La simpatia di Trump per la Russia è in funzione anti-cinese
Trump è sotto il costante attacco della stampa "mainstream".
Populista, fascista, sessista. E, ancora, amico della Russia, lasciando intendere che ogni entente cordiale con Mosca debba essere in chiave anti Ue, contro l'Europa.
Di tutte le accuse, quella di intelligenza con il nemico è la più velenosa. Ma è davvero così? Trump è un burattino di Mosca? La sua presidenza sarà contro l'Europa? In realtà, si tratta di accuse inverosimili.
Katehon è un think tank russo, ma la simpatia per Mosca non può spingerci ad accarezzare idee francamente risibili: che dietro Trump ci sia Putin e che, nonostante la Russia abbia perso la Guerra fredda e sia incomparabile al gigante americano, attraverso la cyberpropaganda, i Cosacchi si stiano già abbeverando a Capitol Hill con la benedizione del biondo glaucopide tycoon americano.
Ugualmente falso è che l'ipotetica grandeur russa debba necessariamente puntare ad una implosione della Ue.
La politica di Trump non è filo russa; è - e non potrebbe essere altrimenti -, finalizzata a perseguire alcuni interessi strategici americani. Ma, nel perseguire questi interessi, è vero che Trump possa guardare benevolmente alla Russia, senza per questo puntare alla distruzione di una Ue da trasformare in vassallo di Mosca.
La Ue è e resta un protettorato americano. Mentre dietro la simpatia di Putin per la Russia non c'è la volontà di riconoscere a Mosca lo status di superpotenza planetaria, ma solo l'intenzione di usare Mosca contro Pechino.
La Cina è la preoccupazione geostrategica principale di Trump. E questo spiega la famigerata telefonata di Trump a Taiwan, ma anche gli attacchi alla Merkel e gli apparenti attacchi alla Ue, che Trump non si sognerebbe mai di far esplodere realmente.
Con quegli attacchi, Trump colpiva la Germania, il principale partner di Berlino, primatista negli export verso il Regno di Mezzo, e colpiva quella idea "teutonica" di Unione Europea. L'Unione Europea dell'austerity di Schauble, che serve a favorire gli export tedeschi verso la Cina, grazie ad un euro eccessivamente debole, a spese dei paesi del Sud Europa. Insomma, la realtà è più complessa: lo dimostrano le stridenti e paradossali dichiarazioni di americani e cinesi di questi giorni: con la potenza comunista che difende il libero mercato globale e l'America capitalista di Trump che invoca dazi e protezionismi.
Se la geopolitica di Trump sarà finalizzata a contenere la Cina e, per far questo, il neo presidente americano vuole utilizzare Mosca contro Pechino e punta a indebolire Merkel, alleata della Cina, ecco che il paradossale valzer delle alleanze globali spiega anche perché la sinistra tedesca, a iniziare dal presidente Steinmeier, possa avere una simpatia per Putin. E' il famoso asse Berlino-Mosca che l'analista Salvatore Santangelo ha definito GeRussia nel suo ultimo libro e che, per ulteriore paradosso, potrebbe trovare sponda sia nell'Europa meridionale che nella sinistra Ue, nemica dell'austerità. Se è la Germania di Merkel - in asse con Pechino ad essere la principale beneficiaria dell'austerity, le sinistre europee potrebbero iniziare a guardare con maggior favore Putin, come strumento per mettere in difficoltà Pechino, Merkel e infine la stessa austerità.
Quanto all'antagonismo sino-americano, Trump ha politicamente deciso di rappresentare e di proteggere quella grande industria "fordista" danneggiata dal dumping cinese. Per arginare Pechino, il neopresidente è pronto a riconoscere maggiore spazio politico alla Russia, non tanto in Europa, ma in quella fascia centroasiatica storicamente in bilico fra Mosca e Turchia, dove dovrebbe passare la nuova Via della Seta voluta da Pechino.
Nell'ottica di Trump, il nuovo asse Ankara-Mosca non è un problema, anzi. Anche alla Russia, ovviamente, vanno benissimo queste convergenze parallele con Washington. Il pericolo, infatti, non viene da Occidente ma da Oriente anche per la Russia. Da Napoleone a Hitler, l'Europa ha cercato spesso di invadere la Russia ma non ci è riuscita. Ci riuscì Gengis Khan, che pur non essendo cinese ma mongolo, rappresenta plasticamente la pericolosità del confine orientale per Mosca.