La guerra per procura Libia e il mutamento nell’equilibrio geopolitico nel Nord Africa

25.07.2020
Il 20 luglio 2020, il parlamento egiziano ha votato [1] unilateralmente a favore del possibile uso all’estero delle forze armate del Paese. È chiaro che queste forze armate saranno utilizzate in un solo posto: la Libia.
 
All'inizio di luglio, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha promesso di inviare truppe in Libia [2] per sostenere “il ripristino della sicurezza e della stabilità”, affermando che “[qualsiasi] intervento diretto da parte dell'Egitto è diventato legittimo a livello internazionale”. Ora ha un mandato per sostenere apertamente l'Esercito Nazionale Libico di Khalifa Haftar. Alcuni ritengono che la decisione dovrebbe essere presa anche come segnale per l'Etiopia [3], dove è attualmente in costruzione una grande diga che potrebbe cambiare il livello dell'acqua del Nilo.
 
Il 10 luglio, le truppe egiziane hanno condotto un’esercitazione militare su larga scala [4] vicino al confine con la Libia, nome in codice “Hasm 2020” (Fermezza 2020), che è stata anche un messaggio per Erdoğan e un test delle capacità di combattimento dell'esercito egiziano. Le manovre includevano incursioni terrestri e operazioni costiere.
 
Il 20 luglio, al-Sisi ha incontrato i leader di varie tribù libiche in una conferenza al Cairo intitolata “Egitto e Libia: un popolo, un volto”, dove sono state discusse diverse forme di supporto militare dall'Egitto, incluso il trasferimento di armi per autodifesa verso le tribù.
 
Gli esperti occidentali temono che tale riequilibrio complicherà in modo significativo la sicurezza nel Mediterraneo orientale. Va sottolineato, tuttavia, che il regime di sicurezza stabile è stato distrutto dallo stesso Occidente nel 2011 e la situazione attuale è tutt'altro che stabile. La Turchia sostiene apertamente il cosiddetto Governo di Accordo Nazionale (GNA) della Libia attraverso la fornitura di aiuti militari. Tuttavia, non tutti in Occidente sono contenti dell'opportunismo di Recep Erdoğan. Il 6 luglio, 69 membri del Parlamento europeo hanno scritto un appello congiunto [5] chiedendo l'imposizione di sanzioni economiche alla Turchia e ad Erdoğan personalmente. Oltre alla Libia, è stata menzionata l'aggressione della Turchia nel Kurdistan iracheno, nel nord della Siria e la repressione dell'opposizione democratica. Un avversario attivo delle azioni della Turchia è la Francia, rappresentata dal presidente Macron. La Francia ha inoltre avviato l'operazione Sea Guardian al largo delle coste della Libia con il pretesto di combattere la pirateria e il terrorismo. Un incidente [6] si è verificato poco dopo l'inizio dell'operazione in cui una nave francese sospettava che una nave mercantile battente bandiera tanzaniana trasportasse armi illegalmente e l'aveva fermata per un’ispezione. La nave era accompagnata da fregate turche, che effettuavano diverse volte agganci con il loro radar di mira sulla nave francese, minacciando essenzialmente un attacco missilistico. L'incidente è stato documentato e riferito alla NATO. Una volta aggiunto allo scandalo che circonda il cambiamento nello stato di museo di Santa Sofia (i leader spirituali dell'Egitto hanno condannato la decisione del governo turco) e il supporto retorico di Erdoğan all'Azerbaigian nel suo conflitto con l'Armenia (ci sono voci secondo cui gruppi di militanti filo-turchi che in precedenza avevano combattuto in Siria e Libia sono già stati dispiegati in Azerbaigian), la situazione sembra essere estremamente tesa. Non solo per la Turchia, ma anche per la NATO, poiché le possibili operazioni militari dell'Egitto e la potenziale chiamata all'azione di Erdoğan saranno percepite e valutate diversamente dall'alleanza.
 
Si ritiene generalmente negli Stati Uniti [7] che la Turchia soddisfi solo uno dei criteri della NATO: ha un'economia di mercato. Sotto tutti gli altri aspetti, la Turchia non soddisfa i requisiti della NATO. Tuttavia, l'alleanza non ha ancora sviluppato un meccanismo per escludere i suoi membri negligenti. Pertanto, qualsiasi scontro con la Turchia potrebbe essere lungo ed estenuante per tutti i membri della NATO, portando a nuove tensioni e divergenze di opinione.
 
Un conflitto diretto tra Egitto e Turchia in Libia [8] sarebbe una questione particolare per l'Occidente e, più specificamente, per gli Stati Uniti. Dato che sia la Turchia che l'Egitto sono ufficialmente alleati dell'America, ciò creerebbe un dilemma difficile per Washington, che recentemente ha sofferto della mancanza di adeguate soluzioni di politica estera.
 
Per quanto riguarda i vicini della Libia, la Tunisia sta mostrando i primi segni di una crisi politica, in cui le tensioni sono in aumento [9] tra il partito islamista Ennahda e l'opposizione. Ennahda ha 52 seggi in parlamento (su un totale di 217) e rappresenta la più grande forza politica. Il 14 luglio 2020, Ennahda ha dichiarato che avrebbe cercato un voto di sfiducia nei confronti del primo ministro del Paese, Elyes Al-Fakhfakh. Il giorno prima, Al-Fakhfakh aveva dichiarato la sua intenzione di rimpasto di governo, cosa che non avrebbe servito agli interessi di Ennahda. Vale la pena notare che Ennahda è ideologicamente vicina alla Fratellanza Musulmana, quindi appoggia il GNA della Libia, che è attualmente in guerra con Khalifa Haftar ed è un alleato naturale della Turchia. Ufficialmente, la Tunisia adotta una posizione di neutralità nei confronti della Libia, ma l'escalation in Libia e un po’ di assistenza esterna per Ennahda potrebbero portare ad una nuova ondata di violenza nel Paese.
 
L'Algeria sostiene anche il GNA e il presidente algerino hanno espresso la propria opinione contro [10] un possibile trasferimento di armi alle tribù libiche. Il governo algerino non sostiene direttamente nessuno e insiste sulla necessità di risoluzioni delle Nazioni Unite. Tuttavia, le truppe algerine sono state schierate al confine con la Libia e il ministero della difesa del Paese ha dichiarato che un intervento egiziano in Libia sarà considerato un attacco all'Algeria.
 
Infine, va ricordato che, oltre all'Egitto, Haftar ha il sostegno della Russia e degli Emirati Arabi Uniti. Mosca nega qualsiasi coinvolgimento delle truppe russe negli scontri militari in Libia. C'è un chiaro sostegno politico, ma ci sono anche differenze di opinione. Nell'aprile 2020, ad esempio, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha annunciato [11] che la Russia non ha appoggiato la dichiarazione di Haftar relativa al trasferimento di potere al suo esercito.
 
Il coinvolgimento degli Emirati Arabi Uniti è particolarmente fastidioso per la Turchia, poiché la “Svizzera araba” è stata importante per la Turchia per lo svolgimento di transazioni finanziarie. Ma la linea rossa per quanto riguarda il sostegno ai Fratelli Musulmani (sebbene il movimento non sia omogeneo - al suo interno esistono numerose fazioni, alcune delle quali hanno parlato sia della partecipazione attiva alla politica egiziana dall'inizio della Primavera araba sia dell'uso della violenza) divenne il motivo principale per sostenere parti diverse in Libia. L'assistenza fornita dagli Emirati Arabi Uniti è stata principalmente sotto forma di denaro. Sebbene il supporto sia stato ridotto a seguito della recente sconfitta di Haftar da parte delle truppe turche e delle forze del GNA. Gli Emirati Arabi Uniti credono che ciò sia avvenuto solo a causa della prudenza di Haftar, poiché le azioni militari dovevano essere coordinate con i donatori.
 
Oltre alla NATO, le faide attuali potrebbero influenzare sia il lavoro dell'Organizzazione per la Cooperazione Islamica, che comprende tutti questi Paesi, sia la Lega Araba, il cui quartier generale si trova al Cairo.
 
Infine, si dovrebbe anche menzionare il fattore storico della memoria. Per molti secoli, l'Impero ottomano controllò questi Paesi e lo fece con scarso riguardo per le tradizioni e le usanze locali. C'è una certa ostilità nei Paesi di lingua araba del Medio Oriente e del Nord Africa riguardo alle ambizioni della Turchia come leader regionale. La versione turca dell'Islam è considerata con sospetto latente, per lo meno se non apertamente antipatia. Il risveglio nazionale dei loro Paesi e popoli è anche direttamente collegato alla loro liberazione dall'oppressione degli imperi europei e dal dominio turco.
 
Pertanto, sebbene non vi siano ancora abbastanza cambiamenti visibili in atto e lo scontro che circonda la Libia è stato riportato ad un conflitto sulle risorse energetiche e sull'influenza politica, si dovrebbe prestare maggiore attenzione alle conseguenze, considerando le potenti correnti nella geopolitica della regione. È giunto il momento per quegli attori coinvolti attivamente nella politica mondiale di sviluppare scenari aggiuntivi e utilizzare gli strumenti e i mezzi disponibili per creare adeguate capacità operative nella regione.
 
 
 
 
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Articolo originale di Leonid Savin:
Traduzione di Costantino Ceoldo