Antikeimenos [1]

20.06.2022

Ontologia ed esperienza dell’Anticristo radicale: aspetti semantici, religiosi, sociologici e di scienza politica

Tradizionalismo e semiotica

Lo scopo di questo articolo è quello di considerare la figura dell'”Anticristo” e il campo semantico della “fine dei tempi” senza alcuna tradizione religiosa particolare. Ma la figura dell'”Anticristo” (Ο Αντίχριστος) ha un legame con il cristianesimo. Di conseguenza, possiamo dire che stiamo guardando non solo e non tanto direttamente alla figura cristiana dell’Anticristo, ma anche ai suoi analoghi. Questo ci porta al tema del tradizionalismo.

Che cos’è il tradizionalismo? Non è una delle tradizioni. È quella matrice strutturale, quel paradigma che è comune alle diverse tradizioni. Se le confrontiamo con la società moderna, con la New Age e con il paradigma secolare della scienza moderna, sembra che tutte le tradizioni e le religioni particolari abbiano qualcosa in comune. Il desiderio di descrivere, identificare e individuare questa cosa comune porta al tradizionalismo.

In tale contesto, il tradizionalismo può essere inteso come il risultato di un’analisi sociologica della modernità (con conclusioni negative) e di un parallelo comparativismo di specifiche tradizioni. Ma pretende (ad esempio, nella persona di Guénon[1]) di essere qualcos’altro: il “primordialismo”, cioè che il tradizionalismo sia un’espressione della Tradizione primordiale, che precede, piuttosto che seguire, le tradizioni conosciute.

Non discuteremo ora se questa affermazione sia giustificata. Per ora ci basta che il procedimento sociologico che ricostruisce il tradizionalismo o il paradigma della società tradizionale in contrasto con la società moderna sia del tutto credibile. Già questo conferisce credibilità a Guénon, ma se la sua convinzione che il concetto sociologico e filosofico di “Tradizione” corrisponda realisticamente e storicamente, oltre che ontologicamente, a una qualche essenza di fondo che può essere percepita esperienzialmente (comprese le forme metafisiche e spiritualizzate di esperienza) sia giustificata, richiede una considerazione più attenta. In altre parole, se si possa parlare di una vera “primordialità” e non di una mera ricostruzione mentale a posteriori, simile alle generalizzazioni postmoderne, è una questione aperta.

Il valore di Guénon nel contesto del Postmoderno è evidente, ma come si rapportano le sue idee alle strutture del Premoderno? E c’è qualcosa nel Premoderno che egli individua come sua parte centrale, cioè la Tradizione Primordiale?

La nostra esitazione ci impedirà di cadere nel sincretismo, nella New Age, nell’occultismo e nel neo-spiritualismo. Non emettiamo un verdetto, ma diciamo: accettiamo la tesi della “Tradizione” e persino della “Tradizione primordiale” come concetto certamente operativo sociologicamente (struttura comune a specifiche tradizioni) e mettiamo (per ora) fuori parentesi la sua validità storica e ontologica.

Affrontiamo il problema in termini di semiotica. Che cos’è una tradizione particolare? Una tradizione religiosa, ad esempio. È una lingua[2]. Questo linguaggio è strutturato, contiene segni e sintassi, crea campi di significato (connotativi – per gli strutturalisti), costituisce o descrive (costituisce) denotazioni. In ogni caso, una particolare tradizione presenta tre livelli linguistici e logici:

Una serie di segni (simboli, dogmi, trame, miti, narrazioni), cioè strutture di significazione;

  • una serie di significati (significanti);
  • una serie di significati (che regolano le relazioni della prima e della seconda riga – o la relazione dei segni della prima riga tra loro, le connotazioni).

Per esempio, quando un musulmano dice “Allah” intende un significato diverso da quello che intende un cristiano quando dice “Dio”. Senza un’analisi dettagliata delle tre file non possiamo capire nulla di una particolare tradizione. Quindi “Anticristo” – in senso stretto – ha senso (e significato) solo come figura della narrazione cristiana, dei dogmi cristiani; è legato a Cristo in modo complesso (il più delle volte all’inverso) e ci indica un denotativo (denotato) che è costituito esclusivamente dalla religione cristiana e rimane nel suo ambito. È possibile parlare dell’Anticristo come di una connotazione che deriva il suo essere dalla sua collocazione concettuale nel sistema del linguaggio cristiano e dalla sua struttura.

Lo stesso si può dire di qualsiasi figura di una particolare religione. Per esempio, il Khizra dei musulmani o il profeta Elia degli ebrei. Alcune cose hanno lontani analoghi in altre religioni, altre no.

Inoltre, ci sono prestiti e reinterpretazioni delle stesse figure in contesti diversi, e questo complica l’analisi.

[1] Guenon, R. La crisi del mondo moderno. Mosca: Centro Arktovegiya, 1991.

[2] Dugin A. Filosofia del tradizionalismo. Mosca: Arctohegya-Centre, 2002.

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini