Due minuti d’odio

20.08.2019
George Orwell ha scritto 1984 pensandolo come libro di denuncia contro un futuro distopico ed orribile, non come manuale d’uso per un potere che vuole irretire i popoli, ingannarli e renderli docili pecore. Invece sta succedendo esattamente il contrario, anche in Italia: lo si è visto negli ultimi anni, con i passati governi della sinistra progressista e pochi giorni fa, in occasione della crisi di governo di metà agosto.
 
Matteo Salvini, l’uomo forte della Lega Nord, ha scatenato la crisi su imbeccata di poteri esterni all’Italia ma si è messo in un angolo da solo e rischia ora di finire KO. È rapidamente diventato oggetto di una valanga di rancore che va ben oltre i tristemente famosi due minuti d’odio contro il nemico comune che nella distopia di Orwell servono a far sfogare il popolo e a mantenerlo soggiogato. Essa riflette uno scontro transnazionale che ha ripercussioni sulla politica italiana ma enfatizza anche, purtroppo, altri aspetti.
 
La reazione del Movimento 5 Stelle all’annuncio della crisi di governo non è stata quella che ci si poteva aspettare da persone adulte, esperte della complessità della politica e delle sue sottigliezze. È stata piuttosto la reazione scomposta ed isterica di un partito politico apparentemente in mano a donne ed omosessuali, non certo a uomini virili e maturi.
 
Non ho votato per Matteo Salvini, preferendogli il Movimento 5 Stelle, accecato com’ero dalle promesse che il Movimento sbandierava ai quattro venti quando diceva di volersi opporre all’Europa delle banche, alla corruzione, al malaffare, a tutte quelle cose negative e distruttive di cui i precedenti governi “di sinistra” erano invece stati gli alfieri. Ho ritenuto innaturale l’alleanza con la Lega di Salvini ma inevitabile, pur di escludere dal governo il Partito Democratico Italiano ed invertire così quel processo distruttivo della nostra nazione che il PD aveva avviato con la sua insensata azione di governo. Avevo confidato in qualche anno di, se non buono almeno passabile, governo così da far rinsavire gli italiani che ancora blaterano di antifascismo in assenza di fascismo, di immigrazione incontrollata, di droga libera, di assenza di confini, eternamente preda dei loro riflessi pavloviani. 
 
Mi sono illuso e come mi sono illuso io, si sono illusi molti altri italiani.
 
Quando un popolo ha bisogno di onestà? Quando non ha Patria. Un popolo senza Patria si illude bastino dei ragionieri della politica per fare politica, perché non si riconosce come famiglia allargata e quindi ha bisogno di leggi minuziose per reprimere tutti quei crimini che il sentirsi pienamente parte di qualcosa di moralmente superiore renderebbe invece naturalmente difficile da realizzare. Un popolo senza Patria ritiene più importante scongiurare l’aumento dell’IVA che tornare a votare. Un popolo senza Patria ritiene più importante accogliere indiscriminatamente decine di migliaia di immigrati piuttosto che indagare sulle ONG che ne gestiscono il traffico, perfino quando diventa evidente l’influenza di apparati di intelligence che appartengono a Nazioni che dovrebbero invece essere nostre alleate o amiche.
 
Un popolo senza Patria accetta lezioni di ecologia da una adolescente autistica e lezioni di umanità da una ragazzetta con i capelli rasta che ritiene suo diritto scaricare nei nostri porti torme di africani irrimediabilmente estranei a qualsiasi società occidentale e che qui trovano “rifugio” solo perché molti italiani rifiutano di essere adulti preferendo restare eterni Peter Pan. 
 
È facile odiare Matteo Salvini: è un quarantenne bianco, di successo, a capo di un partito politico che ha avuto un exploit notevole sia alle elezioni politiche del marzo 2018 che alle successive elezioni europee. A suo confronto, molti politici avversari sembrano degli sfigati. Le belle donne gli si concedono facilmente e lui è divorziato. È anche un padre affettuoso di due bambini piccoli, un maschietto ed una femminuccia che chiama, com’è naturale, la sua principessa.
 
È ancora più facile odiarlo quando firma decreti per chiudere i porti alle navi delle varie ONG, quando chiude i rubinetti che finanziano il business dell’accoglienza, quando stringe la mano di poliziotti e carabinieri, quando fa sgomberare manu militari i “centri sociali occupati” che altro non sono che edifici di cui il legittimo proprietario ha perso la proprietà perché occupati illegalmente per anni da quelle frange più o meno rissose che la sinistra italiana sente tanto vicine al proprio DNA.
 
Dal momento che ho sbagliato in maniera così clamorosa con il Movimento 5 Stelle, non voglio spingermi ora ad incensare Matteo Salvini. Trovo tuttavia ignobile che un ministro della Repubblica Italiana possa ricevere tutti gli insulti che ha ricevuto pubblicamente Salvini, accompagnati da auguri e minacce di morte, perfino promesse di riti voodoo contro di lui.
 
Certo: anni fa Matteo Salvini ha detto la sua sui meridionali italiani ma molti di loro lo hanno perdonato e gli hanno dato il loro voto. Dov’è ora, quindi, la superiorità morale della sinistra italiana e dei suoi amichetti 5Stelle? Non è mai esistita. Il rifiuto dei 5Stelle di andare ora al voto per paura di una schiacciante vittoria di Salvini è equivalente alle boutade di certi spocchiosi intellettuali della sinistra italiana che, scontenti dei risultati del marzo 2018, latravano indignati di eliminare il suffragio universale e sottoporre gli elettori ad un test di intelligenza. La paura dei 5Stelle di essere giudicati inadeguati dagli elettori italiani ha resuscitato Matteo Renzi, l’uomo con il gelato in mano [1] e perfino l’ottantenne Romano Prodi la cui azione di governo ha sempre avuto come unico risultato quello di danneggiare il nostro Paese rendendolo più povero, più debole e privo di onore. 
 
L’alleanza tra la Lega di Salvini e i 5Stelle era innaturale e destinata al fallimento. Ma lo è anche quella che i 5Stelle stanno cercando di raffazzonare con il Partito Democratico che si pone e si è sempre posto in piena antitesi alle loro apparenti aspirazioni giustizialiste e alle loro idee economiche. I 5Stelle potrebbero però guadagnare quell’anno o due in più per ottenere il vitalizio che spetta a tutti gli ex parlamentari italiani. Questo è l’unico risultato positivo (per loro) che potrebbero portare a casa prima di sparire come partito politico.
 
Nel mentre, l’Italia diventerebbe il paradiso mondiale dell’immigrazione africana, delle lobby omosessuali, delle comunità dove bambini e bambine spariscono dopo essere stati presi alle loro famiglie, per essere riprogrammati ad odiare i propri genitori per abusi mai subiti, a crescere omosessuali e, naturalmente, antifascisti. 
 
Nel mentre il nostro Paese, la nostra Patria, diventerebbe la cuccagna di Francia e Germania che potrebbero soddisfare i propri appetiti a danno della nostra economia e del nostro futuro.
 
Se penso alla fiducia che ho riposto in tutti loro, se penso a tutte le volte che li ho difesi contro coloro che li criticavano, anche quando erano i miei amici a mettermi in guardia, se ricordo tutto questo, provo solo un disgusto profondo.
 
L’unica cosa positiva di questa crisi di governo è che ha costretto i 5Stelle a calare la maschera, palesandosi per quello che realmente sono. Non tutti gli spettatori si sono accorti della reale natura di questa meno che mediocre compagnia di teatranti incompetenti ma, visto che la speranza è l’unica cosa che ci rimane, speriamo almeno che sempre più italiani si sveglino.