello Stato. Il Cairo, infatti, sta affrontando una crisi economica, dovuta principalmente al crollo del settore turistico in conseguenza della minaccia terroristica.

Secondo alcuni analisti questa decisione rappresenta una sorta di messaggio in codice rivolto all'Egitto da parte degli Usa, che potrebbero non aver gradito alcune recenti posizioni assunte dal Cairo. In particolare sul dossier della guerra siriana. All'inizio di ottobre, infatti, in sede di Consiglio di sicurezza Onu, dove l'Egitto attualmente è il principale rappresentante per le istanze arabe, l'inviato del Cairo ha votato a favore della risoluzione russa sulla Siria, con la quale Mosca ha posto il veto sull'altra risoluzione proposta dalla Francia e fortemente sostenuta dall'Arabia Saudita. La posizione assunta dal Cairo ha irritato l'Arabia Saudita, uno dei più forti sostenitori del presidente egiziano Abdel Fatah al Sisi, ma anche gli Usa.

Il sostegno, almeno sul piano diplomatico, dell'Egitto all'azione russa in Siria e indirettamente al presidente siriano Bashar al Assad non è mai stato un mistero. Il presidente Abdel Fatah al Sisi ha sostenuto in questi mesi la necessita' di una soluzione politica nel paese, ma ha dialogato più con Mosca che con Washington o Riad, soprattutto dopo che alla fine di luglio Egitto e Russia hanno avviato le trattative per raggiungere un accordo definitivo per costruire una centrale nucleare nel nord-ovest del paese.

Inoltre, a testimonianza delle relazioni tra Il Cairo e Damasco, ieri, 17 ottobre, e' giunto nella capitale egiziana il capo dei servizi segreti siriani, Ali Mamluk. Il funzionario siriano ha incontrato alcuni esponenti del governo egiziano al Cairo, in occasione della sua prima visita all'estero in cinque anni. Mamluk ha incontrato il capo dell'intelligence egiziana, Khaled Fawzy e altri "alti funzionari" della sicurezza oggi al Cairo. Durante l'incontro le due parti hanno concordato sulla necessita' di coordinare le posizioni politiche e "rafforzare la collaborazione nella lotta al terrorismo".

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