Papa Francesco e la conversione "liberal" della Chiesa Cattolica

09.02.2017

Non sono tra coloro che ritengono che Papa Francesco si stia allontanando dai dogmi della Chiesa. Si tratta più di una rappresentazione mediatica che di un fatto reale.

Di sicuro tale rappresentazione è alimentata dal Papa, che, da fine politico, spera di guadagnarne in popolarità.

Così è stato almeno fino ad oggi.

Da buon gesuita Francesco è conscio della debolezza dell’uomo e ha ricordato come il Dio dei cattolici sia innanzitutto “misericordioso” grazie al sacramento della confessione. Questo è giusto ed è molto…tradizionale…

Da buon gesuita Francesco richiama alla necessità che gli uomini di Chiesa siano rigorosi nei comportamenti, in quanto distingue tra il popolo laico e i “perfetti” (o aspiranti tali), ovvero coloro che hanno assunto la funzione sacerdotale.

Ciò che, al contrario, Francesco trascura (e in questo si discosta dalla dottrina gesuitica originaria, ma è coerente con il gesuitismo più moderno) è l’importanza dei riti e dei simboli. Essi sono tanto più importanti allorchè la Chiesa decide di assumere un atteggiamento indulgente nei confronti delle debolezze del popolo dei credenti e, considerando la situazione attuale in cui versa la Chiesa Cattolica, soprattutto in Europa, si tratta di una questione tutt’altro che marginale, direi sostanziale.

E’ giusto, dunque, opporsi allo smantellamento dei simboli e delle prerogative degli Ordini Cavallereschi ed è inammissibile l’ingerenza nei confronti dell’autonomia dei Cavalieri di Malta, anche perché il rischio è il discredito dell’istituzione.

Il punto però è un altro: quella innescata da Francesco, al netto della narrazione presentata ai media, è una violenta lotta di potere che si sta consumando in seno alle gerarchie ecclesiastiche, volta a de-europeizzare e de-italianizzare i vertici della Chiesa Cattolica.

I più colpiti dalle sortite “riformatrici” di Francesco sono i vecchi elementi curiali e l’episcopato italiano e, in parte, europeo.

La verniciatura “liberal” data da Francesco serve soprattutto a guadagnare le simpatie dell’opinione pubblica alla sua strategia, tutta interna agli equilibri della Chiesa.

Se lo scenario è questo, è piuttosto improbabile che si possa arrivare ad una spaccatura: Francesco non derogherà dal perimetro della dogmatica cattolica, né introdurrà innovazioni dirompenti. Non siamo di fronte ad un Concilio Vaticano II e ad una ribellione in stile lefreviano.

Quello che, invece, può realisticamente accadere è che il conflitto in seno alle gerarchie vaticane si inasprisca sempre di più, fino ad esplodere, producendo, a causa dell’atteggiamento assunto da Francesco, un effetto deflagrante per la credibilità della Chiesa, anche perché le ragioni dei suoi oppositori difficilmente verrebbero comprese dalla gente.