La Tradizione italico-romana quale controparte operativa delle opere e della vita di Julius Evola. Prima parte

15.12.2016
La luce fu riaccesa visibilmente e nessuno potrà mai più spegnerla.

"Un’alba. Sul cielo tersissimo di Roma, sopra il sacro capitolino, la visione di un’Aquila; e poi, portati dal suo volo trionfale, due figure corruscanti di guerrieri: i Dioscuri". (1).

Questo passaggio è tratto dallo scritto anonimo che ci parla della operatività magica del cosiddetto Gruppo di Ekatlos, dal nome dell'estensore di una missiva indirizzata a Julius Evola negli anni trenta, che narra di eventi magico esoterici avvenuti negli anni della prima guerra mondiale.

Evola volle pubblicare questo scritto prima sulla rivista "Krur" e poi nella raccolta di scritti chiamata "Introduzione alla Magia", pubblicata nel dopoguerra.

Il Gruppo di Ekatlos è da più parti considerato il padre illustre del Gruppo di Ur, anche se i collegamenti tra i due sodalizi non sono mai stati chiariti in maniera approfondita. Quel che si evince, dal racconto pubblicato da Julius Evola, è la volontà del "Gruppo di Ekatlos" di agire magicamente, attraverso una riemersa ritualità romana, per influenzare gli esiti della grande guerra, affinché la Saturnia Tellus potesse vedersi riunita secondo i sacri confini augustei.

"Sulla fine del 1913 cominciarono a manifestarsi segni, che qualcosa di nuovo richiamava le forze della tradizione italica. Questi segni, ci furono direttamente palesi... Ed il rito fu celebrato per mesi e mesi, ogni notte, senza sosta. E noi sentimmo, meravigliati, accorrervi forze di guerra e forze di vittoria; e vedemmo balenar nella sua luce le figure vetuste ed auguste degli «Eroi » della razza romana; e un «segno che non può fallire» fu sigillo per il ponte di salda pietra che uomini sconosciuti costruivano per essi nel silenzio profondo della notte, giorno per giorno.( ...) La guerra immane, che divampò nel 1914, inaspettata per ogni altro, noi la presentimmo. L’esito, lo conoscevamo. L’una e l’altra furono visti là dove le cose sono, prima di essere reali. E vedemmo l’azione di potenza che una occulta forza volle dal mistero di un sepolcro romano; e possedemmo e possediamo il breve simbolo regale che le aprì ermeticamente le vie del mondo degli uomini". (1).

Di medesima impronta rituale di ispirazione romana volle dotarsi il Gruppo di Ur, del quale Evola ricorda alcuni aspetti importanti nella sua autobiografia.

"Fra gli appartenenti a questo gruppo operativo due elementi almeno erano dotati di reali poteri. Quanto alle finalità, quella più immediata era il destare una forza superiore da servire d'ausilio al lavoro individuale di ciascuno, forza di cui eventualmente ciascuno potesse far uso. Vi era però anche un fine più ambizioso, cioè l'idea che su quella specie di corpo psichico che si voleva creare potesse innestarsi, per evocazione, una vera influenza dall'alto. In tal caso non sarebbe stata esclusa la possibilità di esercitare, da dietro le quinte, un'azione perfino sulle forze predominanti nell'ambiente generale di allora. Quanto alla direzione di tale azione, i punti principali di riferimento sarebbero stati più o meno quelli di Imperialismo Pagano e degli ideali "romani" di Arturo Reghini".

Ecco una prima evidenza della controparte operativa delle idee di Julius Evola, che coinvolse attivamente egli medesimo. Nel dopoguerra, a causa della propria dolorosa infermità fisica, Evola non poté partecipare di nessuna operatività, svolgendo comunque la sua magnifica funzione maieutica ed ideale attorno all'idea di Tradizione, che le persone ad egli più vicine vollero vivere nella formulazione identitaria della Tradizione italico-romana.

Ricordiamo che Julius Evola fu tra i principali ispiratori di Ordine Nuovo, all'interno del quale, nel 1969, nacque il Gruppo dei Dioscuri. "E da ambienti giovanili ruotanti attorno al filosofo romano riemergerà, alle soglie degli anni settanta, un interesse "operativo" per la Romanità pagana e per la stessa esperienza del Gruppo di Ur. A Roma, Napoli e Messina nasce e si sviluppa il "Gruppo dei Dioscuri", di cui si perdono presto le tracce visibili, e del quale Evola stesso era a conoscenza. Alcune indiscrezioni lo danno ancora oggi attivo in diverse regioni italiane, Lombardia, Umbria, Lazio, Sicilia, Puglia e soprattutto in Campania, dove il reggente dei Dioscuri tenne la sua ultima e inconsueta apparizione pubblica, conducendo una conferenza intitolata "Oltre ogni distruzione - la Tradizione vive". Il Gruppo, prima di far perdere volontariamente le proprie tracce visibili, pubblica una serie di quattro fascicoli dal titolo: "L'Impeto della vera cultura", "Le due Razze", "Phersu maschera del Nume" e "Rivoluzione Tradizionale e Sovversione"(3).

Si sa per certo che ad Evola furono mostrati "i Fascicoli dei Dioscuri" ben prima della loro diffusione, si ricordano persino alcuni consigli proposti in fase di "correzione delle bozze", e si conoscono benissimo i retroscena relativi al coinvolgimento emotivo oltre che ideale di Julius Evola, per la sorte di un sodalizio che nasceva in gran parte sulla base delle sue idee e dei suoi consigli. Sodalizo che vedeva tra i suoi fondatori alcune tra le persone più vicine ad Evola anche in termini di affetto personale.

Basti ricordare, tra i tanti episodi frutto della frequentazione della casa del filosofo in Corso Vittorio Emanuele, che i quattro fondatori dei Dioscuri si trovavano soli in casa con Evola, quando questi ebbe un malore, con successivo coma temporaneo. A causa del ritardo dell'ambulanza lo portarono in auto all'ospedale. Così, con tutta probabilità, gli salvarono la vita.

La circostanza è una fra mille occasioni, fatte di lunghe conversazioni, riunioni, approfondimenti, cene (celebri rimasero quelle a base di zuppa di tartaruga), ed anche di una scampagnata ai Castelli romani, con Evola felice di passare una giornata all'aria aperta insieme ai giovani che lo ammiravano e lo consideravano la loro guida "ideale".

"Il Gruppo dei Dioscuri è generalmente conosciuto all'esterno attraverso i quattro fascicoli con i quali venne lanciato quello che riteneva essere il suo particolare "messaggio". Meno nota è la sua intenzione di ricollegarsi direttamente a quello che era stato, quarant'anni prima (ma quanti sconvolgimenti erano avvenuti in un così breve lasso di tempo!) il celeberrimo Gruppo di Ur, quasi a sancire un'operante ripresa di continuità tra i due "Gruppi": una pretesa che sicuramente non poteva rientrare nello schema guènoniano relativo alla regolarità della trasmissione iniziatica.

Malgrado ciò, ll Gruppo dei Dioscuri si ritenne sufficientemente legittimato ad agire per due ordini di considerazioni, consistenti:

1) nella natura stessa del Gruppo di Ur, assunto come modello di riferimento, che mai, nella sua struttura intelligentemente informale, aveva sostenuto di trarre la propria legittimità da una qualsiasi “regolare” filiazione.

2) nella possibilità, rivelata dal misterioso messaggio di un non meno misterioso Ekatlos, trasmesso al direttore della rivista KRUR (Julius Evola), di ricorrere ad un intervento salvifico dei Numi tutelari di Roma e dell’Italia quando circostanze impellenti e di salute pubblica lo richiedessero".

 

1. Ekatlos, in "La grande orma dietro le quinte" su Introduzione alla Magia, a cura di Julius Evola, Edizioni mediterranee, 1969.

2. Julius Evola, il Cammino del Cinabro, Scheiwiller editore, 1972.

3. La via romana agli Dei, Wikipedia