Referendum, le Ragioni del No. Intervista a Luigi Di Maio: "Non è una riforma, ma una manovra propedeutica allo sfaldamento del nostro tessuto democratico"
Perchè il Movimento Cinque Stelle voterà No al referendum costituzionale?
Il M5S voterà "no" perché quella messa sul tavolo non è una riforma, bensì una manovra propedeutica allo sfaldamento del nostro tessuto democratico.
Sento dire da alcuni che sarà comunque un passo avanti. Vero, lo sarà verso il baratro, perché il deficit democratico che verrà ad aprirsi sarà irreversibile.
Basta dare un'occhiata ai testimonial di questa riforma: prima si è spesa per il "sì" la JpMorgan, poi Obama, qualche giorno fa la Merkel attraverso il suo ministro degli Interni. Insomma, che sia Berlino a dare la sua benedizione è tutto dire. La Merkel aveva benedetto anche il Jobs Act di Renzi, infatti oggi i numeri Inps ci dicono che il mercato del lavoro è stagnante e l’unica cosa che cresce in Italia è la libertà di licenziare i lavoratori: tra gennaio e agosto 2016 i licenziamenti sono aumentati del 4,7%. Non dobbiamo stupirci, gli interessi di Usa, banche e dei Paesi del nord Europa sono inversamente proporzionali a quelli dei cittadini italiani ed erodono la nostra sovranità.
Di recente la banca privata svizzera Julius Bauer in uno studio ha analizzato il risparmio e quindi la ricchezza degli europei nel periodo compreso tra il 2007 (poco prima della grave crisi mondiale) e il 2013. Il quadro che è emerso ci dice che gli italiani si sono impoveriti del 7%, mentre i tedeschi sono diventati più ricchi del 18%. Questo significa che il trend economico degli ultimi anni è risultato, ovviamente, favorevole a Berlino e sfavorevole al nostro Paese. Ecco, seguendo questi numeri, secondo voi perché Berlino tifa "sì" al referendum?
Quali sono secondo lei, dal punto di vista tecnico, gli aspetti più negativi della Riforma Renzi-Boschi?
Nell'ordine: l'illeggibilità dei nuovi senatori, che saranno nominati dai partiti, perché il Senato non viene affatto abolito ma resterà una camera rappresentativa piena di condannati e indagati a cui il sistema proverà a salvare la poltrona mettendoli in Parlamento. Perché, altrimenti, il Pd avrebbe votato contro le nostre proposte di revoca dell'immunità ai nuovi senatori?
Dopo di che ci sarà il caos istituzionale che verrà ad aprirsi in mancanza di meccanismi compensativi. La nostra Carta venne pensata e redatta dai nostri Padri costituenti allo scopo di garantire la democraticità e a rappresentanza, questa riforma va nella direzione opposta.
Infine c'è la questione dei costi: il governo dice di voler abbattere i costi della politica, ma è una bugia. La scorsa settimana abbiamo portato in aula una legge per tagliare gli stipendi dei parlamentari italiani, che guadagnano il 60% in più della media europea (circa 15 mila euro al mese). Lo Stato avrebbe risparmiato quasi 90 milioni di euro l'anno: ebbene, ce l'hanno affossata.
Lei ritiene che Renzi, in caso di vittoria del No, sarà costretto a dimettersi?
Renzi stesso disse che in caso di vittoria del "no" si sarebbe dimesso.
Ora si sta rimangiando la parola perché ha capito di essere in difficoltà. Ma, vede, noi contestiamo la riforma nei contenuti, la riteniamo devastante per la democrazia. Confidiamo che siail Presidente della Repubblica a tracciare la strada dopo il referendum.
Non pensa che, in ogni caso, la Costituzione italiana vada riformata o addirittura cambiata? E se sì, pensa che sia possiile farlo alla luce dei tanti insuccessi avvutisi in passato? In che modo si dovrebbe procedere ad una riforma costituzionale e con quali contenuti?
Assolutamente sì, noi per primi riteniamo che la Costituzione possa essere migliorata, ma attraverso un processo condiviso e collegiale.
Da parte del M5S non c'è alcuna precondizione, il punto è cosa si vuole rivedere e cosa no. Perché non ci possono dire che la macchina legislativa italiana è farraginosa e per questo va semplificata se poi per approvare il lodo Alfano e salvare Berlusconi ci misero 18 giorni, se poi per approvare la legge Boccadutri e regalare ai partiti 45 milioni di euro sono bastate 48 ore, mentre oltre 10 milioni di italiani oggi vivono sotto la soglia di povertà.