San Pietroburgo prepara il terreno per la guerra dei corridoi economici

22.06.2022

Il Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo si configura ormai da anni come assolutamente essenziale per comprendere le dinamiche in evoluzione e le prove e le tribolazioni dell’integrazione dell’Eurasia.

San Pietroburgo nel 2022 è ancora più cruciale perché si collega direttamente a tre sviluppi simultanei che avevo precedentemente delineato, in ordine sparso:

In primo luogo, l’avvento del “nuovo G8” – quattro Paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina), più Iran, Indonesia, Turchia e Messico, il cui PIL a parità di potere d’acquisto (PPP) è già superiore a quello del vecchio G8, dominato dall’Occidente.

In secondo luogo, la strategia cinese dei “tre anelli” per lo sviluppo di relazioni geoeconomiche con i suoi vicini e partner.

In terzo luogo, lo sviluppo del BRICS+, o BRICS allargato, che include alcuni membri del “nuovo G8”, che sarà discusso al prossimo vertice in Cina.

Non c’era dubbio che il Presidente Putin sarebbe stato la star di San Pietroburgo 2022, pronunciando un discorso acuto e dettagliato alla sessione plenaria.

Tra i punti salienti, Putin ha demolito le illusioni del cosiddetto “miliardo d’oro” che vive nell’Occidente industrializzato (solo il 12% della popolazione globale) e le “politiche macroeconomiche irresponsabili dei Paesi del G7”.

Il presidente russo ha sottolineato come “le perdite dell’UE dovute alle sanzioni contro la Russia” potrebbero superare i 400 miliardi di dollari all’anno, e che gli alti prezzi dell’energia in Europa – che in realtà sono iniziati “nel terzo trimestre dello scorso anno” – sono dovuti al fatto di “credere ciecamente nelle fonti rinnovabili”.

Ha anche debitamente respinto la propaganda dell’Occidente sull'”aumento dei prezzi di Putin”, affermando che la crisi alimentare ed energetica è legata a politiche economiche occidentali sbagliate, vale a dire che “il grano e i fertilizzanti russi vengono sanzionati” a scapito dell’Occidente.

In poche parole: l’Occidente ha giudicato male la sovranità della Russia quando l’ha sanzionata e ora sta pagando un prezzo molto alto.

Il Presidente cinese Xi Jinping, intervenendo al forum in video, ha inviato un messaggio a tutto il Sud globale. Ha evocato il “vero multilateralismo”, insistendo sul fatto che i mercati emergenti devono avere “voce in capitolo nella gestione economica globale” e ha chiesto di “migliorare il dialogo Nord-Sud e Sud-Sud”.

È toccato al presidente kazako Tokayev, il sovrano di un partner profondamente strategico sia della Russia che della Cina, pronunciare la battuta finale in prima persona: L’integrazione dell’Eurasia dovrebbe procedere di pari passo con la Belt and Road Initiative (BRI) della Cina. Ecco, il cerchio si chiude.

Costruire una strategia a lungo termine “in settimane”

San Pietroburgo ha offerto diverse discussioni avvincenti su temi e sottotemi chiave dell’integrazione dell’Eurasia, come gli affari nell’ambito dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), gli aspetti del partenariato strategico Russia-Cina, le prospettive per i BRICS e le prospettive per il settore finanziario russo.

Una delle discussioni più importanti è stata incentrata sulla crescente interazione tra l’Unione Economica Eurasiatica (EAEU) e l’ASEAN, un esempio chiave di quella che i cinesi definirebbero “cooperazione Sud-Sud”.

E questo si collega alla strada, ancora lunga e tortuosa, che porta a una maggiore integrazione della stessa UEEA.

Ciò implica passi verso uno sviluppo economico più autosufficiente per i membri, la definizione di priorità per la sostituzione delle importazioni, lo sfruttamento di tutto il potenziale logistico e di trasporto, lo sviluppo di società trans-eurasiatiche e l’impronta del “marchio” EAEU in un nuovo sistema di relazioni economiche globali.

Il vice primo ministro russo Alexey Overchuk è stato particolarmente incisivo sulle questioni urgenti da affrontare: l’attuazione di un’unione doganale ed economica di libero scambio completa, oltre a un sistema di pagamento unificato, con pagamenti diretti semplificati utilizzando la carta di pagamento Mir per raggiungere nuovi mercati nel Sud-Est asiatico, in Africa e nel Golfo Persico.

In una nuova era che gli ambienti economici russi definiscono “il gioco senza regole” – sfatando l'”ordine internazionale basato sulle regole”, coniato dagli Stati Uniti – un’altra importante discussione, che ha visto la partecipazione del principale consigliere di Putin Maxim Oreshkin, si è concentrata su quali dovrebbero essere le priorità per le grandi imprese e il settore finanziario in relazione alla politica economica ed estera dello Stato.

Il consenso è che le attuali “regole” sono state scritte dall’Occidente. La Russia poteva solo collegarsi ai meccanismi esistenti, sostenuti dal diritto e dalle istituzioni internazionali. Ma poi l’Occidente ha tentato di “spremere” e persino di “cancellare la Russia”. È quindi giunto il momento di “sostituire le regole senza regole”. Questo è un tema chiave alla base del concetto di “sovranità” sviluppato da Putin nel suo discorso plenario.

In un’altra importante discussione, presieduta dall’amministratore delegato della Sberbank, finanziata dall’Occidente, Herman Gref, ci si è soffermati sul fatto che il “salto evolutivo russo verso il 2030” avrebbe dovuto avvenire prima. Ora “una strategia a lungo termine deve essere costruita in settimane”, con catene di approvvigionamento che si rompono in tutti i sensi.

È stata posta una domanda al pubblico – la crème de la crème della comunità imprenditoriale russa: cosa consigliereste, un aumento del commercio con l’Est o un riorientamento della struttura dell’economia russa? Il 72% ha votato per la seconda ipotesi.

Ora arriviamo al punto cruciale, poiché tutti questi temi interagiscono tra loro se guardiamo a ciò che è accaduto solo pochi giorni prima di San Pietroburgo.

Il corridoio Russia-Iran-India

È ora in gioco un nodo chiave del corridoio internazionale di trasporto Nord-Sud (INTSC), che collega la Russia nordoccidentale al Golfo Persico attraverso il Mar Caspio e l’Iran. Il tempo di trasporto tra San Pietroburgo e i porti indiani è di 25 giorni.

Questo corridoio logistico con trasporto multimodale ha un’enorme importanza geopolitica per due membri dei BRIC e per un potenziale membro del “nuovo G8”, perché apre un percorso alternativo alla solita rotta di trasporto merci dall’Asia all’Europa attraverso il canale di Suez.

Il corridoio INSTC è un classico progetto di integrazione Sud-Sud: una rete multimodale di 7.200 km di rotte navali, ferroviarie e stradali che collega India, Afghanistan, Asia centrale, Iran, Azerbaigian e Russia fino alla Finlandia, nel Mar Baltico.

Tecnicamente, immaginate una serie di container che vanno via terra da San Pietroburgo ad Astrakhan. Poi il carico naviga attraverso il Caspio fino al porto iraniano di Bandar Anzeli. Poi viene trasportato via terra fino al porto di Bandar Abbas. E poi oltreoceano fino a Nava Sheva, il più grande porto marittimo dell’India. L’operatore chiave è la Islamic Republic of Iran Shipping Lines (il gruppo IRISL), che ha filiali sia in Russia che in India.

E questo ci porta a capire per cosa si combatteranno le guerre d’ora in poi: per i corridoi di trasporto e non per la conquista del territorio.

L’accelerazione della BRI di Pechino è vista come una minaccia esistenziale all'”ordine internazionale basato sulle regole”. Si sviluppa lungo sei corridoi terrestri attraverso l’Eurasia, più la Via della Seta marittima dal Mar Cinese Meridionale e l’Oceano Indiano, fino all’Europa.

Uno degli obiettivi principali della guerra per procura della NATO in Ucraina è l’interruzione dei corridoi BRI attraverso la Russia. L’Impero farà di tutto per interrompere non solo la BRI ma anche i nodi dell’INSTC. All’Afghanistan, sotto l’occupazione statunitense, è stato impedito di diventare un nodo della BRI o dell’INSTC.

Con il pieno accesso al Mar d’Azov – ora “lago russo” – e probabilmente all’intera costa del Mar Nero più avanti, Mosca aumenterà enormemente le sue prospettive commerciali via mare (Putin: “Il Mar Nero era storicamente territorio russo”).

Negli ultimi due decenni, i corridoi energetici sono stati pesantemente politicizzati e sono al centro di spietate competizioni globali per i gasdotti – dal BTC e dal South Stream al Nord Stream 1 e 2, fino alle interminabili telenovele dei gasdotti Turkmenistan-Afghanistan-Pakistan-India (TAPI) e Iran-Pakistan-India (IPI).

C’è poi la Northern Sea Route che costeggia la Russia fino al Mare di Barents. Cina e India puntano molto sulla Northern Sea Route, non a caso discussa in dettaglio anche a San Pietroburgo.

Il contrasto tra i dibattiti di San Pietroburgo su un possibile ricablaggio del nostro mondo – e i Tre Marmittoni che prendono un treno per il nulla per dire a un mediocre comico ucraino di calmarsi e negoziare la sua resa (come confermato dall’intelligence tedesca) – non potrebbe essere più netto.

Quasi impercettibilmente – proprio mentre reincorporava la Crimea ed entrava nel teatro siriano – la Russia, come superpotenza militare-energetica, dimostra ora di essere potenzialmente in grado di riportare gran parte dell’Occidente industrializzato all’età della pietra. Le élite occidentali sono impotenti. Se solo potessero percorrere un corridoio del treno eurasiatico ad alta velocità, potrebbero imparare qualcosa.

Pubblicato su The Cradle

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini