Fake News, Inc.

07.03.2017

Una recente proposta di legge non ancora però discussa dal parlamento italiano ha sollevato un vero e proprio vespaio a cui ha fatto seguito una generale levata di scudi da parte di chi si occupa di “informazione parallela”, quella informazione che non si allinea al mainstream ufficiale. Eppure leggendo il testo del documento sembra invece che preambolo ed articoli di questa proposta, (scaricabile per esempio qui: http://www.senato.it/leg/17/BGT/Schede/FascicoloSchedeDDL/ebook/47680.pdf) non costituiscano nulla di terribile contro la libertà di parola e di espressione, così come sancita dalla costituzione della Repubblica italiana. Anzi, il tutto si presenta come una semplice estensione al web della legittima e giusta difesa del cittadino dalla calunnia realizzata attraverso le nuove tecnologie informatiche, oltre che della difesa degli ordinamenti repubblicani dalla diffusione di informazioni false o esagerate che potrebbero generare paura e disordini pubblici.

E’ chiaro infatti che se un sito web italiano riportasse che Godzilla sta distruggendo…. Palazzo Madama, la sede del Senato italiano, potremmo tutti ben capire che si tratta di una notizia un po’ così, tanto per ridere, mentre se lo stesso sito riportasse che si sono verificate inesistenti scosse di terremoto in una certa zona d’Italia ed invitasse la cittadinanza a lasciare le proprie case per sicurezza, allora la cosa sarebbe ben diversa. In realtà non mi pare si siano mai verificati casi di questo genere, i quali sono alquanto estremi.

Ci sono però altri esempi che possono essere fatti. Una ragazza napoletana si è suicidata nel settembre del 2016 per la vergogna, dopo che un suo video hot (usiamo questo eufemismo), girato dal fidanzato, è finito in rete ed è diventato virale. Non dimentichiamo poi siti e forum web attenti all’uso dei vaccini, che passano da discussioni il più possibile scientifiche sulla loro efficacia ed utilità ad altre che invece le negano in blocco accusando le grandi multinazionali farmaceutiche di lucrare sulla salute delle persone e incitando pertanto a non vaccinare bimbi e neonati, malgrado il rischio di malattie gravi.

Una legge del genere sembra quindi necessaria, se non altro per punire quei balordi e quegli irresponsabili che non hanno rispetto per la vita privata e l’ingenuità delle persone, magari proprio quelle che gli sono più vicine, come nel caso della ragazza napoletana.

Tutto bene quindi? Possiamo stare tranquilli? No, per niente.

E’ notizia di questi giorni che il sito di informazione NaturalNews (qui: http://naturalnews.com/ ) è stato rimosso dall’indicizzazione di Google. Cioè, cercando NaturalNews attraverso Google, non compare nulla. Sparito dal web. Scomparso. Evaporato. Per fortuna ci rimane ancora Yahoo!, ma il problema non è certo indifferente. La decisione di rimuovere NaturalNews dall’indice di Google è stata presa non in piena autonomia ma indipendenza dalla casa di Mountain View. Quale sarebbe la colpa di NaturalNews? Sembra che l’atteggiamento del sito sia da sempre generalmente pro-Trump e non così tanto allineato con la medicina contemporanea occidentale. Tuttavia, chi scrive ha l’umile seppur forse oramai pericolosa opinione, che non stia a Google decidere se indicizzare o meno un sito sulla base delle sue manifeste o meno preferenze presidenziali. E’ qui il caso di ricordare che in occasione della notte del primo attacco a Tripoli, durante l’infame guerra contro la Libia che ha portato alla morte del colonnello Gheddafi e alla distruzione della sua nazione, Google Maps aveva lestamente cambiato il nome della Piazza Verde in Piazza dei Martiri anche se il legittimo governo libico cadrà molti mesi dopo.

Anche InfoWars (qui: http://www.infowars.com/ ) sta sperimentato qualche difficoltà con Google, essendo stata privata degli introiti pubblicitari attraverso la piattaforma AdRoll. Qualcuno vede poi la longa manus del solito Soros contro gli attacchi a Breitbart News e di sicuro al vecchio George non piace molto un Trump alla Casa Bianca: è noto che il suo cavallo vincente era quella vecchia strega della Clinton.

Qualcosa accade anche in Italia. A gennaio 2017 Facebook impediva il reindirizzamento all’articolo “Accelera la dittatura delle tecnocrazie inette” di Maurizio Blondet perché poteva essere dannoso (qui: https://i2.wp.com/www.maurizioblondet.it/wp-content/uploads/2017/01/IMG_20170103_201346.jpg?resize=1024%2C768). Il blocco è stato rimosso in seguito alle proteste degli utenti del social network. Blondet non è certo un seguace del mainstream ufficiale e spesso i suoi articoli sono aspri e critici nei confronti delle opinioni correnti. E’ facile detestare Blondet, soprattutto quando scrive cose sgradite che gettano uno spiraglio di luce su certe bugie comunemente date per vere.

Tuttavia il vero campanello di allarme qui in Italia è scattato quando il blog ByoBlu (qui: http://www.byoblu.com/ ) si è visto tagliato fuori dalla piattaforma AdSense e quindi privato anch’esso di introiti pubblicitari. Claudio Messora gestisce ByoBlu ed è un altro dei “non allineati” con il mainstream ufficiale. Gli si possono attribuire molti difetti ma non quello di essere un contaballe: se non si è dei pensionati benestanti o non si ricevono dei cospicui finanziamenti da qualche organizzazione di un certo tipo (tipo la Open Society di Soros…), l’unico modo per tenere in piedi un blog serio, che magari si avvalga anche di collaboratori esterni, è attraverso piccole donazioni e la pubblicità. Niente pubblicità, niente soldi.

Per capire bene come Google sia parte integrante dell’arsenale militare e di intelligence statunitense, voglio ricordare brevemente la vicenda, tutta italiana, del motore di ricerca Volunia che si era posto, grazie ad un sistema di indicizzazione rivoluzionario, come diretto competitore di Google e risultando ad esso perfino superiore. Passati gli entusiasmi iniziali durati poche settimane, Volunia sopravvive oggi in stato ameba. E’ evidente che i suoi inventori non hanno mai letto nulla su Enrico Mattei e Adriano Olivetti altrimenti non avrebbero affrontato alcune questioni con la grande leggerezza di cui hanno dato prova. Sono stati molto fortunati.

L’isteria da fake news nasce con Trump alla Casa Bianca perché è noto che la vincitrice dell’ultima corsa presidenziale doveva essere Hillary Clinton, paladina del Nuovo Ordine Mondiale. Un settore delle cosiddette élite occidentali, statunitensi in particolare, non teme ora solo la fine della globalizzazione tout-court e quindi la perdita dei guadagni ingenti derivanti dallo sfruttamento di masse enormi di loro simili, ma teme soprattutto di finire sotto processo o condannata se dovessero emergere tutti gli inganni e le manipolazioni perpetrati in questi anni.

L’Italia non si è sottratta a questo clima isterico e la proposta di legge sulla regolamentazione delle notizie sul web si inserisce più che altro in un tentativo liberticida quanto servile che è stato messo in atto da una parte della (pseudo) élite italiana, ancora ossequiosa nei confronti della controparte anglo-statunitense che non si rassegna alla sconfitta infertale da Trump.

Nello sforzo di capire ancor meglio la situazione e i suoi futuri sviluppi, ho posto alcune domande a Marcello Foa che, essendo anche lui un giornalista fuori dal coro ed un esperto di tecniche di comunicazioni, ha il polso della situazione.

D) Foa, quanto è difficile ora fare informazione in Italia?
R) Il problema dell’informazione tradizionale (giornali e tv) è l’eccessiva referenzialità rispetto alla politica e al Palazzo: i media seguono le loro logiche e perdono il contatto con la realtà, proponendo un’informazione che troppo spesso si autocensura o non è abbastanza coraggiosa. Ci sono eccezioni: il Fatto Quotidiano o La Verità – pur avendo posizioni molto differenti – dimostrano una certa indipendenza; però si tratta di testate di opinione che raggiungono un pubblico limitato. L’insoddisfazione per l’informazione ufficiale ha aperto la strada alla cosiddetta informazione alternativa sul web e soprattutto ha dato visibilità a commentatori addirittura sconosciuti fino a poco tempo fa (Alberto Bagnai, Claudio Borghi Aquilini)  o a giornalisti marginalizzati nelle redazioni tradizionali. Forse quel che manca in Italia ora è un sito di informazione alternativa “di peso”, davvero influente; però complessivamente si può fare informazione in Italia.

D) Che cosa ne pensa di questa proposta di legge?
R) Sconcertante. Prevede addirittura il carcere per chi diffonde “notizie false e tendenziose”, come avveniva solo ai tempi del fascismo, che infatti giustificava la censura usando esattamente lo stesso linguaggio. E’ inaccettabile: rappresenta chiaramente una forma di intimidazione nei confronti dei blogger e delle pagine social che spezzano la narrativa ufficiale ed è decisamente asimmetrico. Uno dei principali problemi dell’informazione odierna è rappresentato dalle notizie non attendibili che vengono propagate dalle stesse istituzioni usando tecniche spin. Gli esempi sono numerosi e clamorosi, a cominciare dalle motivazioni della guerra in Iraq, totalmente inventate e impunite. Ma nulla è previsto contro questa forma di manipolazione. Dunque è evidente che la proposta Gambaro è strumentale e rientra nei tentativi in corso in tutto l’Occidente di mettere la museruola alla stampa e alle voci libere e “populiste”.

D) Fake news o semplice paura? Secondo lei che cosa c’è dietro l’isteria che ha colpito una parte delle élite occidentali?
R) E’ la consapevolezza di aver perso la capacità di orientare le masse e, soprattutto, è il fatto di aver perso il contro della Casa Bianca e del governo britannico. E questo è inaccettabile per le élite che da 30 anni diffondono la globalizzazione. Indicativa in tal senso è la reazione dell’ex consigliere di Obama, Kupchan, il quale in un articolo ha indicato la strategia da seguire per distruggere i populisti e salvare la globalizzazione. Siamo di fronte a una vera e propria controffensiva globale.

D) Anche Trump usa lo stesso linguaggio di certi suoi oppositori. Quindi che cosa ci possiamo ragionevolmente aspettare nel prossimo futuro?
R) Trump ha capito l’uso strumentale che i suoi oppositori fanno dei media mainstream e risponde colpo su colpo. Il vero problema della presidenza Trump è l’esistenza di due correnti nella sua amministrazione: quelli dei fedelissimi, contrari alla globalizzazione e favorevoli alla distensione con Mosca, e quelli della seconda ora, più legati alle logiche tradizionali del Partito Repubblicano, che ha dovuto prendere a bordo per non rompere con un Partito che ha la maggioranza in Congresso e per mancanza di quadri. L’esito di questo braccio di ferro determinerà la capacità di cambiamento dell’amministrazione Trump.