Nel cuore della Solitudine vivono gli Eroi

07.08.2024

«Il filosofo deve restare solitario, perché lo è nella sua essenza. La sua solitudine non può essere discussa. L'isolamento non è qualcosa che si può volere. Proprio per questo egli deve esserci sempre nei momenti decisivi e non può farsi da parte. Egli non fraintenderà la solitudine interpretandola nel senso esteriore di un ritirarsi e di un lasciar-correre le cose». [1]

    Il tuo volto si cela è mirabilmente sfuggente eppur è presente nelle pieghe recondite dell’anima sei come l’immenso mare che s’apre dinanzi ad Ulisse pigiato dal sole struggente che tutto calca in un surreale silenzio dove ogni cosa sembra svanire compresa la speranza del ritorno e sei come l’altipiano roccioso che Jaspers in spirito vedeva e lì immaginava come due aquile in volo il suo filosofare con Heidegger nel desiderio di una irrisolta amicizia e di un’impossibile quiete

    Tu sei Solitudine divina Solitudine signora Solitudine che spremi i cuori e annienti le coscienze dando vita agli Eroi che fai assaporare il tradimento di chi lottando con te ora s’è obliato  Tu spezzi il filo ancor sottile e vacuo dell’anima caduta in tuo potere bruciando le sterpaglie e arando le sue zolle con la lama del disprezzo con il vomere dell’odio con il cuneo dell’isolamento che la rende solitaria infinitamente solitaria e libera dimentica di sé pronta alla finale lotta col proprio io mentre le tue braccia l’avvolgono infine come compagna e amante per la Vita

    Attenti o voi che di questa divina Signora bramate l’arcano e la compagnia trastullandovi con lei nella cerca nell’amore nello spasimante desiderio e nel diletto nel più puro egoismo senza venerare con cavalleresco rispetto Madonna Solitudine scordando la legge dell’onore la riverenza i fiori freschi delle virtù che non appassiscono poiché certamente non sapete con chi avete a che fare né con chi state trattando ‘ché dopo le prime sublimi immersioni nelle sue cascate da cui non vorreste mai uscire Lei vi serrerà tra le sue braccia come famelica arpia che v’aspetta al varco per divorarvi facendovi sentire l’alito tremendo della vostra recisione dai viventi e così voi desidererete la Morte

    Ho seguito i tuoi passi divina Solitudo negli anfratti dei monti nelle profondità delle foreste ti ho follemente amata di desiderio impuro poi di amore puro amando Te e la divina hesychia ma ho trovato solo guerra interiore morte dell’anima nichilità dell’io prima di dormire sul tuo seno grembo ubertoso e florido da cui non mi voglio mai staccare ma il cui latte mi svezza per la lotta e mi proietta come aquila solitaria che con volo calmo e maestoso rasenta le cime delle foreste nel fruscio del vento verso le solitudini delle vette sulle cuspidi della Terra nell’itinerare cosmico di una solitudine infinita alle porte dell’oceano di cristallo o al fianco dell’arcangelo Michele a guerreggiar e a menar fendenti nella guerra escatologica per il ritorno del Re della Gloria

    Nell’infanzia e nella giovinezza noi patimmo tutto il peso del tuo isolamento madama Solitudo senza capirne fino in fondo il perché noi figli della generazione che non s’è arresa figli di un dio minore Tu eri per noi un castigo lontano dagli affetti lottavamo solo per difenderci e per una Patria migliore Ci hai svuotato dall’interno siamo divenuti proscritti ma alla fine ti abbiamo veramente amato di un amore eterno nel cavalcare la tigre e sapendo che “è meglio crepare per vivere che vivere per morire” [2]

…Poi un giorno dalla solitudine delle foreste dal cuore della Russia apparve un Vecchio Credente ortodosso apparve come Merlino come un nuovo Pellegrino russo proclamando l’Imperium e la Parusia del Cristo era un umile grande filosofo si chiamava Aleksandr Dugin… noi lo seguimmo e compimmo l’Impresa…

[1] «Der Philosoph muẞ einsam bleiben, weil er es seinem Wesen nach ist. Seine Einsamkeit ist nicht zu bereden. Vereinzelung ist nichts, was zu wollen wäre. Gerade deshalb muß er immer wieder in entscheidenden Augenblicken da sein und nicht weichen».

M. Heidegger, Vom Wesen der Wahrheit. Zu Platons Höhlengleichnis und Theätet, in H. Mörchen (a cura di), Martin Heidegger Gesamtausgabe, vol. 34, 2ª ed., Frankfurt am Main, Verlag Vittorio Klostermann, 1997 [1988], p. 86; L'essenza della verità. Sul mito della caverna e sul «Teeteto» di Platone [1931-32], a cura di H. Mörchen [1988], edizione italiana a cura di F. Volpi, Adelphi, Milano 2009³, p. 11

[2] Canzone Franco Tiratore, Gruppo musicale Amici de Vento, anno 1978. Cfr. https://www.aclorien.it/archivioalternativa/song.php?id=31

 

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