Come la "pazienza strategica" dell'Iran si è trasformata in una seria deterrenza

18.04.2024

Poco più di 48 ore prima del messaggio aereo dell'Iran a Israele attraverso i cieli dell'Asia occidentale, il viceministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov ha confermato, in via ufficiale, quello che finora era stato, nella migliore delle ipotesi, un discorso diplomatico in sordina:

La Russia è in contatto con i partner iraniani sulla situazione in Medio Oriente dopo l'attacco israeliano al consolato iraniano in Siria.

Ryabkov ha aggiunto: "Restiamo in contatto costante [con l'Iran]. Nel prossimo futuro sono previste nuove discussioni approfondite sull'intera gamma di questioni relative al Medio Oriente nell'ambito dei BRICS".

Ha poi tratteggiato il quadro generale:

La connivenza con le azioni israeliane in Medio Oriente, che sono al centro della politica di Washington, sta diventando per molti versi la causa principale di nuove tragedie.

In poche parole, il principale coordinatore diplomatico della Russia presso i BRICS - nell'anno della presidenza russa dell'organizzazione multipolare - ha comunicato indirettamente che la Russia guarda le spalle all'Iran. L'Iran, si noti, è appena diventato un membro a pieno titolo dei BRICS+ a gennaio.

Il messaggio aereo dell'Iran di questo fine settimana lo ha confermato nella pratica: i loro sistemi di guida missilistica hanno utilizzato il sistema di navigazione satellitare cinese Beidou e il sistema russo GLONASS.

Questa è l'intelligence russo-cinese che guida da dietro e un esempio grafico di BRICS+ in movimento.

Il "restiamo in contatto costante" di Ryabkov e le informazioni sulla navigazione satellitare confermano la cooperazione profondamente interconnessa tra il partenariato strategico Russia-Cina e il loro reciproco partner strategico, l'Iran. Sulla base della vasta esperienza in Ucraina, Mosca sapeva che l'entità genocida psicopatica biblica avrebbe continuato ad aggravarsi se l'Iran avesse continuato a esercitare la "pazienza strategica".

La trasformazione della "pazienza strategica" in un nuovo equilibrio strategico doveva richiedere del tempo, compresi scambi ad alto livello con la Russia. Dopotutto, rimaneva il rischio che l'attacco israeliano contro la residenza del consolato/ambasciatore iraniano a Damasco potesse rivelarsi il remix 2024 dell'uccisione dell'arciduca Francesco Ferdinando.

E non dimenticate lo Stretto di Hormuz

Teheran è riuscita a mettere a soqquadro le massicce operazioni psicologiche occidentali volte a spingerla a un passo falso strategico.

L'Iran ha iniziato con un colpo da maestro di depistaggio. Mentre la pornografia della paura USA-israeliana saliva alle stelle, alimentata da "informazioni" occidentali poco attendibili, il Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche (IRGC) ha fatto una rapida mossa laterale, sequestrando una nave container di proprietà israeliana vicino allo Stretto di Hormuz.

Si trattava di una manovra estremamente elegante, che ricordava all'Occidente collettivo il controllo di Teheran sullo Stretto di Hormuz, un fatto incommensurabilmente più pericoloso per l'intero castello di carte economico occidentale di qualsiasi attacco limitato alla loro "portaerei" in Asia occidentale. Che comunque è avvenuto.

E ancora una volta, con una certa eleganza. A differenza di quell'esercito "morale" specializzato nell'uccidere donne, bambini e anziani e nel bombardare ospedali, moschee, scuole, università e convogli umanitari, l'attacco iraniano ha preso di mira siti militari israeliani chiave come le basi aeree di Nevatim e Ramon nel Negev e un centro di intelligence nelle alture occupate del Golan - i tre centri utilizzati da Tel Aviv nel suo attacco al consolato iraniano di Damasco.

Si è trattato di uno spettacolo altamente coreografato. Molteplici segnali di allarme hanno dato a Tel Aviv tutto il tempo necessario per approfittare delle informazioni statunitensi ed evacuare jet da combattimento e personale, seguiti da una pletora di radar militari statunitensi che hanno coordinato la strategia di difesa.

È stata la potenza di fuoco americana a distruggere la maggior parte di quello che potrebbe essere stato uno sciame di 185 droni Shahed-136 - utilizzando tutto, dalla difesa aerea montata sulle navi ai jet da combattimento. Il resto è stato abbattuto sopra la Giordania dall'esercito del Piccolo Re - la strada araba non dimenticherà mai il suo tradimento - e poi da decine di jet israeliani.

Le difese di Israele sono state di fatto saturate dalla combinazione drone suicida-missile balistico. Sul fronte dei missili balistici, diversi hanno perforato il fitto labirinto delle difese aeree israeliane, con Israele che ha ufficialmente rivendicato nove successi - curiosamente, tutti hanno colpito obiettivi militari super rilevanti.

L'intero spettacolo ha avuto il budget di un mega blockbuster. Per Israele - senza contare il prezzo dei jet statunitensi, britannici e israeliani - il solo sistema di intercettazione a più livelli ha comportato una spesa di almeno 1,35 miliardi di dollari, secondo un funzionario israeliano. Fonti militari iraniane calcolano il costo dei loro droni e missili a soli 35 milioni di dollari - il 2,5% della spesa di Tel Aviv - realizzati con tecnologia completamente interna.

Un nuovo scacchiere dell'Asia occidentale

Sono bastate poche ore perché l'Iran metastatizzasse la pazienza strategica in una seria deterrenza, inviando un messaggio estremamente potente e multistrato ai suoi avversari e cambiando magistralmente il gioco nell'intero scacchiere dell'Asia occidentale.

Se gli psicopatici biblici dovessero ingaggiare una vera e propria guerra calda contro l'Iran, non c'è alcuna possibilità che Tel Aviv riesca a intercettare centinaia di missili iraniani - quelli di ultima generazione esclusi dall'attuale spettacolo - senza un meccanismo di allerta precoce distribuito su più giorni. Senza l'ombrello di armi e fondi del Pentagono, la difesa israeliana è insostenibile.

Sarà affascinante vedere quali lezioni Mosca trarrà da questa profusione di luci nel cielo dell'Asia occidentale, con i suoi occhi sornioni che osservano la frenetica scena israeliana, politica e militare, mentre il calore continua a salire sulla rana in lenta ebollizione, e ora urlante.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, una guerra in Asia Occidentale - che non è stata pianificata da loro stessi - non rientra nei loro interessi immediati, come ha confermato via e-mail un esponente della vecchia scuola dello Stato profondo:

Potrebbe mettere definitivamente fine all'area come regione produttrice di petrolio e far salire astronomicamente il prezzo del petrolio a livelli tali da far crollare la struttura finanziaria mondiale. È ipotizzabile che il sistema bancario degli Stati Uniti possa collassare allo stesso modo se il prezzo del petrolio sale a 900 dollari al barile, nel caso in cui il petrolio del Medio Oriente venga tagliato o distrutto.

Non c'è da stupirsi che il combo di Biden, giorni prima della risposta iraniana, stesse implorando freneticamente Pechino, Riyadh e Ankara, tra gli altri, di trattenere Teheran. Gli iraniani avrebbero anche potuto accettare, se il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite avesse imposto un cessate il fuoco permanente a Gaza per calmare la tempesta regionale. Washington è rimasta muta.

La domanda ora è se rimarrà muta. Mohammad Bagheri, capo dello Stato Maggiore delle Forze Armate iraniane, è andato dritto al punto:

Abbiamo trasmesso un messaggio all'America attraverso l'ambasciata svizzera: le basi americane diventeranno un obiettivo militare se saranno utilizzate in future azioni aggressive del regime sionista. Considereremo ciò come un'aggressione e agiremo di conseguenza".

Il dilemma degli Stati Uniti è confermato dall'ex analista del Pentagono Michael Maloof:

Abbiamo circa 35 basi che circondano l'Iran e quindi diventano vulnerabili. Dovevano essere un deterrente. È chiaro che la deterrenza non è più in discussione. Ora diventano il "tallone d'Achille" americano a causa della loro vulnerabilità agli attacchi.

Tutte le scommesse sono aperte su come l'accoppiata Stati Uniti-Israele si adatterà alla nuova realtà della deterrenza creata dall'Iran. Ciò che rimane, per il momento storico, è lo spettacolo aereo, gravido di significato, dell'Iran musulmano che da solo scatena centinaia di droni e missili su Israele, un'impresa acclamata in tutte le terre dell'Islam. E soprattutto dalle martoriate strade arabe, soggiogate da monarchie decrepite che continuano a fare affari con Israele sui cadaveri dei palestinesi di Gaza.

Pubblicato su The Cradle

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini