Cancellare la storia, la diplomazia, la verità e la vita sulla terra

15.10.2018

Uno dei motivi per cui i Paesi falliscono è che la memoria collettiva viene continuamente distrutta mentre le generazioni più vecchie passano e vengono sostituite da nuove che sono disconnesse da ciò che è venuto prima.

Inizialmente, la disconnessione è stata gestita dalla Storia e dalle discussioni al tavolo di famiglia. Per esempio, quando ero un bambino c'erano ancora nonni i cui padri avevano combattuto per la Confederazione. Non avevano schiavi e non possedevano piantagioni. Hanno combattuto perché la loro terra era stata invasa dagli eserciti di Lincoln. Oggi, se le famiglie del Sud conoscessero ancora i fatti, proteggerebbero i loro figli non dicendoglieli. Potete immaginare cosa succederebbe in una scuola pubblica ad un bambino che prendesse questa posizione?

Frustrato dall'incapacità dell'esercito dell'Unione di sconfiggere l'esercito della Virginia del Nord guidato dal graduato a West Point, Robert E. Lee, Lincoln ricorse ai criminali di guerra. I generali Sherman e Sherridan, che operavano sotto il generale Grant, furono i primi criminali di guerra moderni a condurre una guerra contro donne e bambini civili, le loro case e i loro approvvigionamenti di cibo. Lincoln era così fuori passo con la morale comune che dovette arrestare e detenere 300 redattori di giornali del Nord ed esiliare un membro del Congresso degli Stati Uniti per poter condurre la sua Guerra per l'Impero.

Oggi questa storia è in gran parte cancellata. Gli storici di corte seppellirono la verità con la favola che Lincoln andò in guerra per liberare gli schiavi. Questa sciocchezza ignorante è oggi la storia ufficiale della “guerra civile”, che certamente non è stata una guerra civile.

Una guerra civile è quando due parti combattono per il controllo del governo. La Confederazione era un nuovo Paese composto da quegli Stati che si erano separati. Sicuramente, i soldati confederati non combattevano per il controllo del governo a Washington più di quanto non stessero combattendo per proteggere gli investimenti dei proprietari delle piantagioni.

La memoria è persa quando i fatti storici sono gettati nel buco della memoria.

Quindi, cosa c'entra questo con la lezione di oggi? Molto più della Storia può essere cancellato dal passare del tempo. La cultura può essere cancellata. La moralità può essere cancellata. Il buon senso può scomparire con la diplomazia che dipende da esso.

Quella generazione più giovane che esprimeva minacce gridandole tutto intorno ai memoriali di guerra confederati e ai nomi delle strade confederate - Atlanta ha appena abbattuto la storica Confederate Avenue e l'ha sostituita con United Avenue - a maschi bianchi che, se eterosessuali, vengono ridefiniti dalla Politica Identitaria come stupratori, razzisti e misogini, ad illustri scienziati che affermano che, in realtà, vi sono differenze innate tra il maschio e la femmina, e così via – [Quella generazione più giovane dicevo] potrebbe pensare che sia naturale per gli alti funzionari del governo degli Stati Uniti dare vita ad un flusso senza fine di minacce di guerra a Russia, Cina, Iran e Venezuela.

Una persona della mia generazione sa che tali minacce non hanno precedenti, non solo per il governo degli Stati Uniti ma anche nella Storia del mondo. La folle ambasciatrice del presidente Trump presso la NATO, Kay Bailey Hutchison, ha minacciato di “spazzare via i missili russi”. La pazza ambasciatrice del presidente Trump all’ONU Nikki Hailey lancia minacce senza fine con la stessa rapidità con cui si rivolge agli alleati americani e contro i potenti Paesi che designa come nemici. Il folle consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, John Bolton, rivaleggia con l'insana Haley con le sue minacce ad ampio raggio. Il Segretario di Stato Pompeo sputa le sue minacce con il meglio delle altre. Così fanno gli insani New York Times e Washington Post. Persino un umile Sottosegretario agli Interni si assume la prerogativa di dire alla Russia che gli Stati Uniti bloccheranno le navi della sua marina.

Quali pensate sarebbero le conseguenze se russi, cinesi ed iraniani prendessero sul serio queste minacce? Le guerre mondiali sono iniziate per molto meno. Eppure non c'è nessuna protesta contro questi squilibrati funzionari del governo USA che stanno facendo tutto il possibile per convincere la Russia e la Cina che sono senza dubbio i peggiori nemici dell'America. Se fossi in Russia o in Cina, come risponderesti a questo?

Il professor Stephen Cohen, che, come me, ricorda quando il governo degli Stati Uniti aveva una tradizione diplomatica, è turbato quanto me che la decisione di Washington di cancellare via la diplomazia dalla memoria e sostituirla con minacce di guerra ci faccia uccidere tutti.

Più estremismi e crisi della guerra fredda

Oscurate dalle udienze di conferma di Kavanaugh, le relazioni tra Russia e Stati Uniti diventano sempre più pericolose.

Di Stephen F. Cohen [1] - 3 ottobre 2018

Sottolineando il crescente estremismo da Guerra Fredda a Washington e le crisi guerresche nelle relazioni USA-Russia altrove, Cohen commenta i seguenti esempi.

Il Russiagate, anche se nessuna delle sue principali accuse è stata dimostrata, è ora una parte centrale della nuova Guerra Fredda, limitando severamente la capacità del presidente Trump di condurre trattative per la crisi con Mosca e denigrando ulteriormente il presidente russo Putin per aver ordinato “un attacco all'America” durante le elezioni presidenziali del 2016. Il New York Times e il Washington Post hanno guidato i promotori della narrativa Russiagate, anche se molti dei suoi elementi fondamentali sono stati seriamente messi in discussione, persino screditati.

Ciononostante, entrambi i giornali hanno recentemente dedicato migliaia di parole a raccontare la stessa narrativa, rispettivamente il 20 e il 23 settembre, insieme ai suoi ovvi errori. Ad esempio, Paul Manafort, durante il periodo cruciale in cui stava consigliando il presidente ucraino Viktor Yanukovych, non era “filo-russo” ma pro-Unione europea. E contrariamente alle insinuazioni, il generale Michael Flynn non ha fatto nulla di sbagliato o senza precedenti nell'avere conversazioni con un rappresentante del Cremlino a nome del presidente eletto Trump. Molti altri presidenti eletti avevano incaricato i principali assistenti di fare lo stesso. Le epiche retoriche della narrativa del Russiagate di entrambi i giornali, in modo straordinario, erano piene di errori simili e accuse non provate. (Tuttavia, un importante storico, benché apparentemente poco informato sia sui documenti del Russiagate che sulla leadership del Cremlino, ha caratterizzato il dossier Steele anti-Trump, ampiamente screditato - la fonte di molte accuse di questo tipo - come “sempre più plausibile”.)

Sorprendentemente, né il Times né il Post attribuiscono credibilità all'enunciazione enfatica fatta almeno una settimana prima da Bob Woodward - normalmente considerato il più autorevole cronista dei segreti politici di Washington - che dopo due anni di ricerche non aveva trovato “prova alcuna di collusione” tra Trump e la Russia.

Per il Times, il Post ed altri media mainstream, il Russiagate è diventato, a quanto pare, una sorta di giornalismo di culto che nessuna contro-prova o analisi può forzare e quindi è di per sé un fattore importante per la nuova e più pericolosa Guerra Fredda. Ancor peggio, ciò che è iniziato quasi due anni fa come contestazioni per “l'ingerenza” russa nella campagna presidenziale degli Stati Uniti, sono diventate ora per The New Yorker e altre pubblicazioni un'accusa che il Cremlino ha effettivamente messo Trump alla Casa Bianca. Di questa accusa sconsiderata, con il suo disprezzo intrinseco per il buon senso degli elettori americani, non ci sono prove convincenti, né alcun precedente nella Storia americana.

Nel frattempo, funzionari americani attuali e passati stanno facendo minacce senza precedenti contro Mosca. L'ambasciatrice alla NATO Kay Bailey Hutchinson ha minacciato di “spazzare via” qualsiasi missile russo che ritenesse violare il trattato sulle armi [intermedie] del 1987, un passo che metterebbe a rischio di guerra nucleare. Il Segretario agli Interni ha minacciato un “blocco navale” della Russia. In uno sfogo russofobo senza precedenti e poco diplomatico, l'ambasciatore alle Nazioni Unite Nikki Haley ha dichiarato che “mentire, imbrogliare e comportarsi scorrettamente” sono una “norma della cultura russa”.

Potrebbero essere dichiarazioni stravaganti di personaggi politici nominati e non monitorati, anche se inevitabilmente sollevano la domanda: chi sta facendo politica russa a Washington, il presidente Trump con la sua dichiarata politica di “cooperare con la Russia” o qualcun altro?

Ma come spiegare, oltre all'estremismo sfrenato, le dichiarazioni di un ex ambasciatore statunitense a Mosca e professore di lunga data della politica russa, che sembra essere la principale autorità dei media mainstream sulla Russia? Secondo lui, la Russia oggi è “uno Stato canaglia”, le sue politiche “azioni criminali” e la “peggior minaccia del mondo”. Deve essere contrastata da “sanzioni preventive che dovrebbero entrare in vigore automaticamente” –di fatto “ogni giorno” se ritenuto necessario. [Queste sono le parole di Michael McFaul, che ha riscontri alla Stanford University, diventata una casa accogliente per i guerrafondai.]

Considerando le sanzioni “paralizzanti” ora preparate da un gruppo bipartisan di senatori statunitensi - la loro vera ragione e scopo apparentemente sconosciuti perfino a loro - questo sarebbe niente di meno che una dichiarazione di guerra contro la Russia; guerra economica, ma pur sempre guerra.

Molti altri nuovi fronti della Guerra Fredda sono anche pieni di guerra calda, ma oggi nessuno più della Siria.

Un altro promemoria si è verificato il 17 settembre, quando la Siria ha abbattuto accidentalmente un aereo di sorveglianza russo alleato, uccidendo tutti e 15 i membri dell'equipaggio. La causa, come è noto, è stata il sotterfugio degli F-15 israeliani forniti da Washington che hanno utilizzato l'immagine radar più grande dell'aereo russo per nascondere il loro attacco illegale alla Siria. La reazione a Mosca è stata altamente indicativa, potenzialmente minacciosa.

All'inizio, Putin, che aveva sviluppato buoni rapporti con la leadership politica di Israele, ha detto che l'accaduto è stato un incidente, un esempio di nebbia di guerra. Il suo stesso Ministero della Difesa, tuttavia, ha protestato a gran voce, incolpando Israele. Putin si è rapidamente ritirato, adottando una posizione molto più intransigente ed alla fine ha promesso di inviare l'efficace sistema di difesa terra-aria S-300 della Siria, un premio che sia la Siria che l'Iran hanno richiesto invano per anni. [In realtà, la Russia ha ora fornito l'S-300 sia l'Iran che la Siria.]

In secondo luogo, se gli S-300 sono installati in Siria (saranno gestiti da russi, non da siriani), Putin può in effetti imporre una “no-fly zone” su quel Paese, che è stato lacerato dalla guerra, in parte dovuta alla presenza di diverse grandi potenze straniere. (La Russia e l'Iran vi sono legalmente, gli Stati Uniti e Israele non lo sono.) Se così fosse, sarà una nuova “linea rossa” che Washington e Tel Aviv devono decidere se attraversare o meno. Considerando le manie a Washington, è difficile essere sicuri che prevarrà la saggezza. [In realtà, è probabile che Putin cambierà la responsabilità di usare il sistema di difesa aerea in Siria.]

Tutto questo si è svolto all'incirca nel terzo anniversario dell'intervento militare della Russia in Siria, nel settembre 2015. A quel tempo, i sapientoni di Washington denunciavano l' ”avventura” di Putin ed erano sicuri che “sarebbe fallita”. Tre anni dopo, il “Cremlino di Putin” ha distrutto la morsa viziosa dello Stato Islamico su vaste zone della Siria, ma non ha ripristinato il controllo del Presidente Assad su gran parte del Paese, ed è diventato l'arbitro ultimo del futuro della Siria. Il presidente Trump farebbe meglio ad aderire al processo di pace di Mosca, anche se è improbabile che il partito del Russiagate a Washington, per lo più Democratico, gli consenta di farlo. (Per prospettiva, ricordate che, nel 2016, il candidato alla presidenza Hillary Clinton ha promesso di imporre una no-fly zone degli Stati Uniti sulla Siria per sfidare la Russia.)

C'è anche questo. Mentre l'ordine mondiale liberale guidato dagli Stati Uniti si disintegra, non solo in Siria, sta emergendo una nuova alleanza tra Russia, Cina, Iran e forse anche la Turchia, membro della NATO. Sarà una vera “minaccia” solo se Washington la renderà tale, come ha fatto con la Russia negli ultimi anni.

Infine, la guerra per procura USA-Russia in Ucraina ha recentemente acquisito una nuova dimensione. Oltre alla guerra civile nel Donbass, Mosca e Kiev hanno iniziato a sfidarsi a vicenda nel Mar d'Azov, vicino alla vitale città portuale ucraina di Mariupol. Trump è sotto pressione per rifornire Kiev di armi navali e di altro tipo per intraprendere questa guerra in evoluzione, ancora un’altra potenziale matassa ingarbugliata. Anche qui il presidente Trump avrebbe fatto meglio a mettere il peso della sua amministrazione dietro gli accordi di Minsk, a lungo bloccati. Anche qui, questa sembrava essere la sua intenzione originale, ma ha dimostrato di avere un altro approccio, sembra ora, ostacolato dal Russiagate

[1] Stephen F. Cohen, professore emerito di studi e politica russi alla New York University ed alla Princeton University e John Batchelor continuano le loro discussioni sulla nuova guerra fredda USA-Russia. (Le puntate precedenti, ora al loro quinto anno, sono su TheNation.com.)

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Articolo originale di Paul Craig Roberts:

https://www.paulcraigroberts.org/2018/10/09/erasing-history-diplomacy-truth-and-life-on-earth/

Traduzione di Costantino Ceoldo – Pravda freelance