A Deir Ezzor si rialza la croce

31.03.2018
La guerra siriana è stata fin da subito un carnaio di etnie e popoli. La maggior parte dei così detti “ribelli” è sempre stata composta da miliziani jihadisti stranieri, iniettati in terra siriana dalle potenze occidentali (Stati Uniti, Francia, Inghilterra) attraverso i loro alleati regionali (soprattutto Turchia, Arabia Saudita, Giordania ed Israele). Una misera parte degli oppositori del “regime” è di origine siriana ma si sono trovati comunque tutti d’accordo nel massacrare la popolazione civile che non intendeva sottostare a coloro che si consideravano, a torto, i nuovi padroni della Siria.
 
In quasi sette anni di conflitto, sono stati uccisi molti musulmani, la maggior parte, ma un destino diverso non è certo toccato ai cristiani di Siria che, laddove sono arrivati i miliziani al soldo dell’Occidente, hanno subito enormi sofferenze e persecuzioni: con crudele frequenza la morte, ma anche l’umiliazione della dhimma, la tassa religiosa imposta dai jihadisti ai non-musulmani.
 
C’è stato un periodo, non molto lontano in termini storici, in cui il papa di Roma avrebbe potuto chiamare in soccorso la cattolica Francia e sarebbe stato ascoltato. Se la Francia avesse ignorato la richiesta, ci sarebbe stata la cattolicissima Spagna. O la Polonia. O l’Austria. Perfino il Regno d’Italia avrebbe risposto.
 
Ma ora non più. Il papa non si è scomodato a chiamare e l’Occidente cristiano, secolarizzato, scientifico, cosmopolita, post-atomico e democratico (sic!), si era comunque già risolto ad usare gli scarti velenosi di una religione straniera per fare il lavoro per il quale non ha mai avuto il coraggio di usare i propri eserciti.
 
L’Occidente non ha abbandonato i cristiani di Siria nelle grinfie di esaltati assassini, drogati con il Captagon: li ha semplicemente non-considerati, se non come termini elidibili. Ostacoli rimovibili senza rimpianti sulla via che conduceva alla conquista della Russia e alla sottomissione della Cina.
 
Riporto di seguito un breve articolo di Maurizio Blondet, pubblicato nella sua rubrica “Senza parole”:
 
A Deir Ezzor vive (o viveva) una forte minoranza cristiana, per lo più armeni discendenti dai sopravvissuti al genocidio 1915-17 perpetrato dalla giunta Dunmeh. Dal luglio 2014 le forze lealiste si sono trovate completamente isolate e circondate assieme al resto della popolazione in area governativa (si stima un numero attorno alle 100.000 unità). I rifornimenti di cibo, acqua e beni di prima necessità venivano effettuati grazie a ponti aerei coordinati dal governo di Damasco. Gli aerei americani hanno spesso bombardato le forze assediate, sterminandole e colpendo anche la popolazione, per aiutare guerriglieri. Il 17 gennaio 2016 i militanti dell’ISIS compiono una strage uccidendo almeno 300 civili, in maggioranza donne, bambini e anziani. 150 di essi sono decapitati. Altri 400 rapiti. Il 5 settembre 2017, dopo 3 anni, 1 mese e 22 giorni, l’esercito regolare siriano riesce a far breccia nella parte ovest della città, rompendo il lungo assedio e ricongiungendosi con la 137ª Brigata. Oggi liberata la città  – la Stalingrado siriana –  i cristiani tornano ad alzare la croce sulle rovine:
 
 
In tuti questi anni, l’Occidente ha pianto solo per i jihadisti.
 
Blondet scrive il vero. L’Occidente ha sempre e solo pianto per i jihadisti. Ma non certo la Russia. O la Siria. O l’Iran. A proteggere, a liberare, a salvare i cristiani di Siria sono sempre stati altri che non gli eserciti Occidentali. I leoni dell’Esercito Arabo Siriano. I coraggiosi della Grande Madre Russia. I generosi di Hezbollah e i pasdaran della Repubblica Islamica dell’Iran. Non solo a Deir Ezzor, dove la croce è stata così simbolicamente rialzata sulle rovine di una chiesa ma, prima, anche a Maalula e sul Qalamun. Per ironia della Storia, sono stati dei musulmani a salvare i cristiani siriani da chi li perseguitava. Non certo le “civili” Nazioni di un Occidente che è sempre più perso nella sua decadenza.
 
Negli Stati Uniti e in Europa, questa Pasqua del 2018 non sarà molto diversa dalle altre. In Siria forse sì.
 
 
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Articolo originario di Maurizio Blondet: