La Tradizione italico-romana quale controparte operativa delle opere e della vita di Julius Evola. Parte seconda
Il Gruppo dei Dioscuri nasce fisicamente in casa di Evola; di stretta osservanza evoliana furono i suoi fondatori, ed Evola partecipò ed assistette al lavoro di preparazione precedente la costituzione dei Dioscuri, essendo i fondatori assidui frequentatori di casa sua fin dagli anni '50.
Evola discute dei contenuti dei Fascicoli, vede delinearsi la trasformazione da sodalizio culturale di ispirazione tradizionale a gruppo magico operativo, e dal 1969 al 1974 assiste ai vari (auto) allontanamenti, in primis di Placido Procesi e di Piero Fenili, come lo stesso Fenili riferisce, verificatosi quando Franco Mazzi decise che dal tradizionalismo intellettuale bisognava affrancarsi, riprendendo una operatività rituale ispirata alla centralità spirituale di Roma:
"La persona che volle sbloccare operativamente la situazione mettendosi in gioco in prima persona, fu appunto I'insolito personaggio al cui profilo esoterico ed umano dedico questo mio succinto ricordo: Francesco (detto Franco) Mazzi". (4)
"Di occhio ceruleo e di capello biondo, Franco Mazzi attirò la benevolenza di Evola quando, andato a trovarlo in divisa, mentre stava prestando il servizio di leva, gli si presentò sfoggiando un perfetto saluto militare. Evola lo aveva in simpatia perchè apprezzava lo spessore interiore del personaggio, ma approfittava della sua natura giocosa per scherzare a sua volta. Di questo genere di rapporto rimase emblematica una telefonata che Mazzi fece ad Evola, il quale dall'altro capo della linea gli chiese senza mezzi termini: "Ah, lei è Mazzi! Non si è ancora sparato?". E Mazzi di rimando, in perfetto spirito toscanaccio: "Ancora no, sto aspettando l'esempio del Maestro". Immagino che Evola abbia riso di cuore a quella risposta.
Credo che Evola sia stato fino alla fine il principale modello di riferimento di Mazzi, perchè notai che, in caso di dubbio, si allineava alle posizioni del Filosofo, sempre però in modo originale, libero e creativo, senza alcunchè di quel supino e tetro conformismo che rende poco simpatica una parte degli evoliani, chiaramente “lunarizzati” dalla potente magia evoliana della parola e quindi insofferenti di ogni approfondimento critico del pensiero del maestro". (4).
Naturalmente il rapporto personale tra Evola e Mazzi è troppo complesso per essere qui trattato in maniera riassuntiva, ma crediamo che il breve racconto di Piero Fenili sia stato efficace nel delinearne l'essenza.
Prima ancora della scomparsa di Evola, siamo tra la fine del 1972 e l'inizio del 1973, i Dioscuri comunicarono sul fascicolo "Phersu - la maschera del Nume" il loro intento preciso e radicale, ormai decisi a percorrere la strada che li avrebbe portati a saldare la frattura col passato, ed a consegnare la spiritualità romana e la ritualità avita alla perennità.
"Chiunque ha in sé, latente o in atto, la possibilità di portare un contributo concreto, non importa di quale entità, alla costruzione di un ponte tra due epoche, quella attuale, che esiste nel segno della decadenza e l'altra, posta nel futuro, di una possibile rinascita, ha il dovere assoluto, categorico e impersonale di attivarsi. Non c'è giustificazione o comprensione ma inesorabile condanna per coloro i quali, avendone la possibilità, non combattono e per inerzia si lasciano andare masochisticamente ad un pigro fatalismo. Coscienti di ciò, un piccolo gruppo di persone accettò il compito arduo, superiore forse alla singole possibilità, ma improcrastinabile, di riaccendere visibilmente il Fuoco di Vesta e di custodirlo in Roma. Da oltre trenta secoli il Centro del mondo è in Roma, una Roma intesa non come capitale di un impero, sede di un particolare potere religioso, o come informe megalopoli moderna, bensì quale preciso punto focale di quella geografia sacra che gli antichi conobbero e che non ha nulla da spartire con quella moderna con la quale ha in comune solo il nome. Luogo di forza massimo, punto d'incontro tra Cielo e Terra, Porta attraverso cui passano e hanno modo quindi di manifestarsi influenze spirituali, in Roma si incentra ogni inizio ed ogni fine". (5).
Di quei giorni eroici resta il ricordo dell'impegno di tutti coloro i quali si sacrificarono per avviare un'impresa così ardua. Resta la memoria del sacrificio e della dedizione assoluta di Franco Mazzi, che dedicò tutta la sua vita e tutto se stesso ai Dioscuri, fino all'ultimo istante, garantendo ad essi la continuità della sua opera anche dopo la sua scomparsa.
Una luce era stata riaccesa e nessuno avrebbe mai potuto più spegnerla.
L'opera, l'intento, e la memoria di Julius Evola e Franco Mazzi, rifulgono nei Fuochi degli Avi e degli Antenati, che ardono imperituri nei nostri luoghi sacri dei Dioscuri, custoditi dai loro eredi di spirito e di sangue.
Roma e la Pax Deorum rivivono nel cuore e nello spirito di tanti giovani (e meno giovani) e tante confraternite di italici e romani, che hanno raccolto l'eredità dello spirito, del sangue e del suolo, celebrando i culti dei Padri.
Roma Renovata Resurgat.
4. All'origine del "caso Dioscuri": Ricordo di uno Sciamano della Maremma toscana: breve profilo di Francesco Mazzi di Piero Fenili in Politica Romana n.8.
5. I Fascicoli dei Dioscuri, Phersu la Maschera del Nume.