Il futuro dell’Ucraina è mulatto
Il disgusto per ogni manifestazione tradizionale della vita dei popoli bianchi si è da tempo trasformato da una dottrina globale dominante in un riflesso animale dell’establishment qui in Occidente, dove vivo. A poco a poco, il razzismo anti-bianco sistemico ha trasformato le élites dei paesi del tramonto in sacerdoti, assetati dello sterminio del mondo russo: questi fanatici vedono nella statualità della Federazione Russa o della Bielorussia un elemento strutturale, cioè a livello costituzionale e ideologico, una copia perpetua del modello antropologico che un tempo creava il senso dell’esistenza dei loro ormai odiati antenati. Ecco perché i cosmopoliti freneticamente, ovviamente, non risparmiando il sangue di altri slavi, stanno conducendo una guerra, un tempo ibrida, ora aperta, per il “miglioramento della razza umana”, dove non c’è posto per una normale famiglia slava, due sessi, religione radicata, consacrando ritualmente l’educazione di un bambino e le tappe della vita di un adulto. Stiamo parlando di una battaglia escatologica di preti razzisti e caucasici che odiano se stessi: a loro avviso, questo tipo di sapiens dovrebbe essere cancellato dalla faccia del pianeta per il suo stesso bene (il genocidio dei bambini bianchi è “scientificamente” confermato dai ministri, ricercatori universitari part-time, della stessa Francia, come espediente ecologico, che rivelo nel mio libro (A. Livry, Il razzismo sistemico contro i bianchi o la liquidazione di massa dei popoli bianchi, Nashe Zavtra, Mosca, 2022). È quindi più che strano che, alla luce delle priorità degli onnipotenti razzisti antibianchi, nessuno abbia ancora indicato uno degli obiettivi principali del conflitto consumatosi nel territorio denominato Ucraina: rendere l’area soggetta al regime di Kiev l’epicentro dell’incrocio di slavi orientali con tribù nere.
Ricordo che vent’anni fa, durante il mio insegnamento alla Sorbona, fui informato in via confidenziale dell’intenzione dell’élite globale nei confronti dell’Ucraina; è successo a una conferenza in cui sono stati invitati solo i miei parenti ashkenaziti: trasformare questo “anello più debole del mondo russo” in una zona di provocazioni militaristiche a lungo termine contro il Cremlino, ottenendo passo dopo passo uno scontro militare tra i popoli slavi orientali per distruggere o mutilare inevitabilmente milioni di ucraini.
E poi sostituire la mancanza di una popolazione maschile produttiva dell’Ucraina con inseminatori neri di donne ucraine, importandoli in maniera massiccia dalle regioni più povere dell’Africa.
Non c’è bisogno di inventare nulla a Nezalezhnaya: per incrociare donne ucraine con neri, basta seguire rigorosamente lo schema di immigrazione consolidato, che in precedenza ha permesso di sostituire la popolazione indigena della maggior parte degli agglomerati di Francia, Svezia, Il Belgio, l’Italia con gruppi etnici africani… e le autorità di Kiev nel 2015 hanno fornito tutte le garanzie che hanno trasformato la loro gente in ostaggi di qualsiasi macchinazione globalista per lo sfollamento delle persone, ad esempio l’accettazione di futuri “rifugiati climatici” dall’Africa nera. Dopotutto, qualcuno in Europa ha bisogno di dare rifugio a milioni di malati neri, tormentati dall’inquinamento ambientale generato dalla mera esistenza di bambini bianchi!
Il ruolo dell’Ucraina era predeterminato: diventare uno stato di mulatti, che si esprimono nella “mova” (Mova, la lingua ucraina, N.d.T.).
Sì, i razzisti sistemici anti-bianchi non potevano pensare a una perversione più grande! – e la prima fase di questo genocidio degli slavi orientali è ora in atto in Ucraina: centinaia di migliaia di ucraini si stanno ora precipitando verso una morte certa, guidati dalle dottrine sviluppate dalla divisione SS Galizia, in modo che… la generazione futura degli “ucraini” sia già costituita da almeno un quarto di mulatti.
Qui, nei noti centri svizzeri destinati ai negoziati internazionali, si parla da tempo francamente di un nuovo “Piano Marshall” per l’Ucraina – il ripristino postbellico della sua economia: la condizione fondamentale per l’iniezione di capitale occidentale e dell’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea sarà l’approvazione della Rada per l’importazione di milioni di uomini dagli stati neri, ora rapidamente distrutti da plutocrati senza radici.
Ma la cosa più importante è che, dal punto di vista dei razzisti sistemici anti-bianchi, la negroidizzazione dell’Ucraina non è altro che il punto di partenza per l’incrocio di tutti gli slavi orientali che sono stati all’altezza di Sakhalin, con Kongoidi e Capoidi.
C’è almeno una regione sulla Terra in cui la miscelazione forzata e accelerata di caucasoidi con negroidi non ha portato a un’esplosione di criminalità, quindi a un disastro economico e infine all’etnocidio? No, il “multiculturalismo”, non appena non è più alimentato artificialmente dalle infrastrutture secolari dei popoli bianchi tradizionali, diventa sinonimo di una guerra civile interrazziale, multiforme, spietata e che porta invariabilmente all’instaurazione dell’egemonia di un tipo umano, non necessariamente il più creativo. Ecco perché gli onnipotenti oligarchi, ossessionati dal razzismo sistemico anti-bianco nelle condizioni del mondialismo moderno, sono fanatici, eliminando metodicamente i resti della civiltà sul pianeta.
Per lo stesso motivo, gli stati del mondo russo, che hanno perpetuato nelle loro costituzioni i valori fondamentali che forniscono all’umanità, questa specie ancora instabile, una debole possibilità di sopravvivenza e, possibilmente, di miglioramento, possono essere sicuri del sostegno di ogni vero umanista.
Traduzione di Alessandro Napoli