L’era del Bosco Morto

03.05.2022

La divisione non può più essere nascosta.

Cos’è l’era del Bosco Morto? È lo iato tra la lenta decomposizione del corpo dell’immediato dopoguerra – il suo zeitgeist, le sue strutture politiche ed economiche – e i germogli della nuova era, appena spuntati, ma il cui stelo e le cui foglie non sono ancora visibili.

In un pezzo ampiamente condiviso, Simon Tisdall – un decano tra i commentatori dell’establishment britannico – scrive che “la terribile verità sta emergendo: Putin può vincere in Ucraina. Il risultato sarebbe una catastrofe.” E se le forze ucraine cominciassero a perdere? E se il paese fosse diviso, o vicino al collasso? Il prezzo del fallimento – il vero costo di una vittoria di Putin – potrebbe essere impressionante. È potenzialmente insostenibile per le fragili democrazie occidentali e per i paesi più poveri, afflitti da simultanee crisi post-pandemiche di sicurezza, energia, cibo, inflazione e clima. Eppure, per miope interesse personale su questioni come le importazioni di petrolio e gas russo, e per paura di una più ampia escalation, i leader occidentali evitano le scelte difficili che potrebbero garantire la sopravvivenza dell’Ucraina e aiutare a mitigare questi mali.

La settimana scorsa ha fornito uno sguardo lugubre sul futuro che ci aspetta, se Putin è in grado di continuare a fare la guerra impunemente…il Fondo Monetario Internazionale ha previsto la frammentazione economica globale, l’aumento del debito e i disordini sociali… L’impatto politico più ampio e negativo della guerra, se dovesse imperversare all’infinito, è quasi incalcolabile… l’assoggettamento totale o parziale dell’Ucraina significherebbe un disastro per l’ordine internazionale basato sulle regole… In prospettiva è una seconda guerra fredda con basi permanenti della NATO ai confini della Russia, un aumento massiccio della spesa per la difesa, un’accelerazione della corsa agli armamenti nucleari, un’incessante guerra informatica e dell’informazione, carenze energetiche endemiche, costi di vita alle stelle, e più estremismo populista di destra in stile francese, sostenuto dalla Russia.

Perché mai politici come Joe Biden in America, Olaf Scholz in Germania ed Emmanuel Macron in Francia dovrebbero tollerare un futuro così irto e pericoloso quando, prendendo una posizione più forte ora, potrebbero impedire che gran parte di esso si materializzi?

Si può percepire la disperazione crescente, eppure tutte queste fosche prospettive delineate da Tisdall non sono scolpite nella pietra. La Russia e la Cina, ben prima del conflitto ucraino, l’avevano detto chiaramente: “Questo importante punto di inflessione globale nella ‘direzione’ globale può essere gestito attraverso negoziati diplomatici; e solo se questo fallisse, diventerebbero necessarie opzioni tecnico-militari”.  In altre parole, Tisdall e la sua razza devono solo far cadere la loro negazione che l'”ordine globale” sia un “ordine per sempre”. Cioè, andare oltre il ‘legno morto’ accumulato dell’era che passa.

La ‘volontà di cambiamento’ è, tuttavia, tutt’altro che limitata agli ‘altri’.  Sì, il ‘Resto’ (gli altri G10) vedono il conflitto in Ucraina in modo molto diverso da quella corrente occidentale, così concisamente articolata nel Guardian. Ma l’ansia nascosta, alla base dell’apocalittica carica emotiva di Tisadall, non è la paura del resto, ma piuttosto la paura dei demoni interni.

L’occidentale finanziarizzato, la piramide inversa di “carta” di derivati a leva, che poggia in modo precario – con il suo fondo seduto su una piccola base di materie prime collaterali – sta tremando. Le sanzioni occidentali alla Russia hanno scatenato il genio dell’impennata dei prezzi delle materie prime, minacciando il caos collaterale alla montagna del debito. Eppure, anche altri “demoni” perseguitano l’Europa: iperinflazione incipiente; contrazione economica; disuguaglianze di ricchezza; e soprattutto la sensazione che la sua leadership sicura non sia minimamente investita nel popolo, ma piuttosto lo veda con un disprezzo appena celato.

Macron ha vinto le elezioni francesi (come previsto), ma ha dovuto ammettere che “Molti dei nostri compatrioti hanno votato per me non per sostenere le mie idee – ma per bloccare quelle dell’estrema destra” [che è come Le Pen viene stigmatizzata dal MSM]. In pratica, Macron si è assicurato solo 4 voti su 10 in Francia, e ora affronta una battaglia per mantenere la sua maggioranza in parlamento, contro gli schieramenti concorrenti nazionalisti e di sinistra che, insieme, hanno ottenuto un terzo dei voti ciascuno nel primo turno.

L’establishment europeo che era intervenuto esplicitamente a favore di Macron ha tirato un profondo sospiro di sollievo, ma i segni sono che il suo pubblico è arcigno e arrabbiato. La Francia affronta un periodo di inquietudine in vista delle lotte civili.

Tisdall, tuttavia, ignora questi demoni interni, per vedere l’Ucraina come, in definitiva, la sopravvivenza dell'”ordine internazionale basato sulle regole”. Anche il presidente Biden e i leader europei hanno ripetutamente inquadrato il conflitto in questi termini.

“Ma qui sta la disconnessione con gran parte del Sud globale”, scrive Trita Parsi: “Nelle conversazioni con diplomatici e analisti di tutta l’Africa, l’Asia, il Medio Oriente e l’America Latina, era evidente per me … che le richieste di fare sacrifici costosi tagliando i legami economici con la Russia per sostenere un ‘ordine basato sulle regole’ – hanno generato una reazione allergica. Quell’ordine non è stato basato sulle regole. Invece, ha permesso agli Stati Uniti di violare impunemente il diritto internazionale. La messaggistica dell’Occidente sull’Ucraina ha portato la sua sordità di tono a un livello completamente nuovo, ed è improbabile che conquisti il sostegno di paesi che hanno spesso sperimentato i lati peggiori dell’ordine internazionale”.

L’espressione iconica di questi sentimenti si è verificata alla riunione del G20 della scorsa settimana. I leader del G7 e i loro alleati (10 in tutto) sono usciti dal G20, immediatamente quando il rappresentante russo ha iniziato a parlare (virtualmente). Gli altri 10, tuttavia, hanno continuato con gli affari come al solito: il G20 ora diventa il G10 + G10 – l’Occidente contro il resto. La divisione non può più essere nascosta.

Castigato dalla grossolana violazione delle norme da parte di Putin, proclama Biden, le democrazie di tutto il mondo si uniranno in una riaffermazione muscolare dell’ordine internazionale liberale.

Questo, tuttavia, è un pio desiderio. Shivshankar Menon, un ex consigliere indiano per la sicurezza nazionale ha scritto in Foreign Affairs: “La guerra è senza dubbio un evento sismico che avrà profonde conseguenze per la Russia, i suoi immediati vicini e il resto dell’Europa. Ma non rimodellerà l’ordine globale né presagirà una resa dei conti ideologica delle democrazie contro la Cina e la Russia… Lungi dal consolidare il “mondo libero”, la guerra ha sottolineato la sua fondamentale incoerenza. In ogni caso, il futuro dell’ordine globale sarà deciso non dalle guerre in Europa – ma dal concorso in Asia, su cui gli eventi in Ucraina hanno un peso limitato”.

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini