Note storiche sullo Stato Moderno e il Mondo Arabo
La questione dello stato moderno nel mondo arabo è indubbiamente un tema all'ordine del giorno.
Gli attuali Stati Arabi sono nati dopo la Prima Guerra Mondiale per volontà principalmente della Gran Bretagna e della Francia che nella scelta delle frontiere seguirono come linee guida i loro interessi economici e geopolitici, a scapito dunque degli interessi delle popolazioni autoctone. Ciò ha avuto come conseguenza di lungo periodo la frantumazione di quello che è stato per molti secoli il perno della società civile araba: la tribù e il clan.
La tribù denota un gruppo agnatizio, più o meno grande, derivante da un unico antenato, di solito un compagno del Profeta, ed è costituita a sua volta da clan, che in pratica sono gruppi di famiglie guidati da un capo, a loro volta costituiti da sottoclan. Esistono inoltre confederazioni tribali che si estendono attualmente tra più Stati, non riconoscendo confini politici.
La suddivisione tribale non era l’unico “casellario” per inquadrare i sudditi del Sultano, infatti l’Impero Ottomano era un prisma nel quale erano presenti comunità che si caratterizzavano per l’appartenenza ad uno stesso credo religioso (in primis i musulmani e a seguire le altre fedi monoteistiche). I credenti non musulmani vennero organizzati con il peculiare sistema giuridico del millet, ovvero nazione, che permise a questi gruppi di relazionarsi con il potere centrale e viceversa. I capi religiosi di queste comunità furono posti alla guida dei rispettivi millet diventando così anche funzionari civili, la cui elezione doveva perciò essere approvata dal Sultano per divenire effettiva.
Per esempio, il Gran Rabbino di Costantinopoli, per gli ebrei, oltre ad esercitare le sue funzioni religiose doveva anche riscuotere le tasse e amministrare la giustizia per i casi riguardanti il diritto civile e di famiglia. Rivestiva anche il ruolo di portavoce della propria comunità davanti al governo sultanale. La situazione descritta, non valeva solo per gli ebrei ma anche per gli altri non musulmani: per esempio anche i Vescovi avevano lo stesso ruolo, per le loro comunità, del Gran Rabbino.
Gli unici a non essere riuniti in un millet furono i cristiani assiri, isolati tra le montagne dell’alta valle del Tigri, che delegarono alla Chiesa Armena i rapporti con Istanbul e l’amministrazione della giustizia, anche se va ricordato che il Patriarca Assiro mantenne per tutto il periodo ottomano stretti rapporti con le autorità civili locali ed era considerato anch’esso un funzionario civile tanto da ricevere una pensione.
Nel corso del tempo, soprattutto durante il XIX secolo, i millet furono utilizzati dalle Grandi Potenze per indebolire il potere politico di Istanbul prendendo a pretesto la difesa delle comunità religiose locali minacciate dai musulmani: per esempio la Russia sostenne gli Ortodossi mentre la Francia proteggeva i Cattolici.
Il sistema di cooptazione delle élite religiose da parte del potere ottomano fu utilizzato anche verso i notabili locali, gli effendi, per inserirli nella classe dirigente dell’Impero che si dimostrò sempre essere, nonostante la Sharia, multietnica e tollerante verso le discordanze religiose.
Nelle zone desertiche i compromessi tra centro e periferia avvennero tra i rappresentanti locali del governo e gli sceicchi delle tribù nomadi. In questo modo gli ottomani non tentarono mai di “turchizzare” gli altri popoli dell’Impero, preservando così le loro peculiarità etno-religiose. La struttura di rapporti tra centro e periferia permise al potere delle tribù di svilupparsi e consolidarsi fino alla conclusione della Prima Guerra Mondiale, quando le potenze vincitrici crearono a tavolino, a Versailles e non solo, i loro nuovi stati medio - orientali, frantumando i clan e le tribù per favorire i loro alleati: per esempio il Libano venne separato dalla Siria, a cui era amministrativamente ed economicamente legata, per favorire i cristiani maroniti filo francesi; mentre la Transgiordania fu ritagliata dalla Palestina, alla Conferenza del Cairo del marzo 1921, da Churchill come Regno da affidare alla dinastia araba degli hascemiti, come contentino per aver perso l’Hijaz (conquistata poco prima da Ibn Saud, il fondatore dell’Arabia Saudita).
La sistemazione della sfere di influenza tra Gran Bretagna e la Francia fu sancita dalla Società delle Nazioni che concesse questi territori in Amministrazione Fiduciaria tramite la geniale invenzione dei Mandati (cambiare tutto per non cambiare nulla). I vincitori agendo in questo modo non rispettarono i Quattordici Punti di Wilson che nello specifico punto 12 recitava: “Alle regioni turche dell'attuale impero ottomano dovrà essere assicurata una sovranità non contestata, ma alle altre nazionalità, che ora sono sotto il giogo turco, si dovranno garantire un'assoluta sicurezza d'esistenza e la piena possibilità di uno sviluppo autonomo e senza ostacoli. I Dardanelli dovranno rimanere aperti al libero passaggio delle navi mercantili di tutte le nazioni sotto la protezione di garanzie internazionali.”
Dopo la Seconda Guerra Mondiale ci fu il passaggio di potere tra le Potenze mandatarie e le élite locali ma non ci fu nessun cambiamento territoriale, tranne per la Palestina, suddivisa tra Israele, Giordania ed Egitto, pur essendo i confini di questi nuovi Stati del tutto artificiali.
A labile guida di queste Nazioni disegnate sulla carta e sprovviste di una Storia condivisa furono posti re cui mancava, molto spesso, un seguito popolare e che, in alcuni casi, vennero presto scalzati da leader di estrazione militare.
Per comprendere meglio la complessità identiria che si muove all'interno dei confini statali del mondo arabo-mediorientale, basti pensare che nel solo Libano, grande quanto le Marche, convivono diciotto comunità etnico-religiose. Analogo discorso potrebbe essere fatto anche per gli altri paesi del Vicino e del Medio Oriente, fino al Pakistan incluso.
Il nostro concetto di nazione e di popolo nel Medio Oriente non è presente, o lo è nella misura in cui è "merce" d'importazione occidentale.
Il potere statuale in questi paesi è spesso in mano a minoranze o claniche ( il caso dei tikriti nell’Iraq di Saddam Hussein) o confessionali (gli alauiti nella Siria degli Assad). Il concetto di stato nazionale non è conosciuto in questa zona del Mondo dove è soppiantato dall’idea che lo Stato, inteso come Governo, è un bene di pochi fortunati, una “roba di famiglia”.
In Stati così deboli politicamente si sono venuti a inserire, nel corso dei decenni, due concezioni ideologiche irriduciili all'idea di stato nazione di matrice westfaliana e antitetiche tra loro: il panarabismo e il panislamismo.
Il primo, al quale nel corso degli anni '60 e '70 del XX secolo soprattutto ha arriso una notevole fortuna, si è caratterizzato come un movimento laico il cui scopo è l’unione di tutti gli arabi in unico Stato senza differenze religiose; il secondo è un movimento politico-religioso, fortemente influenzato dall'interpretazione wahabita della legge coranica che si prefigge l'obiettivo di unire tutta la comunità dei credenti musulmani sotto un nuovo Califfo, prescindendo dall'appartenenza o meno all'etnia araba dei membri della Umma.
Più in generale possiamo dire che nel corso dei decenni il potere centrale è stato mediato, in molti degli attuali Stati Arabi, da vari poteri informali o alternativi come i diwan.
Ciò ha significato che, anche in presenza di regimi autoritari, il potere non è mai riuscito ad assumere una morfologia monolitica, ma ha dovuto porsi in continua mediazione con altre autorità.
Per molto tempo abbiamo ritenuto che i poteri informali fossero presenti solo nell’Occidente, ora non più.
Nel Marocco il diwan, sorta di consiglio consultivo del sovrano, ad esempio, è costituito dai cadetti della famiglia reale, dagli ufficiali delle truppe stanziate nelle regioni più impervie, dai capi tribù berberi e dagli ulama, che in italiano si traduce come principi dei credenti. Nel diwan giordano è lo stesso ma in più, almeno fino al 1967, c’erano i notabili palestinesi, mentre nel consiglio saudita sono presenti i capi delle confederazioni tribali.
Tra Iraq e Siria e tra Iraq e Arabia Saudita ci sono confederazioni tribali sunnite che per secoli e ancora oggi controllano i confini imponendo la loro autorità su vasti territori. Una situazione particolare è la sistemazione di confini certi tra il Libano e la Siria, confini che attendono una definizione indiscussa dagli anni '40 del XX secolo. La Francia assunse il controllo sugli attuali Libano e Siria come Mandati affidatigli dalla Società delle Nazioni nel 1923. Subito dopo, Parigi decise di dividere i due paesi per poterli controllare meglio, usando allo scopo vecchie cartine risalenti agli anni tra il 1820 e il 1830 che non erano state verificate sul campo.
Attualmente in Libano vi sono: nel Gabal Amil i musulmani sciiti sotto il controllo di Hezbollah e di Amal; il Monte Libano dove si trovano i cristiani maroniti con la Falange Libanese e nella sua parte meridionale i drusi; nella Valle Orientale della Biqa troviamo di nuovo una preminenza sciita con Hezbullah; a Tripoli e a Beirut ci sono i sunniti. Sia in Libano che in tutto il mondo sciita è potente ed influente la cosiddetta Internazionale Alide, i discendenti della figlia del Profeta, Fatima, e del nipote di questi Ali.
E' difficile semplificare quando ci si rapporta con il mondo arabo...