Sanzioni da pazzi
Ho sentito parlare per la prima volta di Valentina Tereškova quando ero un piccolo bambino. Mia nonna, vecchia contadina con pochi, tragicamente pochi, anni di scuola, aveva un’ammirazione sconfinata per Valentina Vladimirovna, quasi che per interposta persona potesse alleviare un po’ il peso della sua vita di fatica e lavoro.
La prima donna nello spazio, figlia di un Soviet che non raggiungerà i cento anni di vita, all’indomani della sua impresa, ha sicuramente colpito l’immaginario di molte donne, colte e meno colte, femministe e non.
Con il suo impegno e la sua determinazione, con il suo diploma tecnico ottenuto studiando la sera dopo i turni di lavoro in fabbrica, con il suo volo nello spazio, l’allodola Valentina Tereškova ha dimostrato una volta di più, al mondo degli uomini piccoli e paurosi, che donna e femmina sono due parole diverse, che una donna non è una macchina per fare bambini e il suo posto non è solo la cucina o il talamo nuziale.
Valentina Tereškova è stata ed è una donna eccezionale e ora, alla veneranda età di 85 anni si ritrova sanzionata dall’Unione Europea assieme ad un altro grande di Russia, il regista Nikita Sergeevič Michalkov. La nona tornata di sanzioni decise da Bruxelles ha trovato entrambi colpevoli di essere…. Russi. Di non odiare la propria terra, la propria patria. Di non condannare la guerra che Mosca è stata costretta ad iniziare per salvare non solo il Donbass ma la sua propria stessa esistenza.
Una mia amica mi ha chiesto incredula se davvero credessi che in Ucraina ci sono i nazisti. C’è stato un momento di silenzio educato, credo anche di aver guardato fuori dalla finestra. Avrei potuto citarle gli articoli che ho letto, le analisi che ho tradotto, i filmati che ho visto. Certo, il letame nazista che c’è in Ucraina non è la maggioranza della popolazione ucraina che viene trattata come carne da cannone, ma quello che c’è è sufficiente, perché viene armato dagli Americani e difeso dalla loro propaganda. E dai loro psicologi.
Avrei potuto parlare alla mia amica di quelle due bestie in forma umana di Stepan Bandera e Mykola Lebed, che Wikipedia definisce pudicamente “attivista politico” e che sono morti da rispettabili galantuomini negli Stati Uniti invece che appesi ad una forca dopo Norimberga, come avrebbero meritato.
I bellissimi occhi color della giada cinese con cui la mia amica guarda il mondo sembrano non vedere quello che sta realmente succedendo. È una forma di disconnessione dalla realtà che colpisce non solo lei ma anche molte altre persone.
Coloro che hanno voluto le sanzioni contro la Russia sono gli stessi che hanno torturato la Grecia per anni, imponendo un’austerità insensata che ha distrutto quella nazione e rovinato la vita di molte persone. È la stessa gente che ha innalzato la ragazzina svedese Greta Thunberg a piccola divinità pagana di un ambientalismo da accattoni, di un ecologismo al contempo ascientifico e privo di basi reali. È la stessa gente che ci ha imposto lavori a termine, dicendoci che la “flessibilità” (sic) ci avrebbero resi più ricchi e soddisfatti. È la stessa gente che “crede” nelle sciocchezze della teoria gender, che vuole a tutti i costi che non usiamo più i contanti, che ci ha imposto le chiusure pandemiche e il green pass. È la stessa gente che vuole che mangiamo insetti, vivere in un mondo “fluido” e, dulcis in fundo, crede fermamente che una donna si possa emancipare anche con un account Onlyfans o Pornhub.
In altre parole, è gente di cui possiamo fare a meno. È lo stesso letame che c’è a Kiev, solo leggermente diverso nelle sue qualità apparenti. Per cui nessuno dovrebbe stupirsi se siamo arrivati a questo punto di follia e che l’Unione Europea si stia avvitando in una spirale autodistruttiva che porterà, prima o poi, i governi ad agire sempre più apertamente contro i loro stessi popoli. Un assaggio lo abbiamo avuto con la repressione durante l’epidemia di Covid, anche in Italia, ma temo che andrà peggio.
Nikita Sergeevič! Ti ringraziamo per i tuoi film che ci hanno insegnato molto! Ti auguriamo di poterne fare degli altri e che siano il tuo dono anche per gli immeritevoli che ti hanno sansionato.
Valentina Vladimirovna! Ti vogliamo bene e siamo tuoi amici… Grazie per la tua impresa! Grazie anche per ricordarci che si può amare il proprio Paese attraverso una vita intera perché, come già scrisse il poeta iracheno all’indomani dell’arrivo degli americani a Bagdad, “alla malerba dello straniero preferisco l’ortica di casa mia”.
Bruxelles dovrebbe stare attenta alle decisioni che prende, alle sudditanze che accetta, ma è come se fosse impazzita. Che futuro può avere?