Chi fomenta davvero la violenza in Siria
Nel giorno in cui Papa Francesco lancia un accorato appello per la pace in Siria, teso soprattutto a salvaguardare le vite dei bambini, è necessario sgombrare il campo dai molti equivoci e dalla confusione che i media contribuiscono ad alimentare in merito a ciò che sta accadendo sul terreno e nei corridoi della diplomazia.
La domanda è: chi sta fomentando la violenza?
Una traccia sembra volercela dare l’arcivescono Boutros Marayati, alla guida dell’arcieparchia armena cattolica di Aleppo, allorchè, commentando le parole del Papa, ha tenuto a precisare come le bombe cadano tanto su Aleppo Est, quanto su Aleppo Ovest. L’arcivescovo ha anche voluto ricordare un fatto importante: "Nei giorni scorsi", ha riferito all’ANSA, "l'inviato dell'Onu Staffan de Mistura si era detto pronto a venire ad Aleppo per accompagnare fisicamente i gruppi armati ribelli fuori dall'area urbana, garantendo loro l'incolumità, per permettere ai civili di essere liberati dall'incubo delle bombe. Ma la sua proposta è stata rifiutata proprio dai gruppi ribelli. Ora siamo di nuovo anche senza acqua e senza luce, e la situazione diventa sempre più grave, soprattutto per i bambini".
Insomma, chi vuole che Aleppo diventi un cumulo di macerie colmo di vittime civili? Marayati è eloquente.
Ma è in ambito diplomatico che la distorsione della realtà operata dai media italiani appare addirittura sconcertante.
Mentre ieri il cancelliere tedesco Angela Merkel invocava nuove sanzioni contro la Russia per il suo sostegno al legittimo governo siriano guidato da Assad e il nuovo ministro degli esteri inglese Boris Johnson incitava addirittura le piazze a mobilitarsi per protestare sotto le sedi diplomatiche russe di tutta Europa, la diplomazia russa ha continuato a cercare di ricondurre tutti alla ragione, limitandosi a stigmatizzare il clima di “isteria russofobica” e proseguendo nella ricerca di canali di dialogo con tutti i paesi europei e con il ministro degli Esteri della UE Federica Mogherini, che ha avuto un colloquio telefonico con Sergej Lavrov nel corso della giornata.
Persino l’ex capo dell'MI6, i servizi segreti britannici per l'estero, John Sawers, ha bacchettato duramente il ministro degli Esteri Boris Johnson per aver alimentato il clima già rovente con Mosca in un’intervista alla BBC.
La ciliegina sulla torta, però, si è avuta a fine giornata, quando poche ore dopo l’annuncio della diplomazia di Mosca di un nuovo incontro tra i ministri degli esteri di Stati Uniti e Russia, Lavrov e Kerry, da tenersi domenica 15 ottobre a Losanna, con la partecipazione degli omologhi delle potenze regionali implicate (Iran, Turchia, Arabia Saudita e Qatar) per provare a rilanciare i negoziati, il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, ha minimizzato l’importanza dell’appuntamento di Losanna, affermando che non ci sarebbe stato un faccia a faccia tra Kerry e Lavrov: “L'incontro in Svizzera è nell'ambito dell' International Syrian Support Group”, ha precisato Earnest, “e Kerry avrà degli incontri separati con gli alleati europei. "Stiamo certamente lavorando attraverso diversi canali diplomatici per cercare di ridurre la violenza in Siria. E questo comprende necessariamente una qualche partecipazione della Russia, ma ciò non avviene più nel contesto di cercare di concludere l'accordo che alla fine porterebbe ad una cooperazione militare americana con la Russia”.
E mentre Putin in un comunicato emanato al termine dei colloqui telefonici con Angela Merkel e François Hollande ribadiva la speranza del Cremlino “nel successo dei colloqui di pace di Losanna”, i tre ministri degli esteri di Germania Francia e Italia, Frank Walker Steinmeier Jean Marc Ayrault e Paolo Gentiloni, si avventuravano in un attacco durissimo contro Mosca, pur scartando l’ipotesi di nuove sanzioni. Gentiloni è arrivato addirittura a definire “inaccettabile” il sostegno russo alle forze di Assad. Una vera e propria sconfessione della linea politica tenuta nelle ultime settimane, a conferma delle preoccupazioni espresse da Putin, nel pomeriggio, in merito “alle pesanti pressioni di Washington” sugli alleati.