L’India ribadisce il suo appoggio alla Russia
L’osservazione del Primo Ministro Modi al Presidente Putin, a margine del vertice SCO del mese scorso a Samarcanda, sul fatto che “so che ora non è un’epoca di guerre”, è stata manipolata da molti, tra cui figure di spicco della comunità Alt-Media (AMC) come M. K. Bhadrakumar, per affermare falsamente che l’India si sta mettendo contro la Russia. Questo nonostante l’ex ministro degli Esteri e ambasciatore in Russia Sibal e l’ambasciatore russo in India Alipov abbiano chiarito la questione, seguiti anche dal ministro degli Affari esteri Jaishankar che ha ribadito la neutralità di principio dell’India nei confronti del conflitto ucraino.
In una mossa che ha trasformato le parole di Delhi in azioni, screditando così tutti coloro che speculavano sulle sue intenzioni, la nascente Grande Potenza dell’Asia meridionale si è astenuta dal votare una risoluzione sostenuta dagli Stati Uniti al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che condannava la riunificazione della Russia con il suo territorio storico di Novorossiya. Il Rappresentante permanente Kamboj ha spiegato questa posizione dichiarando che “è importante che si trovino le vie per un ritorno al tavolo dei negoziati. Tenendo conto della totalità della situazione in evoluzione, l’India ha deciso di astenersi da questa risoluzione”.
È quindi indiscutibile che coloro che in precedenza hanno considerato le osservazioni del Primo Ministro Modi come presumibilmente implicanti un cambiamento nella posizione dell’India nei confronti della Russia si sbagliavano. Col senno di poi, ciò che si è svolto nelle ultime settimane nello spazio informativo globale può essere descritto come una campagna di guerra informativa volta a seminare il sospetto tra le società di questi partner strategici speciali e privilegiati. Alcuni, come Bhadrakumar, avevano presumibilmente intenzioni innocenti, ma semplicemente non capiscono il gioco di equilibri dell’India, mentre altri, come Jacob Happymon, hanno deliberatamente distorto le sue politiche.
Da questa osservazione, si può concludere che individui con buone intenzioni, ma mal guidati e autorevoli presso il loro pubblico, come Bhadrakumar, possono inavvertitamente contribuire alle infowar che i loro colleghi ideologicamente opposti stanno deliberatamente conducendo. La prima categoria di commentatori è teoricamente capace di riformarsi e quindi redimibile in termini di integrità, a patto che riesca a superare il proprio ego per riconoscere pubblicamente di aver sbagliato, mentre la seconda non ha questa possibilità, dal momento che sta volontariamente manipolando le percezioni altrui per ragioni che solo loro possono spiegare se messe in discussione.
Guardando al futuro, si possono fare una serie di previsioni. In primo luogo, l’India continuerà a praticare la sua politica pragmatica di neutralità di principio. In secondo luogo, questa stessa politica continuerà a essere mal interpretata e mal rappresentata da entrambe le categorie di commentatori. In terzo luogo, il pubblico a cui si rivolgono continuerà a essere confuso, poiché ciò che viene detto loro da fonti attendibili si scontra con i fatti reali che stanno accadendo. In quarto luogo, alcuni di questi stessi spettatori potrebbero alla fine rendersi conto di essere stati ingannati. E quinto, potrebbero a loro volta rifiutare le fonti precedenti e cercarne altre.
L’ultimo punto può essere ampliato proponendo che altri esperti russi, indiani e di altro tipo, anch’essi specializzati nelle relazioni tra queste due Grandi Potenze, ma con un curriculum di analisi accurate molto più elevato, condividano più attivamente le loro opinioni con un pubblico più ampio, per contrastare la disinformazione dei loro colleghi. A tal fine, essi dovrebbero essere oggetto di scouting da parte di quelle piattaforme – comprese quelle finanziate con fondi pubblici e quelle vicine ai partiti al governo di queste due grandi potenze – che hanno interesse a chiarire la realtà delle loro relazioni così come esiste oggettivamente. La cosiddetta “vecchia guardia” è screditata ed è ora che ne sorga una nuova.
Pubblicato in partnership su One World
Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini