Putin e il Patriarca hanno ricordato ai russi che i discorsi di odio etnico-religioso sono inaccettabili
L'attacco terroristico della scorsa settimana al Crocus City Hall di Mosca, compiuto da islamisti radicali ma che, secondo il capo dell'FSB Bortnikov, potrebbe essere stato ordinato dall'Ucraina con l'assistenza degli anglo-americani, è stato uno dei peggiori nella storia della Russia. Il fatto che quattro immigrati tagiki fossero i più diretti responsabili dell'accaduto ha fatto sorgere il rischio di una reazione ultranazionalista tra alcuni membri della società, che potrebbe minacciare l'unità di questo Stato-civiltà storicamente cosmopolita a vantaggio dei suoi nemici.
Il giorno successivo all'attentato, il Presidente Putin ha immediatamente ricordato al suo popolo, nel suo discorso nazionale, che "i terroristi, gli assassini, quegli individui disumani che non hanno una nazionalità e non possono averne una, si trovano di fronte a un'unica e cupa prospettiva: la punizione e l'oblio. Non hanno futuro. Il nostro dovere comune ora, condiviso dai nostri compagni d'arme al fronte e da tutti i cittadini del nostro Paese, è quello di rimanere uniti come un sol uomo". Questo ha segnalato che lo Stato applicherà rigorosamente l'articolo 282 del Codice penale russo.
Questo articolo proibisce l'istigazione all'odio etnico-religioso. È stato concepito per proteggere la Russia da questa ideologia tossica che viene ancora diffusa da alcune frange della società e promossa aggressivamente tra la popolazione da agenzie di intelligence straniere come quelle ucraine e occidentali. L'articolo 282 è più che mai attuale, poiché alcune persone potrebbero essere tentate di abbracciare l'ultranazionalismo e cadere così sotto l'influenza delle suddette forze che vogliono "balcanizzare" la Russia.
Per dare un esempio il più possibile positivo, il Presidente Putin ha quindi affermato martedì che "è estremamente importante per noi ora, quando abbiamo a che fare con ciò che è accaduto venerdì scorso, fare affidamento su questi valori di creatività, umanesimo e misericordia. Ci uniscono nel sostenere tutte le vittime, nella nostra determinazione a rimanere forti e uniti". Il messaggio che viene lanciato è che il discorso sociale deve rimanere calmo e non deve scivolare verso discorsi di sfrenata sete di sangue o di punizioni generalizzate contro alcuni gruppi identitari.
Il giorno dopo, mercoledì, ha implicitamente rafforzato questo messaggio chiarendo che "non abbiamo nazioni ostili, abbiamo élite ostili in quelle nazioni", aggiungendo che la Russia "non ha mai cercato di cancellare" la cultura di nessuno. Sebbene ne abbia già parlato in passato, il contesto in cui ha riaffermato questa politica suggerisce un collegamento con gli eventi recenti e non solo perché quel giorno stava incontrando i professionisti della cultura.
Il Patriarca Kirill, che alla fine dello scorso anno aveva avvertito che "l'intero mondo russo è minacciato" dal rifiuto di alcuni migranti di assimilarsi e integrarsi nella società e che questo "minaccia la pace e l'armonia interreligiosa e interetnica", è intervenuto lo stesso giorno. Ha detto al Consiglio mondiale del popolo russo che "molti considerano la migrazione una minaccia, ma la minaccia non sta solo nella migrazione, ma nella riluttanza di alcuni migranti a rispettare la cultura del Paese in cui sono venuti a lavorare".
Dopo aver ripetuto il suo messaggio della fine dello scorso anno, ha poi aggiunto in modo importante che "Intorno a noi vivono popoli fraterni, con i quali ci siamo sempre sforzati di costruire relazioni di buon vicinato, comprendendo la difficile situazione economica che si è sviluppata in alcuni Paesi dell'ex Unione Sovietica. Che nessuno ci spaventi con il nazionalismo russo. Il nazionalismo russo non esiste in natura, lo sanno tutti". In altre parole, i migranti devono assimilarsi e integrarsi, e i russi devono accogliere quelli che lo fanno.
Gli immigrati che rifiutano di assimilarsi e integrarsi minacciano l'unità nazionale provocando una reazione negativa da parte di chi li ospita, mentre i russi che sputano discorsi di odio etno-religioso (soprattutto contro i tagiki, gli immigrati e i musulmani) minacciano la stessa cosa provocando una reazione negativa da parte dei non russi. L'unico modo per mantenere la Russia unita è che i russi non etnici e quelli etnici seguano i consigli del Presidente Putin e del Patriarca Kirill, cosa che la stragrande maggioranza già fa.
Pubblicato in su One World – Korybko Substack
Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini