Il sabotaggio del Nord Stream 2

30.09.2022

Il 26 settembre, è stata segnalata una fuga di gas dai gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2. L’operatore del gasdotto ha riferito che l’incidente di caduta di pressione del Nord Stream 2 si è verificato nella zona economica esclusiva danese a sud-est di Bornholm. I gasdotti offshore Nord Stream e Nord Stream 2 hanno una capacità combinata di 110 miliardi di metri cubi. Al momento dell’emergenza non veniva pompato gas, ma all’interno c’era gas di processo che aveva raggiunto la superficie del mare.

Il Ministero della Difesa danese ha dichiarato che la fregata Absalon e la nave ambientale Gunnar Thorson sono state inviate sul luogo della perdita sui gasdotti Nord Stream e Nord Stream 2 nel Mar Baltico per valutare le circostanze.

Il primo ministro danese ha poi affermato che le perdite di Nord Stream sono considerate il risultato di un’azione deliberata. Il quotidiano Berlingske, citando l’Autorità danese per l’energia, ha inoltre riferito che le perdite dal Nord Stream potrebbero essere il risultato di un’azione deliberata, poiché “non c’è una piccola crepa, ma un buco davvero grande”.

La polizia svedese, da parte sua, ha dichiarato di aver avviato un’indagine preliminare su un possibile sabotaggio legato alla fuga di gas del Nord Stream 1 nel Mar Baltico. “Abbiamo redatto un rapporto e classificato il crimine come un grave sabotaggio”, ha dichiarato un portavoce della polizia nazionale.

I sismologi svedesi, da parte loro, hanno dichiarato che sono state rilevate diverse esplosioni e che la seconda esplosione a Nord Stream è stata di potenza equivalente a più di 100 kg di dinamite. È stato chiaramente un sabotaggio deliberato.

I danni ai tre gasdotti offshore del sistema Nord Stream sono risultati senza precedenti. Al momento non è possibile stimare quanto tempo sarà necessario per ripristinare l’infrastruttura del gas di Nord Stream.

Possibili responsabili

Il quotidiano Spiegel, citando alcune fonti, ha scritto che le autorità statunitensi diverse settimane fa hanno avvertito la Germania di possibili attacchi ai gasdotti negli Stati baltici.

Il 7 febbraio, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dichiarato apertamente: “Se la Russia invade, voglio dire, se i suoi carri armati e le sue truppe attraversano il confine ucraino, ancora una volta, non ci sarà più Nord Stream 2, vi porremo fine… Noi… vi prometto che possiamo farcela. L’ex ministro degli Esteri polacco Radek Sikorski (che ha studiato nel Regno Unito ed è stato a lungo cittadino di questo Paese, ricoprendo anche la carica di ministro) in un suo tweet ha ringraziato gli Stati Uniti per aver sabotato il Nord Stream.

La pubblicazione neoconservatrice statunitense ha descritto la situazione con particolare cinismo, lasciando intendere che la Germania ne soffrirà. E con il tentativo di indicare che è nell’interesse della Russia. “Tre perdite in due giorni? Wow, che peccato! Sembra che il gasdotto stia cadendo a pezzi e semplicemente non sarà un modo affidabile per portare il gas naturale dalla Russia alla Germania. Ritengo che le speranze che Germania e Russia mettano da parte le loro divergenze sull’invasione dell’Ucraina e ripristinino la dipendenza a lungo termine della Germania dall’energia russa non si concretizzeranno nel prossimo futuro. Solo una terribile fortuna per Vladimir Putin e il Cremlino, che evidentemente pensavano che un inverno freddo con forniture energetiche limitate avrebbe costretto la Germania e altri Paesi europei a tornare al tavolo dei negoziati. Quasi chiunque avrebbe potuto bloccare il gasdotto, ma chiunque fosse, voleva assicurarsi che i gasdotti Nord Stream non sarebbero stati utilizzati per molto tempo”.

Tentativi simili di incolpare la Russia sono seguiti da parte di diversi politici europei e americani. Ma poiché il transito del gas verso la Germania passa ora attraverso l’Ucraina, non si tratta di bloccare del tutto il gas, ma di escludere il funzionamento dei corridoi di trasporto del gas esclusivamente attraverso il Mar Baltico. Ne beneficiano non solo l’Ucraina, ma anche la Polonia, gli Stati baltici e, direttamente, gli Stati Uniti. La tempistica del sabotaggio è tale che gli investimenti nel gasdotto da parte dei Paesi europei e l’interesse per il gas russo non sono più una priorità. Anche se i prezzi del gas sono tornati a salire dopo l’incidente.

Oltre alle dichiarazioni, ci sono altre prove che indicano il coinvolgimento degli Stati Uniti nell’incidente. È stato registrato che elicotteri e aerei militari statunitensi hanno ripetutamente volato lungo il percorso del Nord Stream. Queste manovre si sono svolte nella prima metà di settembre. Si sa che sono stati coinvolti elicotteri Sikorsky MH-60S che hanno utilizzato il nominativo FFAB123.

BALTOPS-22, un’esercitazione condotta dagli Stati Uniti, si è svolta in estate nella zona dell’isola di Bronholm, vicino al luogo del sabotaggio. È stato riferito che “la Marina statunitense continua a utilizzare l’esercitazione come un’opportunità per testare nuove tecnologie… A sostegno di BALTOPS, la 6a Flotta della Marina statunitense, in collaborazione con i centri di ricerca e di guerra della Marina, ha dispiegato nel Mar Baltico i più recenti progressi nel campo dei droni subacquei senza equipaggio per il rilevamento delle mine, per dimostrarne l’efficacia in scenari operativi. L’esperimento è stato condotto al largo di Bornholm, in Danimarca, con i partecipanti del Pacific Information Warfare Center della Marina, del Newport Underwater Warfare Center della Marina e del Mine Warfare Readiness and Performance Measurement Center, guidati dalla Task Force 68 della 6a Flotta della Marina statunitense”.

Il 22 settembre, un distaccamento di navi della Marina statunitense, guidato dalla nave d’assalto anfibio multiuso Kearsarge, è partito dal Mar Baltico alla volta del Mare del Nord. Presumibilmente, i sommergibilisti statunitensi avrebbero potuto piazzare mine sotto tutti e tre i rami dell’oleodotto e poi far esplodere gli ordigni (a distanza o utilizzando la modalità ritardata).

Washington sta chiaramente provocando un’escalation. È difficile prevedere quale sarà la prossima mossa: dirottare una nave da trasporto o saccheggiare le proprietà russe all’estero. Ovviamente, è necessario essere preparati a qualsiasi provocazione e dare una risposta immediata e dura.

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini