Un duro colpo al controllo francese dell’Africa

11.01.2023

Espulsione dell’Ambasciatore

Il Ministero degli Esteri francese ha dichiarato martedì (3 gennaio) di aver ricevuto una lettera a dicembre dalle autorità del Burkina Faso in cui si chiedeva che l’ambasciatore francese fosse richiamato dal Burkina Faso, una mossa che il ministero ha definito “prassi non standard”. In precedenza, numerosi media avevano riferito che le autorità militari di un paese africano hanno chiesto all’ambasciatore Luc Hallad di lasciare il suo territorio.

Il governo del Burkina Faso ha rifiutato di commentare ufficialmente le notizie secondo cui ha inviato la richiesta a Parigi il mese scorso.

L’espulsione dell’ambasciatore francese è un segnale di un ulteriore deterioramento delle relazioni tra la Francia e il Burkina Faso, ex colonia francese nell’Africa occidentale con cui la Francia mantiene stretti legami e nella quale mantiene la presenza di forze speciali. L’anno scorso, il governo militare del capitano Ibrahim Traoré è salito al potere in Burkina Faso, rovesciando la precedente giunta militare. Gli eventi si sono svolti sullo sfondo del crescente sentimento antifrancese e dell’apparente incapacità della Francia di affrontare la minaccia terroristica nell’Africa occidentale.

Il Burkina Faso (fino al 1984 – Alto Volta) ha preso il suo nome attuale, che si traduce come “paese di gente onesta”, sotto il governo a breve termine del capitano Thomas Sankara, un’icona del movimento panafricanista, morto a causa di un altro colpo di stato militare. Tra gli africani, è generalmente accettato che dietro i golpisti ci fosse la Francia, che si sforzava di mantenere il controllo sulle ex colonie.

Il “Che Guevara nero”

Negli ultimi anni, i militari, critici nei confronti dei contatti con la Francia, sono saliti al potere contemporaneamente in diversi paesi dell’Africa occidentale. Un caso è il Mali, dove si sono verificati colpi di stato militari nel 2020 e nel 2021, dove sono state interrotte le attività delle ONG francesi e da dove i francesi hanno ritirato le loro truppe lo scorso anno, l’attuale leader del Mali, il colonnello Assimi Goita, ha intrapreso un percorso di riavvicinamento con la Russia. Altro caso è la Guinea, dove l’anno scorso è salito al potere il colonnello Mamady Dumbua, strettamente associato al principale panafricanista contemporaneo Kemi Seba. E infine il Burkina Faso, dove anche qui il governo militare ha mostrato interesse per Mosca.

Il 30 settembre, giorno in cui l’attuale leadership del Burkina Faso è salita al potere, folle inferocite hanno attaccato l’ambasciata, il centro culturale e la base militare della Francia in Burkina Faso. I manifestanti hanno chiesto il ritiro della Francia e hanno invitato le autorità militari provvisorie a rivolgersi alla Russia per chiedere aiuto nella lotta contro i ribelli, come è avvenuto in Mali. Manifestazioni filo-russe si sono svolte anche nella capitale del Paese, Ouagudugou, il 18 novembre.

I paesi africani valutano negativamente i risultati della presenza francese nel Sahel, dove dal 2013 Parigi conduce operazioni antiterrorismo in gran parte infruttuose.

La presenza francese non porta all’eliminazione delle minacce alla sicurezza, ma consolida il controllo di Parigi sulle risorse naturali, indebolisce l’unità dei paesi attraverso i contatti francesi con gruppi locali e infine distrugge la sovranità e frena lo sviluppo dei paesi africani che si sono rivolti a Parigi per un aiuto.

Usando l’esempio della Repubblica Centrafricana, che dall’inizio degli anni 2000 è in uno stato di guerra civile permanente, che né i francesi né le forze di pace delle Nazioni Unite potevano fermare, gli africani hanno visto che la Russia può agire come una vera alternativa all’ex colonizzatore come un esportatore di sicurezza. Gli specialisti militari russi del Commonwealth of Officers for International Security (COSMB), che sono associati al Wagner PMC, sono stati in grado di garantire l’ordine e la stabilità nella Repubblica Centrafricana, dove le truppe francesi e i “caschi blu” delle Nazioni Unite non potevano o non volevano far fronte a questo compito. Nel 2021 i russi, insieme alle forze armate della Repubblica Centrafricana, hanno sconfitto i banditi che intendevano interrompere le elezioni nel Paese, che agivano nell’interesse della Francia.

L’esempio positivo della Repubblica Centrafricana dà speranza ad altri paesi africani che, rivolgendosi alla Russia, potranno proteggere la loro sovranità e garantire stabilità.

Importanza del Burkina Faso

A dicembre, il governo militare del Burkina Faso ha sospeso la radio francese RFI a causa di false notizie e per aver dato la parola a militanti islamisti.

Nello stesso mese, Ouagudugou ha richiamato il suo ambasciatore dal Ghana per consultazioni dopo che il presidente ghanese ha accusato le autorità del Burkina Faso di collaborare con il PMC russo Wagner. In generale, il governo del Burkina si sta spostando verso la Russia, ma sullo sfondo dell’evidente coinvolgimento di Mosca in un’operazione speciale in Ucraina, agisce con cautela. Lo sviluppo dei legami è ostacolato dall’assenza di un’ambasciata russa a Ouagoudugu (le comunicazioni vengono effettuate tramite l’ambasciata russa in Costa d’Avorio).

La società russa Nordgold opera in Burkina Faso, ad essa l’anno scorso le autorità del paese hanno concesso una licenza per gestire una miniera d’oro. Al momento, l’oro è la principale merce di esportazione del paese africano. La Russia potrebbe essere interessata alla cooperazione con la Guinea nel campo dell’estrazione dell’oro, soprattutto viste le prospettive di destabilizzazione dei mercati dei cambi, la dedollarizzazione dell’economia mondiale e la ricerca di nuovi mezzi di pagamento su scala globale. Teoricamente, a un certo punto, l’oro può diventare un’unità di calcolo così universale, come lo era già prima durante il periodo delle guerre mondiali. Il Burkina Faso, come il Mali, è ricco di giacimenti di questo nobile metallo.

Il Burkina Faso mantiene legami con la leadership filo-russa del Mali. Le trattative tra Ibrahim Traoré e Assimi Goit si sono svolte a novembre. Vi sono prospettive per la creazione di un’alleanza antifrancese nell’Africa occidentale, che richiede lo stretto coinvolgimento di Burkina Faso, Mali e Repubblica centrafricana, oltre alla Guinea.

La Russia, di fronte al confronto con una coalizione di paesi della NATO, sarebbe interessata a sviluppare le relazioni con l’Africa per:

La diversificazione delle relazioni economiche, necessaria, tra l’altro, per il sostegno finanziario dell’Operazione Militare Speciale.

Fare pressione sulla Francia come membro della coalizione anti-russa. La Russia sarebbe interessata ad allargare la coalizione contro i neocolonialisti francesi in Africa. Di particolare importanza per la sicurezza energetica della Francia è il Niger, con i vicini Mali e Burkina Faso, da dove l’uranio viene esportato in Francia per le centrali nucleari. Un altro Stato, il Ciad, svolge il ruolo di principale alleato militare interno di Parigi. La Russia sarebbe interessata a toglierli dai giochi, almeno dalla parte della Francia.

Dare assistenza ai popoli africani nella costruzione di un mondo multipolare come principale obiettivo strategico globale dell’Operazione Militare Speciale (oltre alla riunificazione delle terre russe).

La situazione geopolitica del “Continente Nero” è favorevole alla Russia. Tuttavia, il dirottamento delle principali forze e risorse per i bisogni dell’Operazione Militare Speciale limita la capacità di Mosca di essere coinvolta più attivamente negli affari del continente africano. Tuttavia, il desiderio della Russia di continuare a rafforzare i legami con l’Africa, lo svolgimento di un vertice Russia-Africa su larga scala a San Pietroburgo nel 2023, testimonia le intenzioni di Mosca di continuare il riavvicinamento geopolitico con l’Africa.

Traduzione a cura di Alessandro Napoli