Il reato di usura? Attenzione alle banche!

08.11.2016
Le anomalie bancarie sono sempre più diffuse ed onerose per i consumatori, mentre in Italia si restringe il perimetro delle tutele e cresce la confusione. Facciamo il punto

Esiste un problema usura in Italia e purtroppo non si tratta solo di quella legata alla malavita.

Esiste una legge specifica (legge 108/96) e specifici riferimenti al codice penale che definiscono cosa rientri in questa materia. Dunque la definizione dovrebbe essere pacifica: se una banca non rispetta la legge, deve essere sanzionata da codice di procedura civile e/o penale.

La domanda a questo punto nasce spontanea: perchè se in Italia la norma esiste, abbiamo oggi un problema definito di “anomalie bancarie”?

Una semplice iscrizione a Google Alert permette un facile esperimento empirico: inserendo la chiave di ricerca “usura bancaria” emerge almeno un risultato di cronaca quotidiano. La dimensione è rilevante. Con l’aumentare del fenomeno, si è arrivati all’imbuto dei tribunali: esistono sentenze non chiare e differenti per ogni foro.

La legge è unica ma così non sembra.

L’usura diviene civile e penale (panzana perchè il concetto di usura è unico ed è sempre penale se rilevato), assume rilevanza in una o più circolari di Banca d’Italia (che non può legiferare), si delega a CTU la responsabilità della decisione finale in pieno atteggiamento pilatesco. Non sono forse i tribunali i luoghi in cui viene sancita l’uguaglianza della legge per tutti ?

E’ necessaria a questo punto qualche considerazione:
• i tassi soglia delle banche sono sempre più alti. In alcuni trimestri del 2013 siamo oltre il 16% con evidente politica di salvaguardia degli Istituti Bancari.
• l’usura è un concetto unico. Può cambiare la tipologia di approccio da parte del legale, ma non esiste differenza alcuna (che non sia teorizzata da studiosi della materia, ma non comprovata dalla legge) tra usura civile e penale. Stop dunque a moltiplicazione di numeri e sanzioni sulla carta, al solo scopo di chiudere qualche contratto in più per la stima delle anomalie sui contratti;
• le ultime sentenze non sono pro-consumatore, ma piuttosto pro-banca. L’usura è soltanto uno degli aspetti su cui può essere analizzato un contratto bancario e, stante il comportamento dei tribunali, sicuramente il più rischioso per il cliente;
• Enti , Associazioni, Istituzioni che oggi sono così attenti a promuovere i servizi di ciarlatani o aspiranti stregoni, dovrebbero svolgere il proprio ruolo e dunque lavorare alla diffusione della cultura finanziaria e non certo promuovere in maniera occulta i servizi di privati.

Attenzione signori sfatiamo un altro teatrino: i CTU non sono persone che hanno sostenuto esami nella materia specifica, non hanno competenze certificate o certificabili, ma sono professionisti iscritti ad Ordini Professionali o Collegi, quelle stesse realtà ad essere per prime alleate con banche e finanzieri. Non c’è nessuna commissione che definisca se un CTU è padrone o meno realmente della materia. Vengono premiate le caste a discapito di chi mette la propria vita professionale nelle mani di chi non sempre dimostra di conoscere la legge e sempre più spesso fa riferimento a normative extra legge (es. Banca d’Italia) che non hanno alcun riferimento nel codice di procedura civile o penale.

Tutto finisce per essere contro i consumatori/imprenditori: consulenti imbonitori, tribunali non unanimi nelle pronunce (e dunque fautori di possibili scappatoie per le banche), assenza totale di cultura finanziaria nel mondo dell’imprenditoria. La politica non è latente in tal senso: assistiamo ad un silenzio assenso su una serie di bug a totale favore dei poteri finanziari forti. Tantissime responsabilità civilmente sono prescritte ed il fenomeno ha pochi anni di orizzonte temporale.

Soltanto un serio intervento legislativo può invertire un trend che non sembra dare opportunità reali di giustizia ai consumatori gabbati. Tutto ciò a cui assistiamo oggi è molto lontano dall’uguaglianza della legge per tutti. Si avverte un vuoto da parte dello Stato ed è forse questa la beffa più grande per i consumatori.