Oltre il maschio debole

09.07.2020
Prospettive per ritrovare la Via del Guerriero
Sono stati scritti fiumi di parole sulla decadenza della nostra società occidentale. Questo progressivo erodersi di valori, idee ed istituzioni è stato intuito fin dagli inizi del secolo scorso, ma si è arricchito via via di caratteristiche che i suoi primi pensatori non sono riusciti a cogliere nella loro interezza, fuorviati nelle loro analisi forse da un approccio di tipo più economico che altro (marxista, direbbe qualcuno, ma non solo) oppure perché mancava la visione in fieri del fenomeno stesso. Tutti loro all’epoca erano estranei ad un qualcosa appena appena agli inizi e che sta invece acquistando proprio sotto i nostri occhi sempre più momento, in questi nostri giorni infausti ed anni sciagurati. 
 
La civiltà occidentale sta morendo, corrotta. I barbari che accogliamo con voluttà erotica e misero calcolo economico forse erediteranno le nostre rovine ma non saranno come quelle altre popolazioni, barbare anch’esse, ma che, caduto l’impero Romano, cambiarono progressivamente modo di vivere nei territori di un fu splendore, perché in cuor loro invidiavano ed ammiravano la civiltà di Roma antica ed aspiravano ad una simile grandezza.
 
E purtroppo non ci sono solo i barbari che lasciamo entrare nei nostri Paesi nel nome di un’accoglienza indiscriminata e piaciona, barbari orizzontali che ignorano tutto di noi, non ci amano e nei loro cuori ci disprezzano, ma nei confronti dei quali ugualmente ci autocastriamo, autolimitandoci come fossimo noi gli ospiti mendicanti in terra straniera e non invece loro.
 
No: c’è anche un altro tipo di barbarie: quella verticale nativa degli indigeni italiani, che non ricordano, non conoscono e non capiscono più la propria Storia, le proprie tradizioni, la propria cultura. È il modus vivendi naturale dell’uomo moderno tecnologico, che crede di essere giunto alla fine della Storia in virtù di invenzioni consumistiche ed alienanti ma che invece è giunto solo alla fine di una Storia, la sua, che non è neanche tanto edificante se paragonata a quelle degli Antichi.
 
In un momento in cui in Italia [2][3], ma in realtà in tutto il mondo occidentale, si discutono perché siano approvate delle leggi che sono liberticide e che affossano la libertà di parola, di critica, di pratica, su istigazioni di non-perseguitate minoranze, in un momento così, può capitare di imbattersi in qualcuno che ha il coraggio di mettere nero su bianco quello che è diventata la nostra società moderna.
È quello che ha fatto Roberto Giacomelli con il suo “Oltre il maschio debole”, piccolo gioiello di onestà intellettuale e lucida analisi, quasi in formato pamphlet per i tipi delle Passaggio al Bosco Edizioni. 
 
Giacomelli, saggista, terapeuta, appassionato di sport da combattimento e d’azione, pone senza paura o ipocrisia il dito sulla piaga, anzi: sulle piaghe, e tratteggia un quadro disincantato della nostra realtà occidentale contemporanea.
 
1) Perché scrivere un libro come "Oltre il maschio debole"? Quale messaggio voleva comunicare?
 
R) “Oltre il maschio debole” è l’analisi della condizione dell’uomo contemporaneo, il suo disagio psichico, dovuto alla perdita di riferimenti superiori e della figura paterna. È uno spaccato impietoso della società che ha generato un tipo umano degradato e delle proposte per il ritorno dell’uomo integrale. 
 
2) Si rende conto che si tratta di un libro perfino eversivo, per i tempi in cui viviamo?
 
R) Nel profetico “La fattoria degli animali”, G. Orwell ci ricorda che nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario. Se stigmatizzare la condizione di grande sofferenza degli uomini del nostro tempo è un messaggio eversivo, ben vengano le opere di tutti coloro che si ribellano al mondo della conformità coatta e del pensiero unico. 
 
3) Nel suo libro c'è un concetto che mi sembra centrale: quello di "società nutritiva". Lo spiegherebbe ai lettori?
 
R) La società postmoderna, consumista e mercantile, soddisfa esclusivamente le pulsioni più basse, i bisogni primari, escludendo volutamente ogni naturale aspirazione verso il Sacro. Non solo la spiritualità, ma anche le Idee sono bandite, per lasciare spazio alla soddisfazione dei “piaceri della zona orale”, stadio involuto dello sviluppo psicosessuale secondo Freud e della decadenza della civiltà secondo il messaggio del libro. La società nutritiva appaga con il cibo e gli oggetti l’ansia esistenziale dei maschi deboli.
 
4) Che cos'è il maschio debole? Lei gli associa anche altre caratteristiche: remissività, infelicità...
 
