egemonia

Interventi statunitensi nei Caraibi

Interventi statunitensi nei Caraibi
10.05.2023

Il bacino dei Caraibi è una regione situata tra il Nord e il Sud America e comprende 35 Paesi, 26 dei quali sono insulari. La posizione geografica della regione, al crocevia delle due Americhe, le conferisce un’ulteriore importanza geopolitica e geoeconomica. Ad esempio, la regione caraibica è il crocevia delle rotte marittime che collegano l’Oceano Pacifico e l’Oceano Atlantico, le sue parti settentrionale e meridionale, nonché l’Africa e l’Europa da un lato e i continenti americani dall’altro. Gli Stati Uniti, percependo la regione come i propri confini costieri, cercano di assicurarsene il controllo per raggiungere la propria supremazia politica, economica e militare. Non è un caso che la regione caraibica sia stata a lungo al centro dei crimini contro l’umanità causati dalla tratta transatlantica degli schiavi e dalla schiavitù. I popoli dei Caraibi, rappresentati dalle varie popolazioni amerindie, erano percepiti dalle potenze atlantiche come selvaggi che dovevano essere governati dagli anglosassoni. L’attuazione del Codice della schiavitù, adottato alle Barbados e successivamente diffuso in tutti i Caraibi, è uno sviluppo significativo.

Multilateralismo senza egemonia

Multilateralismo senza egemonia
31.01.2023

In verità, l’idea dell’emergere di un sistema multilaterale senza egemonia americana era già stata avanzata da Giovanni Arrighi, che, nel 2005 (quasi 20 anni fa), riferendosi alle nuove campagne militari statunitensi in Medioriente, parlava di “dominio senza egemonia”. Accelerazioni in questa direzione si sono poi verificate con la crisi finanziaria del 2007-2008 e la pandemia del 2020, mostrando a tutto il mondo i limiti strutturali del cosiddetto “neoliberalismo” a guida statunitense.

Il fenomeno del gramscismo di destra: l’esperienza della Nouvelle Droite

Il fenomeno del gramscismo di destra: l’esperienza della Nouvelle Droite
24.11.2022

La Nouvelle Droite (dal francese, Nuova Destra) è un insieme di movimenti intellettuali apparsi nel 1968 come reazione alla crisi ideologica e al rafforzamento dell’egemonia liberale in Europa. Nel 1968, i movimenti classici di “destra” erano infarciti di motivazioni ideologiche liberali, come l’adozione del capitalismo, i sentimenti filoamericani e lo statalismo. A sua volta, anche il programma di “sinistra”, il cui nucleo era costituito dall’opposizione al capitalismo [1], risentiva delle influenze liberali. L’egualitarismo, l’individualismo, la negazione delle differenze tra le culture e l’universalismo rendevano i movimenti di “sinistra” alleati e partner della dottrina liberale.

L’importanza di inquadrare correttamente la nuova guerra fredda

01.11.2022

Le relazioni internazionali sono nel mezzo di una transizione sistemica globale dall’unipolarismo al multipolarismo, che si manifesta con l’emergere di diversi centri di influenza economici, militari, politici, tecnologici e di altro tipo in tutto il mondo, per non parlare della diversità dei sistemi socio-culturali che precedono tutto questo. Tuttavia, in Occidente è tabù discutere di queste tendenze, nonostante i politici le riconoscano in documenti come la valutazione annuale dell’intelligence statunitense.