Antikeimenos [2]

27.06.2022

L’ontologia dei denotati nel tradizionalismo

Qual è la struttura semiotica del Tradizionalismo, cioè della Tradizione – o, se si vuole, della “Tradizione primordiale”? Questa struttura rappresenta, rispetto a tradizioni specifiche, una sorta di meta-linguaggio che generalizza le proprietà paradigmatiche di tradizioni specifiche come linguaggi specifici. Abbiamo cioè a che fare con una serie generalizzante di segni, che possiamo cercare di attribuire al campo del significante.

Ma guardate: è un significante speciale che non coincide con nessuna tradizione o religione particolare. Ed ecco la cosa interessante: qual è il campo corrispondente del significato, cioè le denotazioni del tradizionalismo? O, in altre parole, qual è l’insieme dei significati connotativi del tradizionalismo che ne costituiscono le “essenze” come discorso?

Il metalinguaggio in generale (e il tradizionalismo in particolare) ha un campo denotativo o connotativo? Se il metalinguaggio è una costruzione puramente artificiale, allora non esiste questo campo, perché il metalinguaggio serve solo come descrizione tecnica del funzionamento del linguaggio reale. Ma se ammettiamo (insieme a Guénon) che il tradizionalismo non è un’astrazione tecnica riassuntiva, ma l’espressione di una struttura eterna permanente e sovrastorica, allora c’è.

Quindi, per parlare dell'”Anticristo” al di fuori del contesto cristiano – in modo che questa figura abbia un senso e un significato – siamo costretti ad adottare la prospettiva primordialista. Altrimenti saremo costretti a limitarci a confrontare le serie a tre livelli delle diverse religioni, eliminando la possibilità stessa di occuparci di ciò che (ontologicamente e semanticamente) è comune ad esse (se non nel senso di a posteriori e lontanamente estraneo – cioè nominalistico! – osservazioni e generalizzazioni), poiché, a rigore, non hanno nulla in comune (ontologicamente no, non come unità di significato).

L’Anticristo nel cristianesimo

Detto questo, dobbiamo comunque tornare al contesto cristiano, da cui partire per studiare la semantica e il significato di questa figura.

L’Anticristo segna la fine dei tempi, l’eone escatologico, il culmine dell’apostasia (ἀποστασία). Egli riassume le condizioni (storiche, sociali, esistenziali, ontologiche, ecc.) in cui la salvezza è massimamente difficile e complessa, e tutte le cose nel mondo e persino nella religione sono capovolte. L’Anticristo finge di essere Cristo e Dio, e così abilmente che molti non riescono a riconoscerlo. Questa è l’essenza della sua funzione: confonde, inganna, perverte, finge una cosa per un’altra; è un arlecchino, un attore, un clown, un giullare.

La figura dell’Anticristo nella semantica del cristianesimo può essere considerata multidimensionale. Strutturalmente, è strettamente legato al paradigma cristiano della storia. Questa storia va dal paradiso alla caduta nel peccato, alle svolte nel destino del popolo eletto, poi a Cristo, poi alla Chiesa, poi alla liberazione di Satana dalle sue catene e alla fine del mondo, che culmina nel Giudizio Universale. La fase dell’apparizione dell’Anticristo è l’ultima prima della fine del mondo e della seconda venuta di Cristo. Pertanto, il tema dell’Anticristo può essere preso come strumento per misurare il tempo cristiano, e molto dipende da come si calcola il tempo, dall’atteggiamento nei confronti della società, del mondo, persino della religione. Perché – e questa è la cosa più importante! – L’Anticristo contraffà tutto, la sua epoca è l’epoca della contraffazione. Contraffazione di cosa? Tutto: il mondo, la religione, la società, il potere, l’uomo. È l’epoca dei simulacri, dei surrogati, delle copie perverse. E quindi, di fronte all’elemento dell’Anticristo, il popolo di quest’ultimo periodo deve agire ed essere diverso da prima. Vedendo l’acqua, una stella, un uomo o un tempio, i cristiani del periodo pre-Anticristo li trattano di conseguenza. Ma i cristiani del periodo anticristo sono invitati ad agire diversamente. Non fidarsi, mettere alla prova, essere vigili davanti alle cose più semplici e familiari. Il familiare non esiste più. C’è una fregatura nascosta in ogni cosa. L’età dell’Anticristo è l’età del sospetto.

Catechon e l’Anticristo

La definizione dell’Anticristo ha una dimensione politica nella tradizione ortodossa.

Per esteso, è fondamentale per la storia del cristianesimo quanto segue:

 

3. Nessuno vi inganni in alcun modo, perché quel giorno non verrà, se prima non verrà l’apostasia e non sarà rivelato l’uomo del peccato, il figlio della perdizione, 3. μή τις ὑμα̃ς ἐξαπατήση̨ κατὰ μηδένα τρόπον ὅτι ἐὰν μὴ ἔλθη̨ ἡ ἀποστασία πρω̃τον καὶ ἀποκαλυφθη̨̃ ὁ ἄνθρωπος τη̃ς ἀνομίας ὁ υἱòς τη̃ς ἀπωλείας
4. Colui che si oppone e si esalta al di sopra di tutto ciò che è chiamato Dio o che è santo, affinché nel tempio di Dio sieda come Dio, affermando di essere Dio. 4. ὁ ἀντικείμενος καὶ ὑπεραιρόμενος ἐπὶ πάντα λεγόμενον θεòν ἢ σέβασμα ὥστε αὐτòν εἰς τòν ναòν του̃ θεου̃ καθίσαι ἀποδεικνύντα ἑαυτòν ὅτι ἔστιν θεός
5. Non ricordi che te l’ho detto quando ero ancora con te? 5. οὐ μνημονεύετε ὅτι ἔτι ὢν πρòς ὑμα̃ς ταυ̃τα ἔλεγον ὑμι̃ν
6. E ora sapete che non vi è permesso di rivelarvi a lui a tempo debito. 6. καὶ νῦν τὸ κατέχον οἴδατε, εἰς τὸ ἀποκαλυφθῆναι αὐτὸν ἐν τῷ ἑαυτοῦ καιρῷ·
7. Perché il mistero dell’iniquità è già all’opera, ma non si compirà finché non sarà tolto di mezzo colui che lo trattiene. 7. τὸ γὰρ μυστήριον ἤδη ἐνεργεῖται τῆς ἀνομίας· μόνον ὁ κατέχων ἄρτι ἕως ἐκ μέσου γένηται.
8. E allora si manifesterà l’impenitente, che il Signore Gesù ucciderà con lo Spirito della sua bocca. 8. καὶ τότε ἀποκαλυφθήσεται ὁ ἄνομος, ὃν ὁ κύριος Ἰησοῦς ἀνελεῖ τῷ πνεύματι τοῦ στόματος αὐτοῦ καὶ καταργήσει τῇ ἐπιφανείᾳ τῆς παρουσίας αὐτοῦ,
9 E distruggerà, con la manifestazione della sua venuta, colui la cui venuta, per opera di Satana, sarà con ogni potenza e segni e prodigi falsi [3]. οὗ ἐστιν ἡ παρουσία κατ’ ἐνέργειαν τοῦ Σατανᾶ ἐν πάσῃ δυνάμει καὶ σημείοις καὶ τέρασιν ψεύδους.

In slavo ecclesiastico i luoghi corrispondenti:

6. E ora lo tratteniamo, affinché gli appaia a suo tempo.
7. Il mistero dell’iniquità è già stato affrontato, in modo che chi resiste ora sarà preservato dal mercoledì.

“Detentore” – τὸ κατέχον – è un participio neutro e si riferisce al “regno”, all'”impero”, mentre “custode” – ὁ κατέχων – è un participio maschile e indica colui che detiene, cioè il “Re”, l'”Imperatore”. Entrambe le parole sono formate dal verbo κατέχειν, tenere, tenere, letteralmente; significa “avere sotto”, “possedere”. Da qui la parola russa per “globo” e “potere” – ciò che il governante, il possessore, “detiene”.

È così che il commento di Giovanni Crisostomo alle Lettere di San Paolo interpreta il tema in questione:

È giusto che chiunque si chieda, prima di tutto, che cos’è un trattenimento (τό κατέχον), e poi si trovi a voler sapere perché Paolo ne parla in modo così vago. Che cosa significa “trattenere”, cioè “ostacolare”? Alcuni dicono che è la grazia dello Spirito Santo, mentre altri dicono che è lo Stato romano; con questi ultimi sono più d’accordo. Perché? Se avesse voluto parlare dello Spirito, non lo avrebbe espresso in termini vaghi, ma avrebbe detto con certezza che la grazia dello Spirito Santo, cioè i doni (straordinari), interferiscono con la sua venuta. Inoltre, sarebbe stato necessario che egli venisse già, se poi fosse venuto quando i doni (straordinari) erano appassiti, perché erano già appassiti da tempo; ma poiché (l’apostolo) ha detto questo a proposito dello Stato romano, è comprensibile perché ne faccia solo un accenno e parli segretamente fino a quel momento. Non voleva incorrere in inutili inimicizie e inutili pericoli. Infatti, se avesse detto che lo Stato romano sarebbe stato distrutto in breve tempo, allora lui, in quanto agitatore, sarebbe stato immediatamente spazzato via, e (con lui) tutti i credenti, in quanto viventi e impegnati per esso.

Per questo non ha usato tale espressione, né ha detto che sarebbe seguito presto, anche se (implicitamente) lo dice sempre. (…) Allo stesso modo dice esattamente qui: “ora tenetevi forte (ò κατέχων) fino a mercoledì”. Cioè: quando lo Stato romano cesserà di esistere, allora verrà lui (l’Anticristo). Ciò giustamente, – perché finché questo stato è temuto, nessuno si sottometterà presto (all’Anticristo); ma dopo che sarà distrutto, si instaurerà l’illegalità ed egli cercherà di rubare tutto il potere, sia umano che divino. Come prima sono stati distrutti i regni, cioè i Medi dai Babilonesi, Babilonia dai Persiani, i Persiani dai Macedoni, i Macedoni dai Romani, così quest’ultimo sarà distrutto dall’Anticristo, ed egli stesso sarà sconfitto da Cristo e non avrà più il dominio. E tutto questo ci viene trasmesso con grande chiarezza da Daniele. “E poi”, dice, “apparirà l’impenitente. E poi? A questo segue immediatamente la consolazione: (l’apostolo) aggiunge: “che il Signore Gesù ucciderà con lo spirito della sua bocca e abolirà con la manifestazione della sua venuta; ma la sua venuta è secondo l’opera di Satana”. Come il fuoco, quando si avvicina, prima della sua venuta tormenta e distrugge i piccoli animali, che sono anche lontani, così allo stesso modo Cristo con il suo comando e la sua venuta ucciderà l’Anticristo. Basta apparire a Lui e tutto questo sarà distrutto. Nel momento in cui apparirà (il Signore), porrà fine all’inganno [4].

L’allontanamento del Catechon-Imperatore dall’ambiente (ἐκ μέσου) è un segno e contemporaneamente il meccanismo della venuta dell’Anticristo. In altri termini, si tratta della transizione dalla società tradizionale (che nell’Ortodossia si esprime nella sinfonia dei poteri e nel principio cesare-papista [5]) – alla società post-tradizionale. Con questo inizia l’ultima era della sostituzione.

Non tutti i cristiani lo ammetteranno, ma nel Medioevo la maggior parte dei cattolici era d’accordo con questa interpretazione della II Lettera ai Tessalonicesi (che parla del “figlio della perdizione” e del “mistero dell’illegalità”) applicata all’Imperatore e all’Impero Romano d’Occidente delle Nazioni Germaniche [6]. Tra l’altro, è crollato nella persona dell’Austria-Ungheria nel 1917, contemporaneamente all’Impero russo e all’Imperatore russo.

Ma anche quei cristiani che interpretano il passo sui catecumeni non politicamente, ma metaforicamente, pensano strutturalmente. “Titolare” con loro assume un significato generalizzato di “pietà”, “santità”, che abbandona la società.

[3] Seconda Lettera di San Paolo ai Tessalonicesi (Tessalonicesi). 2:3-9.

[4] San Giovanni Crisostomo. Opere del nostro santo padre Giovanni Crisostomo, arcivescovo di Costantinopoli. Т. 11. Libro 1. Ibidem, pagg. 597-598.

[5] Dugin A.G. Noomachia. Logos bizantino. Ellenismo e Impero. Mosca: Progetto accademico, 2016.

[6] De Stefano A. L’idea imperiale di Federico II. Parma: Edizioni all’insegna del Veltro, 1999.

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini

Antikeimenos [1]