Il globalismo neoliberale: l’ultima forma di colonialismo

05.05.2023
Intervento alla 1ª Conferenza globale sul multipolarismo

La pace sia su tutti voi,

Prima di tutto, invio i miei più sentiti saluti al mio compagno di lotta Aleksandr Dugin e a sua figlia. La pace sia su di lei dove si trova. So che ci sta osservando profondamente nella nostra lotta quotidiana. La mia sorellina di lotta Daria Dugina, che ha dedicato la sua vita a portare avanti la causa del multipolarismo e della sovranità dei popoli nella loro interezza.

Come sapete, stiamo conducendo una lotta nel continente africano, nella diaspora africana, per consentire ai popoli africani di trovare la loro autodeterminazione, di trovare la loro sovranità finale. I nostri antenati hanno combattuto contro il colonialismo, poi contro il neocolonialismo e oggi, all’inizio del XXI secolo, ci troviamo di fronte all’ultima forma di colonialismo. La forma più predatoria, la forma più criminale, la forma più genocida, perché è una forma genocida culturalmente, spiritualmente, politicamente, economicamente. Questa forma definitiva di colonialismo è il globalismo neoliberale in campo economico e sociale. Ed è per questo che oggi ci troviamo a marciare a fianco di tutti coloro che lottano contro questo globalismo, che è una piovra, un cancro che vuole soffocarci tutti. Qualunque sia il colore della nostra pelle, qualunque siano le nostre origini, qualunque sia il nostro popolo, siamo tutti confrontati con i vari tentacoli di questa piovra che vuole uniformarci nel quadro del governo mondiale che vogliono cercare di instaurare.

La lotta che stiamo conducendo nel continente africano è una lotta che è iniziata come lotta contro il neocolonialismo francese, ma abbiamo capito che il neocolonialismo francese fa parte di un sistema oligarchico molto più grande e profondo che si è installato a fianco degli Stati Uniti. Un sistema che vuole uniformare l’umanità, che vuole imporle un modo di vivere, un modo di pensare, un modo di vivere profondamente occidentalizzato. L’Occidente nella sua dimensione fisica, che conosciamo, ma soprattutto nella sua dimensione metafisica, cioè lontana, slegata dal sapere della tradizione. Ciò che ci permetterà di sollevarci, di liberarci, sarà l’unità dei vari popoli radicati, profondamente inseriti nella loro identità.

L’oligarchia occidentale pensa che il suo modo di vivere debba essere accettato, adattato da tutti i popoli. Ma c’è un certo numero di persone, in Cina con Zhang Weiwei che saluto, Aleksandr Dugin Russia, e noi nel continente africano, e anche tanti altri, che hanno deciso di imporre un altro modo di fare le cose, un modo di fare adattato alla correlazione tra la tradizione primordiale, la comprensione della tradizione primordiale legata alle nostre rispettive identità, alleata più che mai alla comprensione della geostrategia. Non si può infatti comprendere la realtà delle tensioni nel mondo materiale se non si comprende la dimensione immateriale. I nostri popoli nel continente africano si trovano di fronte a un mostro con molte teste ma un solo cuore. Quel cuore è l’oligarchia con sede negli Stati Uniti. E questa piovra, finché non la elimineremo, non soffocherà solo noi, ma tutti i popoli dell’umanità, nel loro insieme. Organizziamoci, colleghiamoci, comprendiamo i problemi. Comprendiamo che ciò che accade materialmente è legato a ciò che accade a livello immateriale. Comprendiamo che non si tratta semplicemente di una battaglia di Est contro Ovest, o di Nord contro Sud. È una battaglia del Bene contro il Male. È una battaglia di sradicamento contro popoli radicati, è una battaglia di fede nell’immateriale contro fede nel materialismo, è una battaglia di equilibrio contro squilibrio, è una battaglia di giustizia contro ingiustizia. L’Africa sarà il centro di gravità di questa battaglia. È già al centro di questa guerra dei mondi. C’è l’Ucraina, di cui si parla molto, ma il centro ultimo di questa lotta globale è il continente africano, matrice dell’umanità, che sarà la tomba dell’egemonia globalista. In onore dei nostri antenati e nella fede nel creatore che non genera e non è stato generato. La pace sia su tutti voi.

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini