L’Iran abbraccia con orgoglio il suo ruolo geoeconomico nell’integrazione dell’Eurasia

14.07.2022

La vice rappresentante permanente dell’Iran presso le Nazioni Unite, Zahra Ershadi, ha sottolineato con orgoglio il ruolo geoeconomico del suo Paese nell’integrazione dell’Eurasia, parlando lunedì davanti all’organismo mondiale. Di seguito sono riportati gli estratti più rilevanti del suo discorso:

“La mia delegazione attribuisce grande importanza alla questione della connettività tra l’Asia centrale e l’Asia meridionale, nonché allo sviluppo completo e coerente dei legami in tutti i settori tra gli Stati dell’Asia centrale e meridionale, sulla base dello spirito di tradizionale amicizia tra i popoli delle due regioni, con l’obiettivo di rafforzare i legami storici e culturali.

Siamo dell’idea che la connettività svolga un ruolo chiave nel commercio, nella crescita economica e nello sviluppo sostenibile, rafforzi la cooperazione regionale e promuova relazioni amichevoli tra Stati vicini; a questo proposito, sottolineiamo l’importante ruolo delle organizzazioni regionali come l’ECO nel migliorare la connettività inter e intra-regionale.

La mia delegazione incoraggia inoltre il proseguimento e l’avanzamento della cooperazione tra Asia centrale e meridionale attraverso l’espansione delle infrastrutture di trasporto e comunicazione e dei corridoi di trasporto internazionali che aprono rotte comode, commerciali e sicure verso i porti marittimi, come Termez-Mazare-Sharif-Herat-Zahedan-Chabahar, e le ferrovie Uzbekistan-Turkmenistan-Iran-Pakistan.

L’Iran, con le sue capacità, potenzialità e competenze uniche, e in quanto importante ponte di collegamento tra l’Asia centrale e l’Asia meridionale, è pronto a contribuire a promuovere la connettività tra queste due importanti regioni”.

Le sue osservazioni sono significative perché confermano che l’Iran è desideroso di compiere il suo destino collegando più strettamente il supercontinente attraverso il Corridoio di trasporto Nord-Sud (NSTC), il progetto geoeconomico di punta tra l’Iran, la Russia, l’India, l’Azerbaigian, l’Afghanistan e le Repubbliche dell’Asia centrale.

Le sanzioni occidentali senza precedenti imposte dagli Stati Uniti alla Russia in risposta all’operazione militare speciale in corso in Ucraina hanno rivoluzionato l’Eurasia dal punto di vista geoeconomico, rendendo l’Iran indispensabile per la Grande Potenza in questione. Il suo Ministro dei Trasporti ha persino osservato a fine maggio che l’NSTC è l’unico corridoio logistico internazionale ancora praticabile per il suo Paese verso il resto del mondo, entrato in funzione martedì dopo il completamento della fase di prova del mese scorso.

Il giorno precedente, la Reserve Bank of India ha ufficialmente internazionalizzato la rupia creando un sistema di regolamento per utilizzarla negli scambi commerciali con le Repubbliche dell’Asia centrale, l’Iran, la Russia e il resto dell’Asia meridionale. Tutto questo avviene in vista del viaggio del Presidente Putin a Teheran, la prossima settimana, per partecipare all’ultimo round del processo di pace in Siria insieme ai suoi omologhi iraniani e turchi, durante il quale dovrebbe incontrare anche il Presidente Raisi per discutere più a fondo del NSTC.

Questo megaprogetto geoeconomico, infatti, va ben oltre la semplice facilitazione del commercio russo-indiano, poiché può potenzialmente servire a questi due Paesi e all’Iran per creare congiuntamente un terzo polo di influenza nell’attuale fase intermedia bimultipolare della transizione sistemica globale verso il multipolarismo. Ciò faciliterà a sua volta il loro obiettivo comune di creare un ordine tripolare prima dell’inevitabile evoluzione verso un multipolarismo complesso (“multiplexity“).

L’Iran si è quindi trovato improvvisamente a svolgere un ruolo senza precedenti nella transizione sistemica globale, grazie alla sua posizione geostrategica che gli conferisce un’influenza geoeconomica sproporzionata nel plasmare l’emergente ordine mondiale multipolare. A differenza del vicino Pakistan, le cui autorità golpiste post-moderne non condividono la visione dell’ex Primo Ministro Khan di un Paese come Stato pivot globale e hanno quindi sprecato l’opportunità, unica nel secolo, di portare avanti questa grande visione strategica, l’Iran è pronto ad agire.

A tal fine, ha ospitato i leader dell’Asia centrale, ha inviato il suo ministro degli Esteri in India, ha aperto la strada a piattaforme finanziarie alternative ed è ora pronto ad accogliere il presidente Putin. Al contrario, il Pakistan ha iniziato a praticare una politica estera semi-isolazionista che ha neutralizzato il suo ruolo precedentemente promettente nella transizione sistemica globale, in quanto i suoi interlocutori hanno cercato invece di dare priorità alla repressione dei sostenitori del premier estromesso con mezzi molto duri, nel tentativo fallito di risolvere la crisi politica del Paese.

In definitiva, è stato l’Iran e non il Pakistan a finire per essere lo Stato pivot globale, dopo che quest’ultimo ha abbandonato questo ruolo dopo il successo del cambio di regime orchestrato dagli Stati Uniti contro l’ex premier Khan, cedendolo così interamente alla vicina Repubblica islamica, che ora collabora strettamente con i rivali indiani di Islamabad per creare un terzo polo di influenza con la Russia. Questa osservazione dimostra che i processi geoeconomici proseguono nonostante ostacoli imprevisti, purché ci sia la volontà politica.

In questo caso, l’Iran ha raccolto il testimone che l’America aveva tolto di mano al Pakistan e ha deciso di condividerlo con l’India, in modo che i due potessero rilanciare insieme il NSTC, precedentemente in stallo, per alleviare la pressione delle sanzioni occidentali sul loro partner russo comune. Abbracciando con orgoglio il proprio destino geoeconomico, a differenza delle autorità pakistane post-golpe che hanno bruscamente abbandonato il proprio, l’Iran è pronto a diventare in futuro una delle forze multipolari più influenti del mondo.

Pubblicato in partnership su One World

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini