Un referendum per uscire dalla palude globalista
Il referendum costituzionale che si terrà in Italia domenica prossima non ha soltanto un significato di politica interna. Il premier Matteo Renzi ha personalizzato da mesi il risultato e nelle ultime settimane sta occupando tutti i canali televisivi e i principali giornali italiani per propagandare il SI alla riforma. Lo fa sicuramente per rinforzare il suo potere, molto traballante, a causa di risultati non positivi. Un governo che non ha saputo gestire il grave problema dell'immigrazione di massa e non è riuscito minimamente ad abbassare l'alto livello di disoccupazione (che è addirittura aumentato negli ultimi tre anni), ha evidentemente il terrore di andare alle elezioni e quindi Renzi sta facendo tutto il possibile per trasformare la vittoria dei SI in una sua vittoria personale, evitando così le elezioni anticipate.
Ma la riforma costituzionale preparata dal governo Renzi piace anche e soprattutto alle grandi lobbies del potere globalista. Accentrando ulteriormente a Roma qualsiasi decisione che attualmente può essere presa a livello locale (regionale e comunale), questa riforma raggruppa definitivamente il potere decisionale nelle mani del governo centralista di Roma. Un governo che ubbidisce alla lettera ai "desiderata" del potere globalista non potrà fare altro che favorire il suddetto potere. La "palude" mondialista che determina le scelte politiche dei governi europei ha come nemici principali quei partiti e movimenti identitari che si battono in difesa della sovranità - economica, monetaria, militare - e della tradizione.. Attraverso l'uso massiccio della propaganda e della disinformazione, utilizzando i media, i globalisti cercano di influenzare l'opinione pubblica preconizzando catastrofi e pericoli giganteschi nel caso del cambiamento dello "status quo" da loro edificato dopo il crollo del Muro di Berlino e la fine dell'Unione sovietica. Il Nuovo Ordine Mondiale, già traballante fin dall'inizio, negli utlimi mesi ha subito colpi formidabili: dalla Brexit all'elezione di Donald Trump.
Domenica prossima in Italie e in Austria i due popoli hanno la possibilità diretta di infliggere altri colpi da KO al potere della "palude" globalista. Gli austriaci eleggendo il nuovo presidente della Repubblica: se sarà il liberal-nazionale Hofer a divcentare presidente austriaco, anche a Vienna il vento del cambiamento comincerà ad abbattere i vecchi idoli del potere mondialista, e potrebbe essere l'inizio della fine per l'Unione europea.
Qui in Italia, se vincerà il NO al referendum, non vincerà soltanto la Lega Nord di Matteo Salvini, unica vera opposizione al sistema, essendo invece i Cinque stelle parte integrante del blocco mondialista (basta leggere con attenzione le idee e i programmi del suo fondatore recentemente scomparso).
La vittoria del NO impedirà al governo di sinistra di procedere ancor più speditamente ad azzerare qualsiasi rimasuglio di sovranità del Paese. Domenica prossima quindi, al di là delle questioni meramente elettorali ed interne, la partita in gioco coinvolge i due fronti contrapposti a livello internazionale: da una parte il fronte del globalismo materialista, dall'altra il fronte dell'identità e della tradizione. L'unica speranza per i globalisti sarà una bassa affluenza al voto, il disinteresse e lo scoramento che ormai sono diventati elementi fondanti del primo partito italiano: quello dell'astensionismo. Che tanto piace ai banchieri e ai sostenitori del sistema finora dominante.