La prospettiva di Dugin
Il problema della decadenza dell’Occidente e delle conseguenze a livello planetario di questa sua condizione non sono affrontabili facilmente. Gli aspetti economici si mescolano a quelli sociali, in un meccanismo che li rende reciprocamente causa ed effetto, portandoli quindi a condizionarsi vicendevolmente. Tale meccanismo sancisce perciò l’inutilità di qualsiasi tentativo di analisi basato sulla divisione netta tra i due mondi.
La fine del comunismo capitata oramai trenta anni fa e simboleggiata dalla caduta del muro di Berlino (muro di separazione voluto sì dai sovietici ma anche dalle potenze occidentali che ne hanno da poco celebrato ipocritamente la scomparsa) ha rivitalizzato il capitalismo dando l’abbrivio alla sua forma attuale di neo-liberismo.
Veleno tossico, questa nuova variante di capitalismo si è diffusa con estrema facilità, non trovando sulla sua strada nulla che la potesse ostacolare. Da qui, certe sofferenze che i popoli occidentali hanno sperimentato fin ora e che sono tracimate al di fuori di ambiti puramente economici per riversarsi in quelli umani e sociali.
Dagli sproloqui sul gender all’esaltazione impossibile di nuovi e fallaci costrutti familiari, dalla distruzione dei tessuti sociali tradizionali al trans-umanesimo cibernetico, all’imposizione per legge (manu militariperché sotto la coercizione di una punizione severa da parte dello Stato) della proibizione di sentimenti sgraditi come l’odio per l’instaurare l’ultima e definitiva società dell’amore e della tolleranza totale.
È evidente a chi vuole vedere, come la società occidentale, in ogni dove, sia composta da una percentuale spaventosamente alta di adulti bambini. Nulla cambia si tratti di fiocchi di neveventenni svelti ad offendersi per un nonnulla e bisognosi di continue attenzioni e rassicurazioni obimbi-minkiadi quaranta o cinquanta anni che credono di combattere i cambiamenti climatici (altra grande narrativa del momento) spostandosi di pochi metri, pigri ma impettiti, su un monopattino elettrico invece che a piedi.
Poco cambia perché siamo di fronte a gruppi pericolosamente vasti di persone auto-ridottesi a greggi di pecore decerebrate con il proprio esplicito consenso e la propria fattiva collaborazione.
Purtroppo anche il resto del mondo ne affronta le conseguenze, dal momento che le élite neo liberiste (di cui i maggiordomi italiani, se avessero cervello, dovrebbero diffidare a dispetto dell’apparente familiarità con cui vengono trattati) hanno cercato e cercano di esportare con ogni mezzo il tipo di società che prediligono, anche con la guerra. Ne sanno qualcosa i popoli investiti dalle cosiddette “rivoluzioni colorate”, che continuano a vivere sulla propria pelle gli effetti devastanti delle ossessioni democratiche dell’Occidente attuale.
Tale società non può avere alcun futuro perché nega la centralità della famiglia, dei genitori, del lavoro stabile, dell’istruzione, della salute pubblica sostituendo tutto con un amalgama fluido e perennemente mutevole, costituito da uomini e donne senza radici, sotto la dittatura del dio denaro e sempre alla ricerca della narcosi indotta da piaceri effimeri ma continuamenti riproposti.
L’unica rappresentazione realistica dei componenti di una tale società è, a mio avviso, il disperato Uomo di Munch.
È una società, questa che i potenti della Terra lato Occidente vogliono ancora assolutamente consolidare ed esportare, che permette tutto quello che svilisce l’Uomo ma proibisce tutto quello che lo può innalzare.
Con Alexandr Dugin, il noto filosofo russo, ho cercato di capire alcuni aspetti di un problema che è nato in seguito anche e soprattutto all’assenza temporanea della Russia dal palcoscenico della Storia e il cui ritorno ha innescato un meccanismo di resistenza da parte del Moloch neo-liberista che fino ad allora era sicuro del proprio successo.
L’avvento di Donald Trump alla presidenza americana ha incrinato ancor di più questa certezza, accendendo in molti la speranza di un suo scardinamento definitivo che però non è facile da ottenere ed è purtroppo ancora lungi dall’essere compiuto.
La creazione intellettuale di Dugin, la sua Quarta Teoria Politica, parte dal presupposto che le tre precedenti realizzazioni della modernità, capitalismo comunismo e nazionalismo nazi-fascista, hanno tutte fallito nel rispondere ai bisogni reali delle Nazioni e che quindi sia necessaria una costruzione più generale, un frameworkdirebbero gli anglosassoni, flessibile e adattabile alla Storia specifica e alla cultura tradizionale dei singoli popoli.
Infine l’Italia, persa in una propria tempesta esistenziale. Dugin ben a ragione individua nell’attuale Partito Democratico, i vecchi ex comunisti, una delle cause feroci che ostacolano lo sviluppo del nostro Paese. È ancora da verificare, tuttavia, se la Lega di Matteo Salvini ed eventualmente i rimasugli del Movimento 5 Stelle possano effettivamente operare nella direzione opposta.