R) Il maschio debole è quell’uomo che ha rinunciato ai valori virili, alla sfida alla morte, allo spirito di avventura, al rischio ed al pericolo. Quel maschio devirilizzato che vive per nutrirsi ed accumulare denaro, che cerca la sicurezza e la vita comoda. Educato in un ambiente femminile, perde ogni prerogativa maschile.
 
5) Maschio Vecchio. Maschio Selvaggio. Tanatofobia. Può spiegarci cosa intende?
 
R) Il maschio vecchio è l’uomo delle generazioni nate prima della metà del secolo scorso, forgiati dalle guerre, dalla miseria, da un mondo essenziale e privo di orpelli. Uomini semplici e duri, anaffettivi, autoritari, padri padroni. Ma sempre presenti, dignitosi, onesti, fedeli alla Patria ed alla famiglia. Il maschio selvaggio è l’ultimo esemplare virile nei tempi della dissoluzione, figlio dei tempi moderni soffre anch’egli di fragilità, ma è un ribelle e non si piega alla società nutritiva, vuole essere vivo in un mondo di cadaveri e non accetta regole non scritte da lui e per lui. La tanatofobia è uno dei grandi mali del nostro tempo, la paura della morte che porta ad un attaccamento maniacale alla vita: la scomparsa della dimensione sacrale con i suoi riti di accompagnamento nell’aldilà genera il terrore della morte e la rimozione di questo potente archetipo nell’Ombra. 
 
6) Come è cambiata la donna nella moderna società nutritiva?
 
R) Le vittime per eccellenza dalle società dei maschi deboli sono le donne, che hanno dovuto assumere ruoli e comportamenti maschili per sopperire all’inadeguatezza dei loro compagni. Sfruttate doppiamente come lavoratrici e come casalinghe, lasciate sole nell’educazione dei figli, se non private della maternità per favorire la produttività. Più determinate e risolute degli uomini, eccellono nelle professioni ed in politica a costo di grandi sacrifici. Frustrate ed insoddisfatte perché condividono l’esistenza con eterni poppanti, che devono proteggere ed istruire alla vita. Perdono inevitabilmente la femminilità per supplire maschi che non sono uomini. 
 
7) Che cos'è la famiglia al tempo del maschio debole?
 
R) I maschi deboli non hanno la forza interiore e l’autorità per guidare la famiglia, che infatti si è scardinata, facendo il gioco del Sistema che vuole le persone sole ed isolate per dominarle meglio e renderle schiave di bisogni artificiosi. La crisi della famiglia e della comunità porta beneficio ai produttori di psicofarmaci e agli spacciatori di droga. Determina la diminuzione del tempo per sé stessi e per i propri cari ed aumenta quello dedicato al lavoro. Quindi aumenta il profitto del grande capitale: oggi i lavoratori sono capitale umano, non esseri umani.
 
8) Nel libro lei accosta, forse senza rendersene conto, l’omosessualità al rifiuto di crescere e realizzare relazioni complete e mature con l'altro sesso. Lo sa che lei rischierebbe il carcere e poi delle pene accessorie se fosse in vigore la legge Zan-Scalfarotto [4]?
 
R) Nel libro “Oltre il maschio debole” si osserva che la mancanza di figure paterne determina la femminilizzazione dei maschi con il conseguente aumento dell’omoaffettività maschile. Ogni archetipo contiene il suo opposto, quindi anche quello maschile ospita il principio femminile e le pulsioni omosessuali vivono nell’inconscio di donne e uomini. La società materna e nutritiva rende fluida anche la virilità, con grande danno per i maschi, ma soprattutto per le donne. Mi auguro che nessuna legge folle e liberticida venga approvata, sarebbe un’ulteriore caduta della nostra già bassa civiltà. 
 
9) Di questo passo quale tipo di società ci aspetta?
 
R) La società del futuro e, purtroppo, del presente è senza colori ed emozioni, gestita dall’alto in un modo autoritario privo dignità superiore. Un potere dispotico che soggioga con i beni di consumo e le sostanze psicotrope, con la tecnologia come mezzo di controllo e fonte di piacere ludico. L’esempio pratico l’abbiamo avuto nel periodo di segregazione forzata vissuto nei mesi scorsi. Lavoro, divertimento, sesso, sport, nella solitudine davanti ad uno schermo. Isolamento affettivo e relazionale che divengono separazione sociale, distruzione dello spirito di comunità. 
 
10) Che fare per rivitalizzare la figura del "guerriero" e riportare l'individuo in una dimensione più sana?
 
R) La parte finale del libro parla della “Via del guerriero”, uno stile di vita differenziato per uomini integrali, liberi dalle lusinghe della società nutritiva, dal dominio del cibo e degli acquisti compulsivi. Maschi selvaggi che vivono di valori e idee, che sfidano il pericolo e vincono la paura della morte con la pratica degli sport del coraggio. La riscoperta della spiritualità degli europei e dei loro antichi Dei, la formazione di tribù che hanno il coraggio di vivere e scegliere il loro destino. 
 
Video intervista con l’autore: