Il ricatto dell'Unione Europea all'Italia

25.10.2016
Sulla manovra di Renzi e Padoan l'Europa deciderà dopo il voto del 4 dicembre

E' incredibile. Siamo ormai al ricatto, all'utilizzo di metodi para-mafiosi.

Tutto questo per convincere gli italiani a votare Sì al Referendum costituzionale del 4 dicembre.

Questa mattina il Corriere della Sera ha aperto la prima pagina con un titolo che ha dell'inquietante: "L'Europa deciderà dopo il voto", riferendosi al giudizio che la Commissione Europea dovrà emettere sulla Legge di Stabilità predisposta dal governo italiano, che suscita non pochi malumori a Bruxelles per le misure, giudicate non sostenibili a livello di bilancio, decise dal premier Renzi, assieme al Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan.

E' noto che la manovra finanziaria annunciata da Matteo Renzi abbia, per le sue caratteristiche, il sapore di una mega mancia elettorale, con una serie di provvedimenti, simili ai famosi 80 euro elargiti alla vigilia delle elezioni europee del 2014, che dovrebbero indurre gli elettori ad approvare la Riforma Costituzionale varata dalla maggioranza.

Molto si è discusso nelle scorse settimane in merito all'insostenibilità, in base alle regole imposte dall'Unione Europea, di un provvedimento le cui coperture sono largamente programmate attraverso l'aumento del deficit dello Stato. Persino gli uffici legali del Parlamento italiano avevano sollevato pesanti perplessità sulla sostenibilità della manovra.

Renzi ha preferito tirare dritto per la sua strada, cimentandosi in colorite sceneggiate volte a presentarlo come il difensore degli interessi italiani contro l'ottusità contabile dei tecnocrati dell'UE.

Ciò che però sta emergendo in queste ore è che, più che una sceneggiata, il teatrino visto in questi giorni sia un'incredibile farsa.

Il premier italiano, nonostante tutti i salamelecchi profusi a Ventotene, non è riuscito a strappare alla Merkel e alla Commissione Europea quei margini di flessibilità di cui necessita per indorare l'amara pillola referendaria. Si tratta di decimali, anzi di uno 0,1% che Bruxelles non intenderebbe concedere all'Italia sulla quota del deficit. In realtà a Roma è già stato concesso di portarla dall'1,8 al 2,2%, come hanno sottolineato questa mattina i giornali tedeschi. Il problema, però, è che le mance elettorali predisposte da Renzi, che soprattutto non sono il frutto di alcuna strategia economica di lungo periodo in grado di far ripartire la crescita del paese, si sono rivelate più costose del previsto.

L'Europa e il presidente della Commissione Junker non sembrano essere disposti ad un'ulteriore apertura di credito nei confronti di Renzi. Tuttavia, preoccupate per l'esito di un Referendum che potrebbe scompaginare i piani di chi vuole, attraverso la modifica di alcuni articoli della Costituzione, restringere i margini di libertà e di sovranità del Parlamento italiano, a vantaggio delle istituzioni UE, le élites europee sembrano essere disponibili a cedere qualche spicciolo oggi, per potersi rifare domani.

Ecco dunque il ricatto: le mance saranno elargite solo se il 4 dicembre vincerà il Sì e per il via libera alla Legge di Stabilità di Renzi e Padoan se ne riparlerà il 5.

Eppure la difesa della propria sovranità, e delle propria dignità nazionale, val ben di più di qualche euro in più sulla quattordicesima delle pensioni minime o dell'ammortamento una tantum alle imprese sugli investimenti in beni strumentali.