Eurasia: una visione speciale del mondo

01.08.2022

L’Eurasia non è solo un concetto geografico, ma anche un’intera teoria, un sistema e una speciale visione del mondo. La sua essenza risiede in quanto segue.

Per secoli l’Occidente ha cercato di imporre le sue norme e i suoi criteri a tutta l’umanità. Questa è la sua politica di civilizzazione. E questo non è cambiato nel corso dei secoli, a prescindere da ciò che sta in testa all’ideologia dell’Occidente, sia essa il cattolicesimo, il protestantesimo, il modernismo, il liberalismo o il capitalismo. Con lo stesso fervore l’Occidente costruisce il suo impero a spese di tutti gli altri popoli. Sulla mappa del mondo questo si riflette nell’espansione dall’Europa all’Asia e, soprattutto, all’Eurasia, cioè il territorio dell’Impero russo situato nella zona chiave del centro assoluto. A ovest c’è l’Europa. A est l’Asia. Noi stessi siamo qualcosa di terzo.

L’Occidente crede che solo il suo percorso di sviluppo, solo la sua logica e solo i suoi valori siano universali e comuni a tutta l’umanità, e che tutti gli altri popoli semplicemente non l’abbiano ancora capito. Questo significa che l’Occidente, anche se temporaneamente (finché non lo capiranno), può ed è addirittura obbligato a governare gli altri. Con un programma così palese, l’Occidente è riuscito in pratica a colonizzare l’Oriente. Non è un’impresa facile, ma ci è riuscito. Ma l’Occidente ha vacillato di fronte alla Russia, all’Eurasia. Noi russi ci siamo opposti all’Occidente con qualcosa che lo ha fermato. L’Occidente ha ripetutamente cercato di conquistarci con la forza e con l’astuzia, ma noi abbiamo resistito. L’Est è caduto, ma noi no. E resistiamo ancora oggi. Questa è l’Eurasia come idea.

Eurasia significa non soccombere alle pretese di universalità dell’Occidente, rifiutare la sua egemonia e insistere sul fatto che nessuno ha il monopolio della verità, soprattutto l’Occidente. Eurasia è la possibilità per i popoli e le civiltà di seguire il proprio cammino e, se la logica del cammino lo richiede, non solo un cammino non occidentale, ma persino un cammino anti-occidentale. Questa è l’Eurasia. Questa idea è stata compresa dai primi eurasiatisti, Trubetzkoy, Savitsky e Alekseev negli anni Venti. Anche noi la comprendiamo. E Vladimir Putin la comprende, poiché non c’è altro significato di Eurasia.

Se comprendiamo la posta in gioco, tutto il resto diventa chiarissimo. Se noi siamo l’Eurasia, allora ne consegue che:

In primo luogo, dobbiamo rafforzare e difendere la nostra identità, la nostra cultura, la nostra fede, la nostra etica, la nostra filosofia, il nostro Logos russo. Eurasia significa contare sulle proprie forze e allearsi con tutti coloro che condividono il nostro atteggiamento e rifiutano l’egemonia dell’Occidente.

In secondo luogo, dobbiamo costruire una politica estera che ci permetta di essere completamente indipendenti dall’Occidente nelle sfere della difesa, della politica, della cultura, dell’economia e della tecnologia. L’Eurasia è il principio dell’autosufficienza di un grande spazio.

In terzo luogo, dobbiamo integrare lo spazio adiacente alla Russia contemporanea in un’unica confederazione o unione per creare insieme il potenziale sufficiente per essere un polo a pieno titolo in un mondo multipolare, non un mondo unipolare come l’Occidente sta cercando di imporci fino ad oggi. L’Eurasia è multipolarità.

Infine, dobbiamo creare un Ordine Eurasiatico simmetrico a quello che viene chiamato Governo Mondiale e che si sforza di gestire i processi globali dal punto di vista degli interessi dell’Occidente. L’Eurasia è principalmente una nuova élite che pensa in modo globale, ma il più delle volte in modo opposto a ciò che pensano e, soprattutto, fanno le sedi intellettuali dell’Occidente.

Solo così si può parlare di Eurasia al Forum economico. Altrimenti, non se ne parla affatto, e rimarranno solo chiacchiere vuote. Se intendiamo davvero quello che diciamo, ciò richiede un cambiamento radicale di tutta la politica, dell’ideologia, dell’intero percorso. Non abbiamo il tempo storico per muoverci cautamente passo dopo passo.

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini