Il patto Lega-Cinque Stelle arriva a Milano. E ora Renzi rischia davvero
«Renzi è peggio di Berlusconi. E Sala è peggio di Parisi». Parole e musica di Diego Corrado, candidato sindaco di Milano per il Movimento Cinque Stelle. Ribadite ieri, una volta di più, alla trasmissione radiofonica Un giorno da pecora. E dedicate a chi crede, ancora oggi, che Milano sia un caso a sé, che sotto la Madonnina l’alleanza populista tra Lega Nord e Movimento Cinque Stelle non appartenga alla sfera del possibile.
Nonostante a Roma sia Matteo Salvini che Giorgia Meloni abbiano già ammesso, nemmeno troppo velatamente, che sosterranno la candidata a Cinque Stelle Virginia Raggi in caso di ballottaggio contro il candidato del Partito Democratico Roberto Giachetti. Nonostante gli scambi di favori romagnoli, con i grillini che rinunciano a presentare candidati a Ravenna e Rimini per non togliere voti al candidato leghista e il Carroccio che ricambia il favore a Cesenatico.
Nonostante lo scisma del centrodestra torinese - con la Lega che corre da sola e non appoggia il candidato scelto da Berlusconi - lasci presagire uno schema analogo a quello romano.
Milano è per definizione un laboratorio politico. Sottovalutare i segnali deboli di questa corrispondenza di amorosi sensi tra Grillo e Salvini - soprattutto di fronte agli ultimi sondaggi che danno addirittura Parisi davanti di un incollatura al primo turno - è quantomeno un azzardo
A Milano il Movimento Cinque Stelle è di sinistra, si dice. Sarà. Ma sottovalutare i segnali deboli di questa corrispondenza di amorosi sensi tra Grillo e Salvini - soprattutto di fronte agli ultimi sondaggi che danno addirittura Parisi davanti di un incollatura al primo turno - è quantomeno un azzardo. Molto semplicemente perché Milano è per definizione un laboratorio politico.
Lo è stato nel 2011, quando la vittoria di Pisapia e della sinistra arancione diede una prima spallata all’ultimo decadente Berlusconi, che sarebbe crollato di lì a poco sotto il colpi dello spread. Lo è stato sino a qualche mese fa, vero cuore pulsante dello storytelling del Renzi di governo - con le code ad Expo che sinora sono state la miglior risposta che il premier è riuscito a opporre ai cosiddetti “gufi”. Lo è stato nella scelta di sostituire Pisapia proprio con il commissario dell’Esposizione Universale, emblema di una nuova classe dirigente manageriale, moderna, post-ideologica.
Certo è che il premier, negli ultimi mesi, sta girando a largo dal capoluogo lombardo. Nella migliore delle ipotesi, il premier vuole evitare di affiancare a Sala la sua immagine un po’ appannata di questi ultimi mesi. Nella peggiore, non vuole esporsi per evitare di essere travolto da un’eventuale sconfitta.
Chi annusa l’aria, sente puzza di bruciato. Il laboratorio meneghino si è rimesso in moto.