Gli Stati Uniti stanno ritornando in Siria?
Gli Stati Uniti sono entrati in una nuova fase delle loro operazioni militari nell'est dell'Eufrate rafforzando la loro presenza militare [1] nel nord-est della Siria e costruendo una seconda base militare nell'area di Al-Malikiyah (Derek) alla periferia di Hasakah.
Meno di un mese fa, gli Stati Uniti hanno costruito una nuova base militare vicino alla zona di Tal Alu ad Al-Ya'rubiyah.
Il governo siriano ha reagito alla mossa, dicendo che l'obiettivo degli Stati Uniti è quello di continuare a saccheggiare la ricchezza siriana e garantire le rotte utilizzate per rubare il petrolio estratto dalla Siria.
Nel frattempo, il 9 febbraio il Pentagono ha annunciato che le sue forze non hanno più alcuna responsabilità per il petrolio in questa parte della Siria e che la loro unica missione nella regione si sarebbe limitata a combattere il gruppo terroristico dell'ISIS!
Ancora, le forze democratiche curde siriane (SDF), che stanno sfruttando al meglio la base per impedire l'avanzata della Turchia e garantire l'accesso ai pozzi petroliferi, sono rimaste in silenzio.
D'altro canto, le informazioni ottenute dalla periferia di Hasakah indicano un aumento dell'attività americana nell'area e lo scavo e la costruzione di diverse barriere nell'area “Ain Diwar”, che è [sempre] più simile a una base in un punto strategico.
Alcuni esperti ritengono che la costruzione della base militare sia un tentativo di sopperire al precedente errore degli Stati Uniti di lasciare la regione nel 2019, perché l'est dell'Eufrate è un punto strategico importante in termini di localizzazione, area, ricchezza e vicinanza all'Iraq e alla Turchia.
Gli Stati Uniti hanno attualmente due basi nella regione e stanno lavorando per costruirne una terza, il che non significa altro che il ritorno degli Stati Uniti sul caso siriano e la ripresa del sostegno ai suoi alleati nel paese.
Il punto è che l'espansione della presenza statunitense nella regione è un segno dell'inutilità delle dichiarazioni ufficiali del Pentagono sul mancato interesse per i pozzi petroliferi nella regione, soprattutto da quando il 30 luglio 2020 gli Stati Uniti hanno firmato un contratto con la Delta Crescent Energy per l'estrazione di petrolio dalla regione, piano che è stato approvato anche dal Congresso.
Indipendentemente dalle buone relazioni di Biden con i curdi siriani, le entrate petrolifere sono state storicamente la principale fonte delle forze curde sostenute dagli Stati Uniti che possiedono il più importante giacimento petrolifero siriano, quello di Al-Omar, il più grande in Siria.
Di conseguenza, la presenza degli Stati Uniti nella regione sembra avere due aspetti principali: primo, il dominio degli Stati Uniti sulla strada che collega l'Iraq a Beirut con la possibilità di chiudere Beirut a Teheran e, secondo, il controllo delle risorse naturali della regione, dove gli Stati Uniti hanno in precedenza commesso l’errore strategico di lasciarla e ora cercano ridurre l'influenza della Russia e indebolire quella della Turchia.
[1] https://pejournal.online/us-brings-equipment-to-syrias-oilfield/