La sfida all’occidente
Invece di seguire la Carta delle Nazioni Unite, che afferma che i popoli hanno il diritto all’autodeterminazione, i regimi autoproclamati liberal-democratici hanno iniziato ad accusare la Russia di un’altra violazione del diritto internazionale. Il fatto che i leader di molti Paesi si siano affrettati a dichiarare il non riconoscimento dell’annessione delle quattro entità alla Russia difficilmente cambierà qualcosa, come è successo con la Crimea.
Ma l’escalation si è intensificata. Come previsto, il regime terroristico di Kiev ha risposto con un’altra serie di pesanti bombardamenti sui civili e ha lanciato un altro tentativo di sfondamento, concentrando grandi quantità di attrezzature e uomini in alcune aree.
Volodymyr Zelenski ha anche inviato una richiesta di ammissione accelerata dell’Ucraina alla NATO. Tuttavia, ciò non ha suscitato entusiasmo in Occidente. Solo il Canada ha reagito positivamente. Il Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg ha dichiarato apertamente che la NATO non è parte in causa nel conflitto in Ucraina. E ha aggiunto che l’Ucraina non sarà accettata nell’alleanza in questo momento. Tuttavia, ha promesso di aiutare. Si ricorda che l’ammissione di Finlandia e Svezia non è ancora stata ratificata da alcuni Paesi e che l’Ucraina non può essere ammessa nemmeno secondo la Carta della NATO.
Il ministro degli Esteri ucraino Kuleba ha dichiarato che la coalizione anti-russa dovrebbe essere ampliata e le restrizioni sulle forniture di armi all’Ucraina dovrebbero essere revocate.
Il presidente americano Joe Biden ha risposto che gli Stati Uniti avrebbero aiutato con le consegne di armi, anche se le spedizioni precedentemente annunciate non erano ancora iniziate. A quanto pare, però, gli Stati Uniti si sono spaventati e hanno fatto decollare due Boeing E6 Mercury per il controllo e le comunicazioni. Sono progettati per fornire un sistema di comunicazione di riserva per i sottomarini nucleari con missili balistici e sono anche utilizzati come posto di comando aereo per il Comando strategico congiunto delle forze armate statunitensi.
Una certa costernazione dell’establishment globalista può essere rintracciata anche nella copertura mediatica.
In un editoriale del Washington Post si legge che “la cosa migliore che il Presidente Biden e i suoi colleghi leader della NATO possono fare è continuare le sanzioni e le spedizioni di armi che indeboliscono l’esercito russo e danno all’Ucraina la possibilità di reagire”. Venerdì Biden ha dichiarato che lo farà, visto che è in preparazione un altro pacchetto di armi da 1,1 miliardi di dollari. Per quanto sia stato simbolico e psicologicamente importante per il Presidente Vladimir Zelenski annunciare, in risposta alle minacce di Putin, che l’Ucraina chiederà l’immediata adesione alla NATO, non è necessario che i leader occidentali agiscano su questa difficile questione. Dovrebbero invece finalizzare e attuare il loro piano per limitare il prezzo delle esportazioni di petrolio russo e accelerare i preparativi per rifornire di energia le case e le imprese europee durante l’inverno.
All’ordine del giorno dovrebbero esserci anche contatti diplomatici o pressioni da parte di India, Cina e Turchia, che sembrano sempre più stanchi delle azioni di Putin e potrebbero contribuire a convincerlo ad abbandonarle”.
Ovvero, continuare la linea delle sanzioni e della pressione diplomatica.
The Hill ha lasciato intendere in modo ancora più esplicito che nella stessa NATO non è tutto così liscio come sembra a prima vista:
“La tossicità delle attuali sfide della NATO è esacerbata dalla crisi energetica innescata da Vladimir Putin che ha trasformato in armi le vaste risorse energetiche della Russia, da cui l’Europa è diventata troppo dipendente. Ironia della sorte, l’Europa si è posta questo dilemma con l’aggressivo perseguimento di un’agenda “verde” che ha di fatto distrutto le capacità nucleari e di combustibili fossili del continente. In un articolo del Wall Street Journal, Joseph Sternberg ha illustrato le ferite autoinflitte dell’Europa, indicando l’avvicinarsi di uno “tsunami di fallimenti” dovuto ai prezzi dell’energia.
Mentre questi problemi economici attanagliano i Paesi della NATO, generando una concomitante instabilità politica, le crepe nella “unità” dell’Alleanza nei confronti dell’Ucraina potrebbero continuare a moltiplicarsi. La prevista adesione di Finlandia e Svezia alla NATO è stata bloccata dalla Turchia almeno fino al 2023, in attesa che questi Paesi promettano di tenere a freno il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, che il presidente Recep Tayyip Erdogan considera una minaccia per il suo Paese. Con i porti del Mar Nero di fatto bloccati dalla Russia, l’Ucraina ha iniziato a esportare grandi quantità di grano in Europa a prezzi ridotti, causando, secondo quanto riferito, il malcontento degli agricoltori europei e proteste di piazza dalla Francia alla Bulgaria.
Secondo l’ex diplomatica statunitense Kathleen Doherty, le imminenti elezioni potrebbero minare ulteriormente il fragile impegno della NATO nel sostenere i costi economici del conflitto in Ucraina. Con un recente sondaggio di Rasmussen che mostra come l’80% degli americani consideri la sicurezza nazionale una questione importante per le elezioni di novembre e il 42% consideri il conflitto in Ucraina dannoso per la sicurezza americana, anche gli Stati Uniti – leader della NATO – non sono immuni dal cambiamento dell’opinione pubblica.
I ricordi europei della mancata consultazione dei contingenti NATO in Afghanistan da parte dell’amministrazione Biden prima dell’improvviso e incompetente ritiro americano non sono svaniti e contribuiscono chiaramente alle attuali ansie sulla nostra potenziale imprevedibilità e inaffidabilità come alleato. In questo senso, anche la fissazione di molti politici americani di spicco sul principio “America first” non è incoraggiante.
Alla luce del continuo deterioramento economico, mentre l’Europa affronta un inverno rigido e l’instabilità sul campo di battaglia in Ucraina, le proteste pubbliche contro l’unità della NATO dovrebbero essere viste come un segnale sempre più incerto”.
In questo modo la pubblicazione ha spostato l’attenzione dai problemi creati dal sabotaggio di Nord Stream all’agenda verde, incolpando di fatto l’Europa stessa di tutti i suoi guai. In effetti, le preoccupazioni per le emissioni di anidride carbonica e altre fantasie ambientali hanno aggravato la situazione energetica dell’UE. Ma il gas naturale è una delle fonti energetiche più pulite. Ma ora non è disponibile nelle giuste quantità.
L’Italia è stata ufficialmente avvertita da Gazprom che interromperà la fornitura di gas naturale a partire da ottobre perché non c’è possibilità di transito attraverso l’Austria.
Nel frattempo ci sono proteste di massa in molti Paesi europei. Francia, Gran Bretagna, Germania, Italia: in molte città migliaia di persone scendono in piazza. È chiaro che molte persone comprendono il reale contesto del conflitto in Ucraina e non vogliono sopportare le politiche imposte dai loro governi.
Il ruolo degli Stati Uniti in questo conflitto sta diventando sempre più chiaro. Il New York Times riporta che il Pentagono ha deciso di aprire un centro di comando in Germania per coordinare tutti i processi di addestramento delle Forze armate ucraine e per organizzare le forniture militari a Kiev.
Il centro di comando comprenderà circa 300 persone e sarà situato a Wiesbaden, dove si trova il quartier generale dell’esercito americano in Europa.
Il piano è stato presentato dal capo del Comando europeo degli Stati Uniti e Comandante in capo delle Forze alleate in Europa, Christopher Kavoli. Secondo il piano, il nuovo centro sarà “sotto un unico comando” di un generale americano, che riferirà direttamente a Kavoli.
Così vediamo che è Washington a sostenere le azioni aggressive dell’Ucraina, che vengono utilizzate per indebolire la Russia.
Alcuni cercano di servire il loro mecenate. Ad esempio, la Corea del Sud che, secondo iDNES, invierà all’Ucraina un pacchetto di aiuti militari del valore di 3 miliardi di dollari attraverso le imprese ceche. È già noto che saranno forniti SAM Shingung e un gran numero di proiettili d’artiglieria. In via provvisoria, la fornitura viene pagata dagli Stati Uniti. Ma nella nuova realtà, soprattutto dopo la ratifica finale dell’incorporazione delle quattro regioni alla Russia, tutti i nemici dovranno affrontare una dura risposta. E non solo in Ucraina. È noto che si stanno preparando nuove contro-sanzioni contro gli Stati Uniti. La Russia diventerà più attiva nella sua politica estera, adottando una strategia anticoloniale e cacciando gli agenti occidentali ovunque possibile. Il grande gioco del XXI secolo è entrato nel vivo.
Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini