La Lega: "Ultima speranza per l’Italia"
«Matteo Salvini? Ha le caratteristiche per risolvere il conflitto del futuro: tra un’Italia che sarà sovrana o sottomessa». Parola di Alexander Dugin, studioso del «grande gioco» della geopolitica ma soprattutto intellettuale tra i più vicini a Vladimir Putin. Per il professore, a Milano per un convegno organizzato dall’Associazione Lombardia-Russia (animata da Gianluca Savoini) e da L’intellettuale dissidente proprio sulla figura performante del presidente russo, è l’altro Matteo, assieme a Marine Le Pen, a rappresentare il blocco identitario che dovrà costruire un’Europa «amica» della Russia in un’ottica multipolare. Un’attestazione significativa, da parte del padre del neo-eurasiatismo, che arriva il giorno dopo il raduno di Pontida, dove il leader della Lega ha rivendicato ancora una volta la sua stima per l’azione politica di Putin.
Professor Dugin, perché nei discorsi di Putin, di Salvini e di Marine Le Pen si insiste sempre sul concetto di sovranità?
«Nel processo della mondializzazione non può esistere nessuno Stato sovrano. Tutti devono essere dipendenti dall’unico centro della decisione: così si manifesta il trionfo di ciò che chiamo imperialismo liberale sulla forma democratica. Faccio l’esempio della Russia. Se è d’accordo a seguire questa agenda imposta dagli Stati Uniti, tutto va bene, deve "distruggersi sempre di più". Quando invece la Russia non vuole andare in questo senso, come sta facendo Putin che vuole riaffermare se stessa, tutto diviene un problema».
Come sta succedendo nella crisi ucraina nei confronti della Russia?
«L’Occidente ha iniziato una crociata contro la resistenza a questa dominazione di stampo globalista che minaccia non solo la Russia ma anche tutti i Paesi ancora sovrani. Questa è la spiegazione della tensione che cresce a Est: proprio perché la Russia è abbastanza forte per affermare la propria indipendenza».
Le sanzioni alla Russia sono state un boomerang per l’economia italiana. A chi giovano?
«La stragrande maggioranza degli italiani sono a favore degli accordi con la Russia ma Matteo Renzi è limitato nelle sue possibilità a causa delle pressioni dei circoli finanziari internazionali».
Se Renzi «non corrisponde» chi potrebbe allora?
«L’unico politico che può rappresentare gli interessi reali degli italiani è Matteo Salvini, perché Berlusconi non gioca più un ruolo importante. Questa stella emergente di Salvini invece, che sostiene il nuovo polo di dialogo con la Russia, è la compensazione di questa mancanza di democrazia sostanziale incarnata da Renzi».
Cosa pensa, a proposito, del gruppo euroscettico appena nato nel Parlamento europeo?
«La coalizione degli euroscettici rappresenta l’alternativa ideologica a questa onnipotenza mondialista. Non è un fenomeno marginale, ma centrale per la politica europea».
Perché la Russia di Putin piace tanto agli identitari europei?
«Rappresenta un’alternativa culturale: all’ideologia gender, che attacca la società con la promozione dei diritti gay, a tutte queste "formule" dell’ideologia attuale. La Russia difende i valori della famiglia e dell’identità. È diventata la forza centrale di questa resistenza globale. Molta gente sta con Putin non perché siano russofili ma perché sono contro questa dominazione geopolitica americana».
Il ruolo dell’Italia in questo scacchiere?
«Non può continuare con questo sviluppo inerziale. Deve prendere una decisione esistenziale: essere o non essere. Se il governo liberale, gay friendly, continuerà con la stessa agenda come oggi, per inerzia, nel futuro immediato la catastrofe è inesorabile, l’identità italiana scomparirà. Ma la continuazione della stessa politica scatenerà la reazione popolare: e l’Italia sarà o sovrana o sottomessa. O in un contesto multipolare, sviluppando relazioni paritarie con la Russia, o con gli Stati Uniti. I politici che sapranno fare questa scelta saranno i capi dell’Italia del futuro».
Chi secondo lei?
«Tra i politici attuali Salvini è il più predisposto. Per il momento risponde alle sfide più concrete. Dovrà fare spazio alle diverse competenze, allargare lo spettro degli argomenti. Superare questa forma per puntare ancora più in alto. Del resto già Berlusconi, malgrado se stesso e non grazie a se stesso, è diventato il politico numero uno in Italia».
Antonio Rapisarda