La contro-egemonia nella teoria del mondo multipolare [2]

24.05.2022

Il gramscianesimo nella teoria critica: il perno di sinistra

Il gramscianesimo che abbiamo descritto è stato integrato nella teoria critica IR dai suoi rappresentanti moderni, come Robert Cox[vii], Stephen Gill[viii], ecc. Nel Postmodernismo, l’autonomia della “società civile” è stata rafforzata e, di conseguenza, il fenomeno della scelta dell’egemonia da parte degli intellettuali e la collocazione di frammenti epistemologici al di sopra dei processi politici e delle strutture economiche in generale hanno preservato la continuità del discorso marxista e di sinistra. In questa visione, il capitalismo è considerato generalmente migliore (più “progressivo”) rispetto ai sistemi socioeconomici precapitalisti, anche se è ovviamente peggiore rispetto a qualsiasi modello post-capitalista (socialista e comunista) da cui deve essere sostituito. Questo spiega la struttura del progetto di contro-egemonia[ix]. La teoria critica IR rimane di sinistra nella sua comprensione del processo storico. Si può descrivere questa prospettiva nel modo seguente: secondo i rappresentanti della Teoria critica, l’egemonia (la società borghese che culmina nell’ologramma della coscienza borghese) sostituisce ciò che l’ha “egemonizzata” (tipi di formazioni pre-borghesi con forme intrinseche di coscienza collettiva pre-moderna) per poi essere sovvertita dalla contro-egemonia che, dopo la vittoria, deve stabilire la post-egemonia. Nel Manifesto comunista[x], gli stessi Marx ed Engels hanno insistito sui diversi modi in cui l’opposizione dei comunisti alla borghesia non ha nulla a che vedere con le rivendicazioni contro la borghesia avanzate dagli antiborghesi feudali, dai nazionalisti, dai cristiano-sociali, ecc. Il capitalismo è il male puro che concentra in sé (anche se non in modo così chiaro ed esplicito) le precedenti forme di sfruttamento sociale. Per sconfiggere questo male, bisogna prima permettergli di manifestarsi pienamente, e solo allora potrà essere sradicato, invece di ritoccarne i tratti più odiosi che non fanno altro che ritardare l’orizzonte della rivoluzione e del comunismo. Questo va tenuto presente quando si considera la struttura dell’analisi neogramsciana delle relazioni internazionali.

Questa analisi divide tutti i Paesi in quelli in cui l’egemonia è ovviamente rafforzata (Paesi capitalisti sviluppati con economie industriali, dominio dei partiti borghesi in democrazie parlamentari organizzate secondo l’esempio dello Stato-nazione, economia di mercato sviluppata e sistema giuridico liberale) e quelli in cui, in virtù di varie circostanze storiche, tali fattori non si sono manifestati. Il primo gruppo di Paesi è chiamato “potenze democratiche sviluppate”, mentre i secondi sono “casi limite”, “aree problematiche” o addirittura classificati come “Stati canaglia”. L’analisi di sinistra (marxista, neomassista e gramsciana) è totalmente applicabile nei Paesi in cui l’egemonia è rafforzata. Tuttavia, nel caso di Paesi che mostrano un'”egemonia incompleta”, le cose dovrebbero essere considerate in modo diverso.

Lo stesso Gramsci colloca questi Paesi nella categoria del “cesarismo” (vedendo l’esperienza dell’Italia fascista come un chiaro riferimento). Il “cesarismo” può essere considerato in senso lato come qualsiasi sistema politico in cui i rapporti borghesi esistono in forma frammentata, mentre la loro piena sistemazione politica (nella forma degli Stati democratico-borghesi classici) è stata ritardata. Nel “cesarismo”, il punto principale non è il governo autoritario, ma il ritardo della piena realizzazione di un sistema capitalistico di tipo occidentale (sia alla base che alla sovrastruttura). Le ragioni di questo “ritardo” possono variare dagli stili di governo dittatoriali, dalle élite claniche e dalla presenza di gruppi religiosi o etnici al potere, alle caratteristiche culturali di una determinata società o alle circostanze storiche di una particolare posizione economica o geografica, ecc. Ciò che è innanzitutto importante è che in una società di questo tipo l’egemonia agisce sia come forza esterna (da parte degli Stati e delle società borghesi) sia come opposizione interna, che in un modo o nell’altro è collegata a fattori esterni.

In IR, i neo-gramsciani insistono sul fatto che il “cesarismo” è “egemonia incompleta”. Pertanto, la sua strategia consiste nel garantire un equilibrio tra le pressioni egemoniche esterne e interne concedendo alcune concessioni, ma facendole solo in modo selettivo per mantenere il potere ed evitare che le forze politiche borghesi si impadroniscano della sovrastruttura politica che presiede alla base economica della società. Il cesarismo è quindi condannato al “trasformismo” (dal trasformismo), cioè all’aggiustamento permanente dell’egemonia, quella stessa forza che il cesarismo desidera costantemente ritardare o deviare lungo una falsa traiettoria, la cui fine si avvicina costantemente.

A questo proposito, la Teoria Critica IR considera il “cesarismo” come qualcosa che prima o poi sarà eliminato dall’egemonia, poiché questo fenomeno non è altro che un “ritardo storico” piuttosto che un’alternativa, cioè una contro-egemonia in sé.

Secondo i rappresentanti della moderna teoria critica dell’IR, questo “cesarismo” è ovviamente rappresentato dalla maggior parte dei Paesi del Terzo Mondo e dalle grandi potenze incluse nei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica).

Tenendo conto di tali caratteristiche, i limiti di tale concettualizzazione della contro-egemonia presentata dalla Teoria critica dell’IR diventano evidenti, così come il puro utopismo dei progetti alternativi, come la “contro-società” di Cox, che rappresenta qualcosa di inespresso e indefinito. Essi procedono dal vago progetto di ordine socio-politico mondiale, che dovrebbe apparire “dopo il liberalismo”[xi] (Immanuel Wallerstein) e conformarsi alla solita utopia comunista di sinistra. Una versione simile della contro-egemonia è limitata anche dal fatto che spinge frettolosamente nella categoria del “cesarismo”, e quindi dell'”egemonia incompleta”, numerosi altri fenomeni politici che sono ovviamente estranei all’egemonia e che propendono per versioni alternative dell’ordine mondiale. Ciò priva queste alternative di qualsiasi considerazione sul loro sviluppo verso un’efficace strategia contro-egemonica. Tuttavia, questa analisi generale della struttura delle relazioni internazionali alla luce della metodologia neogramsciana costituisce una traiettoria estremamente importante per lo sviluppo della TMW.

Tuttavia, per superare i limiti insiti nella Teoria critica e sfruttare appieno il potenziale del neogramscianesimo, dovremmo ampliare qualitativamente questo approccio, andando oltre il discorso di sinistra (e persino “di sinistra”), che colloca l’intera struttura nella zona del settarismo ideologico e dell’esotismo marginale (dove attualmente si trova). A questo proposito, un aiuto prezioso può essere trovato nelle idee del filosofo francese Alain de Benoist.

La contro-egemonia nella teoria del mondo multipolare [1]

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini