Modernizzazione senza occidentalizzazione

21.09.2023
Discorso alla 1° Conferenza europea sul multipolarismo del 4 settembre 2023

Buonasera a tutti!

Come appassionato studioso del multipolarismo, sono onorato di partecipare a questo evento e di poter imparare dalle illustri personalità internazionali qui riunite.

Questa conferenza rappresenta un altro passo importante sulla strada di un futuro mondo multipolare e sono entusiasta di avere la possibilità di parlare come ospite, quindi sono grato per questa opportunità.

Pur essendo ancora un neofita, cercherò di toccare e discutere aspetti e punti di vista significativi sul multipolarismo, a partire da quanto ho studiato finora delle opere del professor Alexandr Dugin e di altri illustri intellettuali presenti e passati.

Negli anni successivi al crollo della superpotenza URSS e alla scomparsa del secondo polo rappresentato dal blocco socialista all'interno del mondo bipolare, il vantaggio asimmetrico in termini di potenziale strategico acquisito dall'ormai residua superpotenza (o iperpotenza, per dirla con le parole di Dugin) statunitense, ha fatto sì che il Multipolarismo si sviluppasse in modo tale da poter essere considerato come una sorta di "nuovo polo". (o iperpotenza, per dirla con Hubert Védrine) sembrava spianare la strada verso il trionfo della talassocrazia e il raggiungimento di uno scacco geopolitico per il controllo dell'Heartland, grazie al dominio del Rimland attraverso un graduale imbrigliamento dei Paesi non-NATO nelle maglie dell'atlantismo. In questo modo, gli Stati Uniti, in quanto suprema incarnazione moderna del Sea Power, avrebbero dovuto schiacciare definitivamente il Land Power, ergendosi a unico polo di influenza mondiale e a promotore di un processo di globalizzazione volto all'affermazione mondiale dei valori talassocratici, ponendo così fine allo scontro esistenziale tra Behemoth e Leviathan. Tuttavia, l'egemonia unipolare americana sorta alla fine della Guerra Fredda sta vacillando, le rosee aspettative del Nuovo Secolo Americano guidato dall'"America al vertice" devono fare i conti con la realtà di un emergente Mondo Multipolare. La storia non è finita.

Innanzitutto, il multipolarismo si pone come antitesi dell'unipolarismo, quindi dell'imperialismo talassocratico statunitense, del multilateralismo e delle tendenze alterglobaliste, neomarxiste, antiglobaliste e nonpolari. Partendo dai suoi fondamenti filosofici, la Teoria Multipolare rifiuta l'imposizione dell'universalità avanzata dalla civiltà occidentale, fautrice del mito imperituro del cosiddetto "Progresso" e di un perpetuo movimento di centralizzazione e semplificazione contro la pluralità di ideologie, culture e religioni del mondo. In opposizione al globalismo neoliberale, la Teoria Multipolare delinea un approccio fondamentalmente caratterizzato dall'apprezzamento della varietà delle culture umane, basato su una filosofia antirazzista in senso lato: pur rifiutando l'assolutezza di quei dogmi politici, economici e sociali professati dalla civiltà occidentale, tra cui il liberalismo, il materialismo e l'individualismo, indiscutibili discriminanti tra l'Occidente e il resto del mondo, bollato come inferiore e sottosviluppato perché non propriamente allineato ad essi, il Multipolarismo favorisce il pieno riconoscimento dei molteplici tipi di umanità esistenti, ciascuno ugualmente degno e libero di svilupparsi secondo la propria volontà, tra i quali quelli europei occidentali e nordamericani costituiscono solo due possibili declinazioni.

Da un punto di vista strategico, un pilastro assoluto della visione multipolare è il concetto di polo come struttura di potere composita che riunisce e integra più territori per formare una configurazione politica, economica, militare e socioculturale autonoma e coesa nel perseguimento dei propri interessi strategici, in cui viene rispettata la positiva eterogeneità locale delle singole componenti del polo. Il multipolarismo non propone un'ideologia costitutiva di un nuovo ipotetico secondo polo, in linea con la visione bipolare della Guerra Fredda, ma delinea piuttosto un progetto geopolitico imperniato sulla formazione di diversi poli mondiali sovrani che uniti insieme riescono a sfidare simmetricamente l'ordine unipolare stabilito. Presenta un futuro mondo multipolare come integrazione di una serie di Stati-civiltà come attori principali, il cui numero non corrisponde necessariamente a quello degli attuali Stati-nazione legalmente riconosciuti, al di là del modello westfaliano di sovranità nominale.

La civiltà si pone come nozione chiave del multipolarismo, tenendo conto della formulazione di Samuel Huntington a questo proposito, e un concetto operativo chiave risiede nel principio del Grande Spazio (Großraum di Carl Schmitt): esso non solo delinea quantitativamente le caratteristiche morfologiche specifiche di un'area geografica così identificata, ma descrive anche qualitativamente il grado di integrazione e di sviluppo dello spazio in relazione alla coesione sociale e culturale in esso formatasi. La civiltà è inquadrata come una forma storica di Grande Spazio caratterizzata da unità culturale, filosofica, linguistica e religiosa. Esiste anche un'altra forma storica di Grande Spazio, incarnata dall'Impero, un concetto ancora oggi attuale e funzionale se considerato, in senso propriamente politico, come organizzazione centralizzata di una moltitudine di entità sociopolitiche locali, che agisce come unità strategica nel garantire la loro sicurezza, pur preservando e favorendo l'autonomia decisionale delle singole realtà locali su questioni non strategiche (ad esempio la gestione del sistema educativo e sanitario o le scelte in campo economico). È stata evidenziata una continuità spaziale essenziale tra Civiltà e Impero, in cui il Grande Spazio è una matrice comune. Pertanto, la teoria dei Grandi Spazi è considerata particolarmente adatta rispetto alle questioni politiche, culturali e religiose proprie di un ordine mondiale che prevede la coesistenza di diversi centri decisionali corrispondenti a diverse civiltà, un ordine di "grandi spazi".

Per quanto riguarda lo sviluppo tecnologico e socioeconomico nella prospettiva di sganciarsi dalla dominazione occidentale, la "modernizzazione senza occidentalizzazione" rappresenta una tesi molto rilevante per la Teoria Multipolare, una potente concettualizzazione secondo la quale l'adozione delle conquiste tecnologiche dei Paesi occidentali da parte dei Paesi non occidentali deve essere separata dal contenuto ideologico dei primi e non deve implicare la graduale soppressione del sistema di valori e delle caratteristiche identitarie tradizionali dei secondi, in modo che l'assorbimento delle innovazioni e delle nuove metodologie prodotte dall'Occidente serva solo a favorire il rafforzamento del sistema nazionale e la conservazione della sovranità culturale ed economica.

Per concludere, vorrei soffermarmi brevemente sulla questione europea.

L'Europa è stata spesso considerata un candidato ideale per il ruolo di polo nel mondo multipolare, data l'eterogeneità dei suoi popoli, l'ampiezza dei suoi territori e la quantità di risorse di cui dispone. Attualmente, però, è un'entità inglobata nel Progetto Occidentale Globale, la cui forza e il cui patrimonio politico, culturale e geopolitico sono stati sottoposti al dominio dell'Impero Globale, che la considera una sua appendice priva di autonomia decisionale.

L'identità geopolitica europea è considerata duplice, atlantista e continentale, un campo di battaglia di visioni del mondo. Finché prevarrà l'identità atlantista, si favorirà l'unipolarismo e non si perseguiranno interessi europei specifici diversi da quelli degli Stati Uniti. Solo quando l'identità continentalista emergerà, realizzando il suo desiderio di indipendenza dall'egemonia statunitense, si presenterà la possibilità di creare un centro di potere politicamente, economicamente e militarmente autonomo, i cui confini includeranno la civiltà europea con la propria identità e le proprie iniziative riguardo ai modelli da adottare e alle scelte da fare in ogni campo.

Discostandosi dal capitalismo finanziario e dal liberalismo totalitario, l'Europa potrebbe essere costruita su basi alternative che ne favoriscano la natura geopolitica continentale, dando vita a una Grande Europa capace di interagire e cooperare con le altre civiltà del mondo multipolare per contrastare il sistema atlantista.

Grazie mille per la vostra cortese attenzione, vi auguro ogni bene!