Elezioni italiane 2018
08.03.2018
C’è molta euforia in Italia oggi: il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord festeggiano i risultati ottenuti alle ultime elezioni politiche. Qualcuno però piange e a ben ragione. Silvio Berlusconi non si aspettava certo la débâcle che ha subito la sua creatura, Forza Italia, e nemmeno il Partito Democratico di Matteo Renzi sospettava di trovarsi punito dagli elettori. Tuttavia, come è ben chiaro a tutti, i numeri non permettono a nessuno di formare un nuovo governo, sia esso costituito da un solo partito o da una coalizione. Ci vorrebbe una Grosse Koalition, come dicono i tedeschi, ma come? Ne parliamo con Marcello Foa, che ci rende partecipi delle sue opinioni sul post voto del 4 marzo.
D) La distribuzione dei voti rende impossibile realizzare un governo per un singolo partito o una singola coalizione. È quanto si prefiggeva la vecchia classe politica con la riforma elettorale votata non molto prima delle elezioni?
R) Solo in parte. L’establishment confidava nel fatto che il PD e Forza Italia avrebbero ottenuto sufficienti seggi per varare una “Grosse Koalition” all’italiana, con eventualmente il sostegno di centristi e della Bonino. Non si immaginavano che il Partito democratico potesse crollare sotto il 20% e che Forza Italia potesse essere scavalcata dalla Lega. Lo scenario emerso in queste ore sorprende sia la classe politica italiana sia l’establishment europeo.
D) Il Movimento 5 Stelle ha avuto un exploit incredibile ma i suoi voti sono concentrati in prevalenza al centro sud. Al Nord dominano invece gli altri partiti. Secondo lei come mai?
R) Innanzitutto, il successo della Lega nel Nord Italia è significativo: Salvini ottiene un successo straordinario in questa zona proprio quando decide di togliere la parola Nord e di darsi una nuova linea politica, più autorevole o moderata. Dunque ha saputo interpretare un malessere profondo, anche in chiave identitaria, soppiantando Berlusconi. Al Sud è mancata una vera alternativa ai 5Stelle: la Lega è solo agli inizi di un percorso e lì non muove (non ancora) le masse. Berlusconi ha perso appeal in queste zone e il Pd era allo sfascio. Di Maio ha saputo a sua volta interpretare un altro malessere profondo.
D) Emerge un’Italia spaccata in due a livello politico. Queste due anime possono comunicare o sono irrimediabilmente divise?
R) In teoria sì, in realtà no. E per una ragione: mentre la Lega ha cambiato i toni ma nell’ambito di un’evoluzione politica coerente su temi come l’economia, le tasse, l’immigrazione, la sicurezza, l’ostilità verso l’Europa; il Movimento 5 Stelle, invece, ha cambiato pelle. Fino a un anno fa la convergenza ideologica con la Lega era maggiore, ora Di Maio è diventato molto più istituzionale e mira ad accreditarsi presso quei poteri italiani ed europei che prima Grillo e Gianroberto Casaleggio criticavano duramente. È una differenza non sanabile a meno che Salvini cambi linea o che Di Maio torni quello dei primi tempi.
D) La Lega di Matteo Salvini ha sorpassato Forza Italia nella loro coalizione e questo era uno scenario che nessuno aveva previsto. Quali fattori hanno pesato sugli elettori? Che ne sarà del Cavalier Silvio Berlusconi?
R) Il desiderio di sentirsi rappresentati, il voto a favore di Salvini è un voto identitario. Berlusconi si è illuso che la sua capacità di seduzione fosse intatta, in realtà è stato percepito come superato e molto invecchiato. Le divertenti ma terribili parodie di un comico come Crozza, che ha dipinto il Cavaliere come un anziano smemorato che si appisola ogni due minuti, sono state a mio giudizio devastanti per la sua immagine. Ora, politicamente, è al capolinea.
D) Ci aspetta ora un Salvini premier con l’appoggio della sinistra sconfitta, in un classico scenario italiano?
R) No, è inverosimile che il Pd possa appoggiare un governo Salvini
D) I 5 Stelle riusciranno a formare un governo con qualcuno?
R) L’ipotesi più probabile è quella di un governo di unità nazionale Pd-M5S, a cui mira chiaramente l’establishment italiano. Quando la Confindustria dichiara di non aver paura di Di Maio, dice molto; forse tutto sulle intenzioni di certe élite.
D) La stella di Matteo Renzi è in caduta libera ma lui ha addirittura congelato le sue annunciate dimissioni da segretario del PD, fino alla formazione di un nuovo governo. Renzi senza vergogna?
R) Sì, è incredibile come non capisca mai la lezione. La sua arroganza è senza precedenti.
D) Forza Nuova e Casa Pound hanno ottenuto risultati risibili: il “pericolo fascista” è sempre stato inconsistente?
R) Assolutamente sì, un’operazione a tavolino inventata da una certa stampa (a cominciare da La Repubblica) per rinsaldare l’opinione pubblica attorno al governo e dunque al Pd. Un’operazione chiaramente pretestuosa, come dimostrato dai risultati.
D) Più Europa di Emma Bonino non ha superato lo sbarramento del 3%. Gli italiani sono stanchi di tutta questa Europa?
R) La Bonino piaceva nei salotti chic e il 70% degli italiani considera che l’Europa abbia tolto benessere al Paese. La Bonino, che è stata lautamente finanziata, si illudeva di ripetere il percorso di Macron. Un peccato di supponenza.
D) Come giudica il comportamento della grande stampa italiana, di coloro che dovrebbero essere tra i cani da guardia di un sistema democratico?
R) Purtroppo la grande stampa si è comportata male: non ha interpretato i veri umori del Paese e si è prestata ad evidenti strumentalizzazioni contro i 5 Stelle e Lega, vedi i falsi scoop sulle Fake news o sull’influenza russa su Di Maio e Salvini, vedi i tentativi di sostenere Berlusconi e di marginalizzare Salvini, oscurando le immagini dei 50mila in Piazza Duomo. Tra i grandi sconfitti di queste elezioni c’è anche la grande stampa mainstream.