Una fetta consistente dei 40 miliardi di dollari destinati dai contribuenti all’Ucraina andrà probabilmente persa a causa della corruzione
Il Presidente degli Stati Uniti Biden ha recentemente firmato una legge che concede ben 40 miliardi di dollari in cosiddetti “aiuti” all’Ucraina, lo stesso Paese che Transparency International ha designato l’anno scorso come il più corrotto d’Europa. Certo, non ci si può sempre fidare di organizzazioni come questa che aspirano a presentarsi come “autorità neutrali” nella loro sfera di “competenza”, ma dice comunque molto il fatto che un’organizzazione amica dell’Occidente classifichi così male questo Stato cliente americano.
E non è nemmeno senza motivo, dato che la stessa CNN ha messo in dubbio, alla fine di aprile, la destinazione di tutte le armi inviate all’Ucraina. Questa mancanza di responsabilità è una delle ragioni per cui il senatore Paul ha tentato senza successo di ritardare l’approvazione dell’ultima mega-tranche destinata a quel Paese. Un ex economista della Banca Mondiale che si occupa di energia ha appena pubblicato una lettera sul Financial Times in cui avverte del rischio molto credibile che una parte sostanziale dei fondi dei contribuenti e di altri paesi vada persa a causa della corruzione in Ucraina.
La colpa non è solo degli oligarchi del Paese, che a loro volta stanno attivamente cercando di riabilitare la propria reputazione attraverso i media occidentali guidati dagli Stati Uniti, come riportato in dettaglio all’inizio del mese da The New Republic, ma anche dei burocrati di rango. La corruzione in Ucraina è un problema sistemico che non può essere imputato a poche persone. È stata lasciata incancrenire per decenni come parte della perniciosa campagna di guerra ibrida dell’Occidente per acquisire il controllo di questo Stato incorreggibilmente corrotto.
Lo stesso Paese fortemente industrializzato che avrebbe potuto essere una storia di successo post-comunista si è trasformato nella più grande tragedia europea dopo che i suoi oligarchi sono stati autorizzati da burocrati altrettanto corrotti a dirottare all’estero decine di miliardi di dollari di ricchezza. Il fatto stesso che Transparency International non pensi che la pessima posizione dell’Ucraina nel suo indice annuale di corruzione possa spaventare i suoi patrocinatori occidentali dal continuare a finanziarla dimostra quanto questo problema sia ormai noto.
Non è solo un segreto aperto, ma non è più un segreto, il che rende ancora più sorprendente per alcuni il fatto che gli Stati Uniti stiano pompando 40 miliardi di dollari in quel Paese. Non c’è dubbio che i suoi servizi segreti sono certi che una parte sostanziale di questi fondi forniti dai contribuenti sarà saccheggiata, ma questo potrebbe essere in parte lo scopo per arricchire quegli “amministratori” che controllano l’Ucraina per loro conto per procura. Sono loro i più diretti responsabili della trasformazione dell’Ucraina in uno Stato cliente degli Stati Uniti.
Di conseguenza, l’intelligence americana trova giusto ricompensarli per il loro servizio, ergo perché non hanno informato il Congresso sul grave rischio di corruzione in Ucraina come avrebbero fatto se fossero stati responsabili e patriottici. Mentre gli Stati Uniti scivolano sempre più nell’incertezza economica, mentre le loro élite impongono l’ordine mondiale di Davos al loro popolo, esattamente come il capo delle spie russe Naryshkin ha detto all’inizio di aprile che sta accadendo proprio ora, la gente comune sta letteralmente pagando per riempire le tasche di burocrati stranieri corrotti.
Tuttavia, poiché l’Ucraina è la cosiddetta “cosa attuale” a cui è “politicamente scorretto” opporsi per non essere tacciati di “antipatriottismo” o peggio, è probabile che pochi si mettano in testa di fare qualcosa al riguardo, per non parlare di protestare attivamente (non che questo possa invertire la perdita dei fondi duramente guadagnati dai contribuenti). I cittadini non hanno più alcun potere di influenzare i loro rappresentanti, tanto meno quando si tratta dei cosiddetti “aiuti esteri”, il che dimostra quanto lo Stato sia diventato “autonomo”.
Se l’autonomia di per sé non è necessariamente un fatto negativo, lo è certamente quando si tratta del comportamento dei politici nel modello occidentale di democrazia nel determinare “pacchetti di aiuti” multimiliardari. L’idea che possano essere “puniti” dagli elettori durante le prossime elezioni è screditata dal fatto che entrambi i partiti al governo sono in gran parte favorevoli alla stessa linea d’azione. Ciò significa che la gente comune non ha letteralmente un mezzo di ricorso per sfogare le proprie frustrazioni politiche.
La polizia segreta, che negli Stati Uniti si chiama FBI, in genere non si preoccupa della corruzione congressuale legata agli investimenti speculativi dei politici nelle stesse aziende che sono destinate a fornire questi “aiuti esteri”. In effetti, si può presumere che gli intrepidi cittadini giornalisti che potrebbero indagare su questi affari oscuri potrebbero finire per essere indagati con falsi pretesti, come “mettere in pericolo la sicurezza nazionale” o qualsiasi altra frase i tribunali potrebbero formulare quando li accusano.
Non c’è da stupirsi quindi che molti americani abbiano perso fiducia nel modello di “democrazia” del loro Paese, visto che in realtà non è poi così “democratico”. I 40 miliardi di dollari di fondi neri ucraini che alimenteranno i personaggi corrotti di quel Paese e i loro stessi politici sono sintomatici di quanto gli Stati Uniti siano caduti in disgrazia. Lungi dall’essere la cosiddetta “città splendente su una collina” quando si parla di “lotta alla corruzione”, l’America di oggi è più simile a un cadavere mutilato che è stato gettato nelle fogne a marcire.
Pubblicato in partnership su OneWorld
Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini