Russia e Iran intendono collaborare per risolvere la crisi energetica del Pakistan
Il Ministro del Petrolio iraniano Javad Owji ha rivelato mercoledì che il suo Paese e la Russia, che hanno appena firmato un patto energetico da 40 miliardi di dollari, hanno intenzione di cooperare per risolvere la crisi energetica del vicino Pakistan. Secondo Owji, “alla luce dei negoziati con la società statale russa Gazprom e del memorandum concluso con essa, è stato deciso di realizzare congiuntamente [con la Russia] un progetto per la fornitura di gas all’Oman e al Pakistan. Sono in corso trattative con la Russia per lo sviluppo di giacimenti petroliferi, l’attuazione di progetti di gas liquefatto, la fornitura di gas e prodotti petroliferi tramite scambio, la vendita congiunta di petrolio greggio e le esportazioni di gas”.
Anche se non è chiaro quale forma prenderà esattamente la loro cooperazione, ad esempio se si tratterà di un oleodotto o di semplici autocisterne, l’intento è comunque quello di tendere una mano a questo Stato dell’Asia meridionale. Le sue autorità golpiste post-moderne, tuttavia, sono state riluttanti a offendere i loro patroni americani facendo qualcosa che potesse anche solo lontanamente essere interpretato come una presunta violazione delle sue sanzioni unilaterali contro uno di questi due Paesi. Ciò significa che il Pakistan potrebbe preferire di rimanere nella stagnazione delle risorse piuttosto che osare acquistare energia iraniana e/o russa, ma il potenziale ritorno al potere dell’ex Primo Ministro Imran Khan potrebbe portare il Pakistan a perseguire nuovamente i propri interessi nazionali oggettivi.
In quasi un terzo d’anno dalla sua estromissione orchestrata dagli americani, il Pakistan ha concesso unilateralmente praticamente tutti i suoi interessi nazionali oggettivi nel disperato tentativo di accattivarsi il favore degli Stati Uniti, senza alcun risultato. Questo fiero Paese dotato di armi nucleari è passato improvvisamente da una forza geostrategica con cui fare i conti a un altro Stato vassallo degli Stati Uniti con la rimozione del suo patriottico Primo Ministro, ma la sua popolazione ha giustamente considerato questo fatto assolutamente inaccettabile e ha continuato a protestare pacificamente contro il regime importato. La schiacciante vittoria dell’ex partito al potere nelle elezioni parziali in Punjab è la prova di quanto sia diventato popolare il PTI e fa sperare in un suo ritorno al potere nazionale.
Questo scenario potrebbe essere l’unico modo in cui il Pakistan accetterebbe i piani della Russia e dell’Iran per risolvere la sua crisi energetica, poiché il regime importato ha probabilmente troppa paura di offendere l’America acquistando una delle due risorse. Preferiscono che il loro popolo continui a soffrire piuttosto che rischiare di sfidare l’egemone unipolare in declino, il che la dice lunga su quale sia la loro vera lealtà. Mentre il resto del mondo ha abbracciato la transizione sistemica globale al multipolarismo, accelerata senza precedenti, provocata dalla crisi ucraina, l’élite pakistana compromessa ha deciso di abbracciare invece gli Stati Uniti, ma la situazione potrebbe cambiare se l’autorità politica dell’ex Primo Ministro Khan verrà ripristinata.
Pubblicato in partnership su One World
Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini