Distensione nei rapporti con l’Occidente: il Piano Valdai funzionerà?
Per decifrare il vero potenziale del recente discorso di Valdai del presidente Putin – per la distensione con l’Occidente – dobbiamo, paradossalmente, guardare indietro al XV secolo.
L'”evento” del XV secolo fu la “scoperta” di un testo che irruppe nella Firenze medicea, facendo precipitare l’Europa in un vortice di disordini. Si trattava di un insieme di testi chiamato Hermetica, la cui esistenza era ben nota: scrittori come Clemente Alessandrino († 220 d.C.) e Origene († 253 d.C.) li veneravano come una straordinaria fonte di conoscenza interiore, molto prima l’avvento del Cristianesimo.
C’era solo un problema: nessuno in Europa lo leggeva.
Poi l’agente incaricato da Cosimo dei Medici di raccogliere per suo conto nuove scritture greche giunse a Firenze nel 1462 con un documento dalla Macedonia, che Cosimo acquistò all’istante dal suo esploratore.
La leggendaria, venerata Hermetica è arrivata a Firenze. Fu trascritto da persone di lingua greca tra il 100 e il 300 a.C., ma basato su testi egizi di molto anteriori. La scoperta di papiri ermetici nell’Egitto centrale negli anni ’40 rivelò che si trattava di un adattamento di materiale derivante dalla “Mente di Ra” – l’Uno – la Mente divina onnipervadente e quindi riflettente una tradizione intellettuale e scientifica che si estendeva molto indietro nel tempo.
Cosa c’entra questo con il discorso di Valdai di Putin? Ebbene, abbastanza diretto, sia per analogia che anche per avvertimento. Perché allora, il XV secolo, fu anche un periodo di cupi presentimenti, quando la forza vorticosa dell’insaziabile letteralismo protestante irruppe nel cristianesimo tradizionale, che fino ad allora aveva lottato per mantenere il suo posto tra il mondo letterale e il mondo dell’illuminazione interiore. Ovunque il cristianesimo tradizionale abbia cercato di costruire i suoi vasi, i dubbi critici li hanno seguiti, distruggendoli.
La guerra aperta tra sette cristiane sembrava inevitabile, con conseguenze disastrose per il mondo occidentale.
La storica Francis Yates ha suggerito che il Papa incoraggiasse segretamente la traduzione di questi testi ermetici. Il Papa ha auspicato che la loro idea centrale – quella radice della realtà insita nella multidimensionalità e nella deliteralizzazione causata dal pensare attraverso l’immagine – potesse permettere di unire le correnti europee che erano sull’orlo della guerra.
Giulio Camillo, uno dei più famosi pensatori del Cinquecento, parlando di cosa possa significare “immagine”, afferma che l’Hermetica “prende immagine e somiglianza una cosa sola, e il tutto al grado divino”.
Questo tipo di interpretazione simbolica, piuttosto che letterale, del cristianesimo all’epoca suscitò grande entusiasmo e speranza. Quest’ultimo si diffuse in tutta Europa, compresa l’Inghilterra protestante – a John Dee, il più grande filosofo del suo tempo e il più stretto consigliere della regina Elisabetta I.
Sembrava essere una fuga dalle nubi addensanti della Riforma e della Controriforma.
In ogni caso, Yates insiste sull’enorme influenza dell’Hermetica. Non solo in Italia, ma anche nell’Inghilterra protestante, l’ermetica ebbe un profondo effetto sulla cerchia di persone intorno alla regina Elisabetta I. Sir Philip Sidney, Sir Walter Raleigh, John Dunn, Christopher Marlowe, William Shakespeare, George Chapman e Francis Bacon erano ben conoscenza dei testi ermetici.
L’analogia con Valdai dovrebbe ora diventare chiara: il discorso di Valdai è incentrato sulla presentazione di un “concerto” di visioni polivalenti di civiltà (sfaccettature della civiltà in quanto tale) e multidimensionalità.
Allo stesso modo, nel paradigma Valdai, diverse civiltà possono perseguire valori spirituali diversi con la loro etica intrinseca, che sono anche alla base di diversi sistemi politici ed economici.
Nel 1614, uno studioso di nome Isaac Casaubon pubblicò una “analisi” dell’Hermetica, che sosteneva non fosse altro che un povero miscuglio di filosofia greca, cristiana ed ebraica, mescolata con un pizzico di astrologia e magia.
Era quella che oggi chiameremmo un’opera psyops di guerra finanziata da Giacomo I con una certa motivazione. L’ultra-ortodosso Giacomo I d’Inghilterra (e Giacomo VI) e Scozia era profondamente in disaccordo con la regina Elisabetta sulla natura del governo e assunse (a pagamento) Casaubon e altri per screditare ed epurare i cosiddetti “maghi” nella corte di Elisabetta I.
L’“assassinio letterario” di Casaubon ebbe uno straordinario successo: con l’appoggio della chiesa cristiana, le sue critiche di condanna furono semplicemente date per scontate. Infatti, sotto le tensioni psichiche del tempo, i tentativi della chiesa cristiana di sciogliere razionalmente i suoi nodi di divinità letteralizzata portarono a un rifiuto assoluto e incrollabile dell'”altro paradigma”; o a qualsiasi immaginaria risoluzione ermetica di forzato letteralismo. Qui finì la prima ricettività e tolleranza del Vaticano.
Casaubon ha inferto all’antica tradizione un colpo mortale dal quale non si è più ripresa. Nel 1860 Jacob Burckhardt pubblicò La civiltà del Rinascimento in Italia, in cui sosteneva che il Rinascimento fosse solo una società secolare di individui dotati che “si crogiolavano” negli scritti, nell’arte e nei valori pagani, ma che furono completamente soppiantati dallo spirito di metodologia empirica (Illuminismo).
Ancora una volta, possiamo osservare lo svolgersi dell’analogia Valdai: questa reazione “illuministica” non si riflette nel discorso odierno? “L’economia cinese è solo una patetica versione del modello neoliberista occidentale che ‘gioca’ con l’eredità confuciana e taoista”. E la rinascita ortodossa della Russia non è altro che un gioco di potere inventato dal patriarca ortodosso e dal presidente Putin.
La realtà, insistono i fanatici che si oppongono alla multivalenza eurasiatica, è che tutto ciò che Cina e Russia stanno cercando di fare è solo una patetica “parodia” del modello di mercato liberale inglese basato sulla gestione scientifica e tecnologica.
Nessun lavoro ha fatto più di quello di Burckhardt per separare gli europei occidentali dalle radici stesse della loro stessa tradizione intellettuale. In The Image Reformation di Josef Körner, l’autore suggerisce che il “rifiuto” delle radici intellettuali europee riflette un odio basato sull’assoluta convinzione che debba esserci una distinzione univoca tra verità e menzogna, e una conseguente incapacità di accettare qualsiasi cosa implicita o metaforica.
La profonda insicurezza del tempo richiedeva autenticità, verità letterale e significato inequivocabile.
Per il protestantesimo, l’ermetismo divenne una mera adorazione del diavolo; per il puritanesimo era il culto del diavolo e l’idolatria; per i materialisti, filosofi razionali, questa era superstizione; e per gli scienziati era considerato assurdo. Mentre la coscienza europea si oscurava e l’epoca oscurata dalla caccia alle streghe e dalle accuse di eresia e adorazione del diavolo, l’intero movimento neoplatonico ed ermetico crollava tra “nuvole di voci demoniache”.
Il “mago” del Rinascimento si trasformò in Faust. L’era è scomparsa dal circolo delle idee intellettualmente rispettabili ed è stata così profondamente spinta all’inferno che le persone intelligenti hanno presto avuto paura di gestirla.
Il neoplatonismo fu sminuito e disprezzato come una specie di pratica primitiva della magia diabolica. I testi ermetici furono “rivelati” come falsi, e con essi la sostanza della tradizione presocratica semplicemente svanì di vista, diventando nient’altro che un tentativo fallito di dire ciò che solo Aristotele riuscì finalmente a formulare almeno in qualche modo coerente.
Pico della Mirandola, famoso cacciatore di foche, morì avvelenato; Sir Walter Raleigh fu imprigionato nella Torre di Londra; Il dottor Dee è stato evitato ed escluso dalla società, è stato diffamato e attaccato da una folla inferocita e la sua grande biblioteca è stata saccheggiata.
Dee, considerato il più grande filosofo inglese del suo tempo, morì solo e indigente; e Giordano Bruno, uno dei principali ermetici italiani, sopportò otto anni di torture durante i quali si rifiutò di rinnegare le sue convinzioni; prima di essere condotto in Piazza dei Fiori a Roma nel 1600 per essere solennemente arso vivo.
Ciò che affascinava così tanto le menti del primo Rinascimento era la possibilità della partecipazione co-creativa umana alla scoperta di una vera coscienza sociale. Pertanto, la partecipazione allo schema putiniano degli stati civilizzati, ottenuta attraverso un “ritorno” ai vecchi valori, comporta in sostanza un atto di mimesi.
Scegliendo quali aspetti di idee, immagini, modelli di pensiero, modelli di comportamento, esempi di ascensione umana scegliere e in che modo emularli, lo schema Valdai risuona in qualche modo con i valori rinascimentali, e offre quindi l’opportunità di riconnettersi con le antiche fonti comuni delle nostre varie civiltà.
Secondo il neurologo Ian McGilchrist, scrivendo nel suo libro The Master and His Emissary, “La rappresentazione mentale, in altre parole, l’immaginazione, attiva alcuni degli stessi neuroni coinvolti nella percezione diretta. Da ciò è chiaro che anche quando immaginiamo di fare qualcosa, figuriamoci imitarla effettivamente; a un certo livello, tutt’altro che insignificante, sembra che lo facciamo davvero”.
“L’importanza schiacciante della mimesi suggerisce anche che il comportamento che imitiamo ha il potenziale per aprirci grandi prospettive: si ritiene che si attivino meccanismi attraverso i quali le capacità cerebrali e le abilità cognitive acquisite durante una vita umana possono essere trasferite alla generazione successiva. Questi meccanismi epigenetici sembrano dipendere meno dai cambiamenti nell’effettiva sequenza del DNA nei geni che da fattori che influenzano ciò che è espresso da quel DNA inalterato, in modo tale che certi modi di pensare modellano e modelleranno l’individualità del sistema nervoso sia strutturalmente che funzionalmente”.
I neoplatonici del Rinascimento comprendevano già implicitamente questi concetti neurologici dalla cosiddetta tradizione “magica” ermetica ed ellenica, che è sempre stata parte integrante della filosofia antica. Hanno persino “potenziato” intenzionalmente e figurativamente il grande popolo dell’antichità. Era letteralmente la fonte dell’effusione rinascimentale di energia creativa.
Petrarca (1304-1374 d.C.) scrisse lunghe lettere ai suoi “conoscenti interiori”: Livio, Virgilio, Seneca, Cicerone e Orazio – tutti, ovviamente, morti da tempo. Erasmo pregò Socrate, anch’egli giustiziato molto tempo fa. Marcilio Ficino ha fondato un’accademia a Firenze, sul modello di quella di Atene, in cui è stato ricreato il “Simposio” di Platone nell’anniversario del compleanno di Platone. La filosofia era allora uno “stile di vita” che faceva molto affidamento sull’interazione empatica con immagini sia visibili che invisibili.
Tuttavia, questa esperienza di “vita immaginaria” oggi non è più “nostra”. Nel sistema meccanico di causa ed effetto oggi universalmente accettato, le cause precedono i loro effetti e, per così dire, li spingono in avanti.
Il punto di questa logica è che alla fine ciò che ci accade è determinato da eventi precedenti: andiamo dove siamo spinti. Se qualcuno fa qualcosa di inspiegabile, allora deve esserci una ragione diretta: di solito si presume che sia di natura utilitaristica. E se gli eventi si verificano nel mondo, allora sono una diretta conseguenza di una semplice causa. Così, tutto ciò che accade è determinato da qualcosa di passato, qualcosa di già “noto” in senso empirico. Niente è veramente nuovo.
Ma adottando una lente ermetica – lasciandoci trascinare in avanti, come una calamita, per soffermarci su certi valori e narrazioni sottostanti – possiamo liberarci dalla pesantezza storica. Era l’aspetto creativo dell’ermetismo che eccitava così tanto i suoi aderenti. Se, quando immaginiamo di fare qualcosa, per non parlare di imitarlo nella realtà, a un certo livello, come se lo diventassimo davvero – allora siamo “liberi” di “lasciar andare” la mera causalità fisica – derivata da eventi passati che in qualche modo inevitabilmente determinare “il nostro presente”.
Questo è un altro modo di pensare alla sovranità. Comprende l’idea che la sovranità si acquisisca attraverso l’azione e il pensiero del sovrano. Questo potere sovrano nasce dalla fiducia di un popolo che ha la propria storia distinta e chiara, il proprio patrimonio intellettuale e il proprio magazzino spirituale su cui costruire e che si distingue dagli altri.
Sono queste le gemme nascoste del discorso di Valdai del presidente Putin, che può essere paragonato al teatro della memoria di Giulio Camillo, concepito come un sistema di memoria dell’impronta che permette di rivedere il mondo nel suo insieme.
Traduzione di Alessandro Napoli