La contro-egemonia nella teoria del mondo multipolare [4]

26.05.2022

Denunciare l’eurocentrismo nella sociologia storica

Il moderno studioso di Relazioni Internazionali e uno dei principali rappresentanti della sociologia storica delle Relazioni Internazionali, John Hobson, presenta un approccio completamente diverso a questo problema. Nella sua opera chiave, The Eurocentric Conception of World Politics (La concezione eurocentrica della politica mondiale) [xvii], Hobson analizza quasi tutti gli approcci e i paradigmi delle IR in termini di gerarchie che si fondano, in linea di principio, sul confronto degli Stati, dei loro ruoli, delle loro strutture e dei loro interessi con la società occidentale come standard di riferimento universale. John Hobson conclude che tutte le scuole di IR, senza alcuna eccezione, si basano su un eurocentrismo implicito che riconosce l’universalità delle società occidentali e ritiene che la storia europea sia una fase obbligatoria per tutte le altre culture. Hobson considera giustamente questo approccio una forma di razzismo europeo che passa gradualmente e impercettibilmente dalle teorie biologiche della “superiorità della razza bianca” alle nozioni di universalità dei valori, delle strategie, delle tecnologie e degli interessi culturali occidentali. Il “fardello dell’uomo bianco” diventa “l’imperativo della modernizzazione e dello sviluppo”. Allo stesso tempo, una società e una cultura indigene sono sottoposte alla “modernizzazione” per default – nessuno chiede se sono d’accordo sul fatto che i valori, le tecnologie e le pratiche occidentali sono universali o se sono oggetto di rifiuto. Solo di fronte a forme violente di resistenza disperata, sotto forma di terrorismo o fondamentalismo, l’Occidente si pone talvolta la domanda: “Perché ci odiano così tanto?”; la risposta è preconcetta: “La ferocia e l’ingratitudine dei popoli non europei per tutte le benedizioni che la “civiltà” occidentale porta con sé”.

Hobson mostra in modo importante e convincente che il razzismo e l’eurocentrismo non esistono solo nelle teorie borghesi dell’IR, ma anche nel marxismo, compresa la teoria critica dell’IR (neo-gramscianesimo). I marxisti, nonostante la loro critica alla civiltà borghese, rimangono convinti che il suo trionfo sia inevitabile e quindi condividono un comune eurocentrismo nei confronti della cultura occidentale. Hobson mostra come lo stesso Marx giustificasse in parte le pratiche coloniali nella misura in cui esse portavano alla modernizzazione delle colonie e, quindi, acceleravano l’insorgere delle rivoluzioni proletarie. In prospettiva storica, quindi, il marxismo è complice della globalizzazione capitalista e alleato delle pratiche razziste di civilizzazione. La decolonizzazione è considerata solo un preludio alla costruzione dello Stato borghese, che deve ancora avviarsi alla piena industrializzazione e alla futura rivoluzione proletaria. Ben poco si discosta dalle teorie dei neoliberisti e dei transnazionalisti.

John Hobson propone quindi di iniziare a costruire un’alternativa radicale, uno sviluppo della teoria delle IR che non si basi sull’eurocentrismo o su approcci razzisti. Egli sostiene il progetto di un “blocco contro-egemonico” che, pur essendo nominato dal neo-gramscianesimo, si libererebbe da ogni forma di eurocentrismo e quindi si amplierebbe qualitativamente.

Il progetto di una teoria non eurocentrica delle IR ci porta direttamente alla teoria del mondo multipolare.

La contro-egemonia nella teoria del mondo multipolare [1]

La contro-egemonia nella teoria del mondo multipolare [2]

La contro-egemonia nella teoria del mondo multipolare [3]

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini